Entertainment è il termine con cui, generalmente, viene
indicato «lintrattenimento nei suoi spettacoli, riti, mode culturali, anche
nella sua dimensione industriale e produttiva. Tutte cose che non godono di una
buona reputazione» (p. 7).
Parte da questa definizione lultimo curioso
libro di Enrico Menduni. Sono i media
audiovisivi, in particolare, a fornire gli «strumenti narrativi e diegetici per
circondare eventi, oggetti, persone, gruppi o formazioni politiche di narrazioni,
auto-narrazioni, contro-narrazioni» (p. 11). Allinizio
del nuovo millennio, alcuni media hanno scelto lentertainment nel
tentativo da un lato di avvicinare nuovi consumatori, dallaltro di entrare in
contatto con i media contigui (attraverso eventi, presentazioni, gossip, polemiche letterarie, scandali
artefatti). Altri media, al contrario, hanno cercato di individuare nuove
nicchie di utenti, opponendosi al canone dominante.
Scopo di questo volume non è tanto quello di
studiare le modalità di organizzazione del tempo libero e i loro mutamenti nel
corso del tempo, quanto quello di capire in che misura lentertainment abbia plasmato le strutture sociali di riferimento.
Il percorso proposto, quindi, si muove liberamente nella storia
dellumanità, senza paura di semplificazioni o anacronismi. Si passa, senza
soluzione di continuità, dallAmerica precolombiana alla Firenze medicea, dalle
Olimpiadi alla Francia post-rivoluzionaria.
Ed è proprio al termine del secolo dei Lumi che
si assiste, secondo lautore, a una svolta radicale. LOttocento, infatti, ha
introdotto nel mercato dei consumi due rilevanti novità: la riproducibilità
tecnica e la forte industrializzazione. Entrambi i fattori hanno portato,
oltreché alla nascita delle metropoli, alla creazione di nuovi modelli di
consumo: la fotografia, la pubblicità, la diffusione di immagini private, il
turismo, la simultaneità, la stampa, i luoghi del commercio, levoluzione e
standardizzazione dei trasporti, la nascita di tournées organizzate,
etc. Questi e altri fattori hanno aperto la strada a quello che viene definito
il reale secolo dellentertainment, il Novecento, con le televisioni, le autostrade, la radio e,
soprattutto, il cinema.
Lentertainment cinematografico «diffonde
stili di vita e modelli di consumo, legittimando piacevolmente il desiderio di
migliorare la propria condizione, insegnando nuove regole della convivenza
sociale e spiegando come consumare beni prima riservati alle élite» (p. 49). Il consumo
e laccumulo di prodotti divengono azioni che confermano la relativa
praticabilità dei propri desideri e delle proprie aspirazioni, e il ruolo delle
immagini tende a cambiare di conseguenza. Sempre più crude ed esplicite, esse
vengono investite di «unautorizzazione sociale implicita a frugare
nellintimità» (p. 102). Limmagine tecnicamente riprodotta, nel secolo dellentertainment,
«si vede attribuita una funzione testimoniale, emotiva, affettiva molto larga,
che si applica sia alle notizie e ai commenti che allo spettacolo di finzione» (p. 102).
Internet, in questo senso,
rappresenta la naturale evoluzione di tali dinamiche, unendo in modo
accessibile la comunicazione in pubblico (i siti web) e la comunicazione
privata (la posta elettronica). Se già il Novecento aveva registrato un
prepotente ingresso dei mass media nella dimensione domestica, la
comunicazione nella società contemporanea avviene allinsegna del
«pendolarismo» e di un «intreccio continuo tra sfera pubblica e sfera privata» (pp.
110-111). È soprattutto la diffusione dei social network – in quello che
Menduni chiama web 2.5 – ad aver contaminato tutti i settori classici
dellentertainment, comprese la
politica e la religione. Grazie a tali piattaforme, «loperazione di
rivestimento emotivo ed esperienziale di ogni artefatto postmoderno, e la sua
immersione nellintrattenimento e nel gioco, raggiungono livelli finora mai
toccati» (p. 127).
Il volume presenta, tuttavia, una contraddizione
di fondo. Da un lato Menduni opera una distinzione tra “cultura alta” e
“cultura bassa”; dallaltro tenta di negarla. A più riprese lautore
sottolinea la sua distanza dal proprio oggetto di studio, e in questo approccio
rigorosamente sovrastrutturale trova poco spazio lanalisi dellaudience,
spesso liquidata come una massa passiva e inerte, sempre oggetto dei mutamenti in atto e mai soggetto di tali mutamenti. Nellottica giudicante e verticistica
del volume, i desideri dei consumatori non sono mai formulati consapevolmente
dagli stessi, ma sempre eterodiretti, come una materia informe da plasmare a
piacimento. Questo distacco inquina lanalisi, pur lucida, di Menduni, la cui
posizione è daltronde esplicitata da lui stesso, quando afferma che «la
critica delle forme deteriori deve accompagnare, e non precedere, la conoscenza» (p.
23).
Lidea di sviluppare un saggio a partire da un
concetto vago come quello di entertainment è seducente e coraggiosa.
Azzeccata, in tal senso, la scelta della copertina, che riprendendo limmagine
della slot machine rimanda alla logica “combinatoria” del libro, che procede
per associazioni e sintesi di elementi spesso molto distanti nel tempo e nello
spazio. Il rischio di dispersione, tuttavia, non sempre viene scongiurato, e
spesso lentertainment diventa mero pretesto per spaziare tra i consumi
della società contemporanea: film, tv, centri commerciali, social network,
parchi tematici, villaggi turistici, aerei, casinò, autogrill, capi di
abbigliamento, etc.
Brillante è la riflessione sui videogiochi, che
in quanto «mimesi di comportamenti sociali e di coinvolgimenti personali» (p. 19) diventano i primi destinatari del
transito di emozioni di cui la società post-industriale ha bisogno, mettendo in
discussione «i confini e
laccettabilità sociale di pratiche altrimenti
discusse» (p. 20). Da segnalare, inoltre, lanalisi dei mutamenti
dellentertainment in reazione alla crisi economica attuale, la quale,
sovrapponendosi al processo di frammentazione della massa, già in atto da
qualche decennio, ha portato alla messa in discussione del concetto stesso di
tempo libero.
È in ambiti come questi che lesplorazione del
concetto di entertainment trova un senso, e che lanalisi delle forme
dello spettacolo di un determinato contesto socio-politico diventa cartina di
tornasole delle strutture organizzative e delle spinte riformatrici che animano
e caratterizzano tale contesto.
di Raffaele Pavoni
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