Molte e piuttosto interessanti sono le recensioni raccolte nella sezione Aufführungen, lo spazio della rivista
berlinese in cui si parla dei principali spettacoli di recente produzione nei
paesi di lingua tedesca. Si inizia con due allestimenti del brechtiano Baal. Il primo è curato da Frank Castorf
per il Residenz Theater di Berlino e si caratterizza per le suggestive
contaminazioni dal film Apocalypse Now.
Linterpretazione spetta a Aurel Manthei, Franz Pätzold, Bibiana Beglau e Andrea Wenzl. La seconda proposta di Stefan Pucher al Deutsches Theater
diventa una metaforica riflessione sulla condizione dellarte contemporanea.
Tra gli attori si sono distinti Tabea Bettin, Anita Vulesica e Christoph Franken nella parte del titolo.
Richiami ai trascorsi socialisti della Germania dellEst emergono da Der geteilte Himmel di Christian Wolf in
scena alla Schaubühne della capitale per la regia di Armin Petras
con Julie Böwe protagonista e da Zement di Heiner Müller che approfondisce i
legami ideologici con lUnione Sovietica. Dämon da Dostojevskij, produzione dello
Sxhauspiel di Francoforte affidata alle competenze di Sebastian Hartmann, presenta una lettura
scenica in chiave cupa e visionaria. Tra gli interpreti si sono distinti Isaak Deutler, Manuel Harder, Franziska Junge, Heidi Ecks.
Il programma dello Schauspielhaus di Amburgo prevede la messinscena del čechoviano
Onkel Wanja ad opera di Karin Beier
che approfondisce gli aspetti psicologici del testo e in modo particolare la
patina isterica imbevuta di narcisismo come correttamente hanno espresso Lina Beckmann, Charly Hübner, Paul Herwig.
Lungherese Victor Bodò sprigiona tutta la sua creatività con Ich, das Ungeziefer liberamente ispirato
alla Metamorfosi di Kafka e recitato con
toni didascalici da Andrea Grötzinger, Samuel Weiss, Gala Winter, Ute Hanning. Il Nationaltheater di
Weimar iscrive nel cartellone il nome di Friedrich Schiller, prima con la messinscena
di Die Räuber (I masnadieri) di Giuseppe Verdi secondo lideazione in chiave moderna e dalle
soluzioni radicali di Volker Lösch con Jaesig Lee protagonista, poi con il
dramma Wallenstein per la regia di Hasko Weber e Dominique Horwitz nel ruolo del titolo che
sollecita pensieri sulla violenza delle dittature.
Al centro delle produzioni viste allo Schauspielhaus di Zurigo è posta la
drammaturgia del Novecento a partire da Yvonne, Die Burgunderprinzessin, tragicomemdia
di Witold Gombrowicz trasferita sulla scena da Barbara Frey
con un taglio molto psicologico che ha impreziosito la prova di Gottfried Breitfuss
affiancato da Rainer Bock. Ci si addentra nel mondo borghese con Die diskete Charme der Bourgeoisìe che Stefan Nübling
ricava dallomonimo film di Luis Buñuel e lo consegna a qualificati attori quali Lukas Holzhausen, Hilke Altefrohne, Christian
Baumbach, Johannes Sima. Linquietante
Roberto Zucco di Jean Marie Coltès compete alla regia di Karin Henkel che assegna i ruoli principali a Jirka Zett e Alexander Maria
Schmidt.
È dedicata ai fenomeni migratori, cui si
incrociano aspre critiche al capitalismo, Gaunerstück,
novità di Dea Loher per la regia di Alize Zandwijk che impegna Hans Löw, Judith Hofmann, Miguel De
Jong e Fania Sorel in uno
spettacolo movimentato e ricco di momenti di danza, come visto sul palcoscenico
del Deutsches Theater di Berlino. È ambientato in una fabbrica darmi della
Prima Guerra Mondiale il dramma Johnny
Breitwieser di Thomas Artzt e
presentato in prima assoluta allo Schauspielhaus di Vienna.
Da Wir
Zöpfe di Marianna Salzmann, in
scena al Gorki Theater di Berlino, emergono riflessioni sul rapporto tra
neonazismo e la realtà contemporanea dei flussi migratori. Provocatoria e
artisticamente pregevole è la regia di Léa
Dietrich, abile nel muovere il protagonista Dimitrij Schaad. Infine Wunsch
und Wunder di Felicia Zeller
(produzione dello Staatstheater di Saarbrücken) si apre alluniverso dei
bambini in un gioco di incontro-scontro con il mondo degli adulti. Il testo è
pubblicato nella sezione Das Stück di
questo numero. Alla pregevole regia di Marcus Lobbe ha corrisposto il
contributo di Roman
Konieczny, Nina
Schopka, Andreas
Anke, Gertrud
Kohl e Gabriela
Krestan.
Nelle pagine dedicate al Musiktheater
si parla di Michael Thalheimer impegnato nellallestimento di Freischütz di Carl Maria von Weber allo Staatsoper di Berlino. Il regista sceglie
unambientazione cupa e contemporanea che si adatta alle doti espressive di Pater Moltzen e Dorothea Röschmann. Risulta convincente la
rappresentazione berlinese del mozartiano Don
Giovanni al quale Herbert Fritsch restituisce comicità e leggerezza anche grazie alla
bravura degli interpreti a partire da Günther Papendell nella parte del titolo. Pelléas und Mélisande da Maurice Maeterlinck (produzione Volksbühne di
Berlino) si caratterizza per linnesto di musiche di Debussy volute dal regista e
musicista David
Marton che si avvale della collaborazione artistica di interpreti qualificati
come Hendrik
Arnst, Lilith
Stangenberg e Jan
Czaikowski.
In Akteure
si legge uninteressante intervista a Johan Simons,
nuovo direttore artistico del festival Ruhrtriennale, dalla quale emergono
finalità e contenuti delle varie programmazioni a carattere interdisciplinare. Nikolaus Müller-Schöll approfondisce nelle
pagine occupate da Theorie i
movimenti del corpo nelle performances
di Antonia
Baehr e particolarmente nello spettacolo Abecedarium
Bestiarium.
di Massimo Bertoldi
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