Un
Farinelli informale, con tricorno e marsina cremisi, sguardo liquido, e una
colomba tra le mani, spunta sulla bella copertina dellultimo volume di studi
dedicati al celebre sopranista, editore LIM. Il bel ritratto di Jacopo Amigoni,
appartenuto a Thomas Osborne e passato di recente per Sothebys, è il suggestivo
viatico che introduce alla lettura degli atti del convegno organizzato dal
Centro Studi Farinelli nel 2012, a cura di Luigi
Verdi. Aperta da un Preludio dello
specialista Patrick Barbier, questa
pubblicazione segna la terza tappa editoriale di un ciclo di convegni promossi
dal Centro a partire dal 1998, già confluiti ne Il fantasma del Farinelli. Centro Studi Farinelli (1998-2003) (LIM,
2005) e in Il Farinelli e gli evirati
cantori (LIM 2007).
Il
primo contributo, a firma di Piero Mioli,
fa il punto sulla cosiddetta “scuola bolognese”, fucina di formazione di canto
fondata agli inizi del Settecento nella città felsinea da Francesco Antonio
Pistocchi, poi proseguita dallallievo Antonio Maria Bernacchi, da Pier
Francesco Tosi e, infine, da Giovanni Battista Mancini.
Francesca Boris ripercorre,
attraverso i grandi ritratti di Farinelli,
le principali tappe della vita e della carriera del cantante, dal debutto a
Napoli ai successi veneziani e londinesi, dallesilio dorato presso la corte
spagnola del malinconico Ferdinando VI al ritiro definitivo nella “sua”
Bologna. Se la parte più innovativa è contenuta nel paragrafo conclusivo, dove
si investigano le ingarbugliate vicende testamentarie e collezionistiche di
alcune celebri tele di Amigoni e
Giaquinto appartenute al grande sopranista, è forte il debito con altri studi precedenti
sulliconografia farinelliana, della stessa Boris o di altri specialisti,
nonché con ledizione critica del carteggio Farinelli-Pepoli (La solitudine amica, Sellerio 2000).
Le
ricerche condotte da Rosaria Grego
Grassilli e Vincenzo Lucchese Salati
allArchivio Arcivescovile di Bologna hanno accertato lesistenza di una
residenza bolognese finora ignorata del cantante, quella nellattuale via Santa
Margherita, documentata dagli stati delle
anime delle soppresse parrocchie di Santa Maria Labarum Coeli e di San Michele Arcangelo del
Ponticello (anni 1762-1764 e 1772-1778).
Marco Beghelli ipotizza, sulla
base di testimonianze letterarie e partiture musicali, due registri timbrici
contrastanti nelle voci dei castrati: «femminile in ambito medio-acuto e
virileggiante in zona grave» (p. 69), con rilevanti inflessioni baritonali.
Sulla doppia natura dei castrati – maschile e femminile – si sofferma Valentina Anzani, nel solco di una cospicua letteratura dedicata alla seduttività androgina di quelle
“sacrificate” creature. Lautrice, che rielabora qui la sua tesi triennale sul
castrato Felice Salimbeni (Bologna,
a.a. 2011-2012), collega alcuni passaggi della Histoire de ma vie del pettegolo Casanova con la vita e la carriera
di Salimbeni (di cui propone, in appendice, una cronologia delle recite).
Nicola Lombardo affronta dal
punto di vista anatomo-fisiologico la dibattuta questione della voce dei
castrati (ma la bibliografia citata è lacunosa). Come noto, i castrati avevano
voci sottili e potenti, essendo dotati di corde vocali brevi, tipiche dei
bambini (effetto dellorchiectomia bilaterale), e di casse toraciche adulte,
amplificate dai quotidiani esercizi di training
performativo.
Il
contributo più atteso arriva da una troupe
di medici ed esperti, capitanati da Maria
Giovanna Belcastro e Gino Fornaciari,
i quali pubblicano in versione definitiva i risultati (anticipati in varie
sedi) dello studio antropologico e paleopatologico condotto in laboratorio sui
resti scheletrici di Farinelli, esumati il 12 luglio 2006 dal cimitero della
Certosa di Bologna. Il profilo biologico e la osteobiografia che ne emergono,
corredati da un ampio supporto fotografico, confermano sul Broschi talune
anomalie anatomiche dovute alla castrazione, avallate dalle fonti letterarie e dai
ritratti (in particolare, dalle caricature di Anton Maria Zanetti, Marco Ricci,
Pier Leone Ghezzi, “crudeli” evidenziatori delle sue sproporzioni fisiche).
Thomas McGeary punta la lente
sullultimo ventennio della vita di Farinelli, quello del ritiro bolognese, poco
noto a causa della postuma dispersione dei carteggi e degli oggetti darte
posseduti dal cantante. Lanimato mondo dei tanti che visitarono la sua villa
in quel giro di anni, o di quanti si mantennero in contatto con lui per via
epistolare, è ricostruito attraverso un dossier
di testimonianze dirette opportunamente selezionate, a stampa o manoscritte,
alcune delle quali inedite.
In Appendice, Luigi Verdi presenta,
in qualità di presidente, il Centro Studi Farinelli di Bologna, fondato nel
1998, ricapitolandone le più importanti iniziative atte a valorizzare la
personalità del celebre castrato e il contesto culturale e artistico in cui
visse. Carlo Vitali ricostruisce le
rocambolesche vicende collezionistiche di una inedita lettera di Farinelli a
Lord Charles Cadognan (del 9 maggio 1738), intavolando una riflessione «sul
ruolo culturalmente ambiguo del collezionismo di autografi» (p. 204). Infine, Gabriella Cibei propone una mappatura
dei documenti relativi ai discendenti della nipote di Farinelli, Maria Carlotta
Pisani, frutto di unindagine condotta presso lArchivio di Stato di Firenze.
di Gianluca Stefani
|
 |