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Premio “Ricciotto Canudo” ad Attilio Maggiulli, regista e fondatore del teatro della Comédie Italienne di Parigi Premi
                                 

Il Festival della Valle d’Itria, in corso in questi giorni a Martina Franca, non è solo impegnato nella realizzazione di spettacoli e concerti di alta qualità, ma anche nella valorizzazione consapevole di esperienze artistiche di rilievo, spesso poco note in loco o in Italia ma che all’estero hanno invece prodotto, e tutt’ora realizzano, allestimenti e spettacoli innovativi.

 

La direzione del Festival, nella persona del presidente Francesco Punzi, fra le manifestazioni collaterali ha deciso di rendere omaggio al grande regista e attore Attilio Maggiulli, sostenendo l’iniziativa della locale Fondazione Nuove Proposte di assegnargli il premio “Ricciotto Canudo”, per aver fondato (e gestito da quasi quaranta anni) la Comédie Italienne di Parigi, unico teatro stabile dedicato esclusivamente ad autori italiani in Francia, proposti in lingua francese.

 

Maggiulli è uno dei principali protagonisti del successo del teatro italiano nel mondo. Iniziò con Giorgio Strehler a Milano ma presto si recò oltralpe, ove fu allievo di Jacques Lecocq e dove fondò nel 1974, nel quartiere parigino di Montparnasse (ai “mitici” numeri 17-19 di rue de la Gaitè), la Comédie Italienne, raccogliendo il sostegno e l’amicizia del gotha del teatro e dell’intellighenzia internazionali: da Samuel Beckett a Eugene Ionesco, da Peter Brook a Italo Calvino, per continuare con Dario Fo, Jean-Louis Barrault, Giovanni Arpino, Guido Ceronetti, Renzo Piano, Leonardo Sciascia, Bernad Dort e Jean Baudrillard.

 

Di origini pugliesi, Attilio Maggiulli ha accettato con piacere l’invito a ritirare il premio durante una cerimonia svoltasi il 24 luglio scorso, in un magnifico palazzo rococò del centro storico martinese.

 

Alla premiazione è intervenuto Elio Greco, presidente della Fondazione Nuove Proposte, il quale ha ricordato la figura di Ricciotto Canudo, grande operatore culturale, poeta e critico cinematografico pugliese, attivo nella Parigi di inizio secolo ventesimo e amico di Guillaume Apollinaire (che lo “sfotteva” col nomignolo di “le Barisien”), come di George Braque, Pablo Picasso, Darius Milhaud e Maurice Ravel, delineando, in questo modo, un possibile parallelismo fra Canudo e Maggiulli nei profili psicologici e nelle relazioni culturali e umane intrattenute nella capitale francese.
 


Attilio Maggiulli riceve il riconoscimento da Tonino Scialpi e Elio Greco.

 
L’intervento di Francesco Punzi ha sottolineato come le due istituzioni, quella da lui presieduta e la Comèdie Italienne, siano state fondate nello stesso anno, il 1974, rilevando come le performance di Maggiulli abbiano la caratteristica impagabile di unire all’ironia un’aura di incantesimo, di “stato di grazia” che le pervade.

 

Dopo un conciso ma intenso profilo della figura artistica del premiato, curato da Emilia Lamaro (già direttrice della Biblioteca e Archivio Storico della Camera dei Deputati), il successivo intervento del regista naturalizzato francese (dal 1969) è stato molto informale (sin dal vestiario: maglietta nera e cappellino sportivo) ed è iniziato, un po’ provocatoriamente, proponendo di assegnare il premio, l’anno prossimo, a una personalità della cultura europea come Jack Lang, ex ministro della cultura in Francia e dal  1996 al 1997 direttore del Teatro Piccolo di Milano, luogo che costituisce una interessante liaison fra lo stesso Maggiulli, Giorgio Strehler e Paolo Grassi, altro decisivo operatore culturale della Milano del secondo Novecento, nativo di Martina Franca, a cui è stata dedicata una fondazione culturale che sostiene (anche finanziariamente) il Festival della Valle d’Itria.

 

Attilio Maggiulli, che oggi opera fra Parigi, Boston e Mosca (presso il teatro Scuola d’Arti Drammatiche di Anatolij Vasiliev), ha continuato il suo intervento sul filo della memoria, ricordando la borsa Unesco che, agli esordi, gli consentì di lavorare a Parigi, l’allestimento nella stessa città di uno “stellare” e seminale Le nozze di Figaro da parte di Strehler, poi il suo rivolgersi a testi di autori italiani contemporanei (i già menzionati Sciascia e Calvino, poi Vittorini, Brancati, Arpino e così via), per rivolgere successivamente l’attenzione verso la Commedia dell’Arte, volutamente lontana dai modi dell’attorialità cinematografica che andava (e va) per la maggiore.

 

In particolare, il regista veicolò le proprie ricerche verso la commedia barocca, una tradizione caratterizzante l’esperienza artistica italiana che utilizza molto la pantomima e la danza. Maggiulli si interessa anche di aspetti della modernità: ecco allora testi propri in cui viene valorizzata la valenza politica e sociale, mediante una riflessione critico-artistica verso l’operato di Sarkozy o di Berlusconi, o contro gli integralisti cattolici lefevriani.

 

In questo appassionato excursus della propria vita artistica, Maggiulli riferisce di pensare oggi soprattutto al futuro, con importanti attività del suo teatro rivolte alla formazione dei giovani: una scuola in cui possano imparare ad essere attori “fisici”, a ragionare con il corpo prima che con l’intelletto.

 

All’intervento, molto applaudito da parte del pubblico, è seguita la consegna formale del premio “Ricciotto Canudo” a Attilio Maggiulli dalle mani di Tonino Scialpi, assessore alla cultura del comune di Martina Franca.




                                                               di Giovanni Fornaro

 
Attilio Maggiulli davanti all'ingresso del teatro della Comédie Italienne.


 
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