Salutiamo con entusiasmo questo prodotto editoriale curato da uno giovane studioso, perché evidenzia che si può vincere intraprendendo indagini nuove e inedite anche nel caso di un autore così ampiamente anatomizzato come Oscar Wilde. Daltra parte Fabio Ciambella condivide con quello una forte sensibilità di scrittore, attività per lui foriera di riconoscimenti di tutto rispetto. Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Agata Smeralda (Roma, Il filo), in cui affronta le delicate questioni connesse con i rapimenti dei bambini più poveri della terra e il traffico dei loro organi; nel 2010 Avetrana (link), racconto ispirato alluccisione di Sara Scazzi, ha vinto il primo premio del concorso Penna d'autore; nel 2012 Oro blu si aggiudica il premio LoScrittoio dell'Università La Sapienza di Roma; attualmente Kartlos, romanzo che ha vinto il concorso letterario Scripture, è in corso di pubblicazione per la casa editrice MG di Milano.
Nel 1893 Wilde scrisse Salomè. Dramme en un acte: un unicum nella produzione del geniale autore vittoriano, che pur conoscendo perfettamente il francese per averlo studiato a Oxford scrisse tutto il resto della sua produzione soltanto nella sua lingua madre. In modo incomprensibile Wilde non si adoperò nemmeno alla traduzione inglese del dramma, che fu però redatta da Lord Alfred Bruce Douglas e pubblicata il 24 febbraio 1894 con il corredo delle affascinanti illustrazioni di Aubrey Beardsley. Ciambella per primo riconosce che questultimo «non è il testo impreciso e fuorviante che si vuol far credere, ma può essere considerato a tutti gli effetti una versione del dramma a sé stante» (p. 17). Dato il grandissimo successo della pièce sia in teatro che al cinema non mancano certo sue traduzioni nella nostra lingua, che però difettano tutte per non aver tenuto nella giusta considerazione anche la versione inglese del 1894. Questultima, peraltro, porta i segni indelebili della mano di Wilde che la rivide e la aggiustò in modo sostanziale, perché non era affatto soddisfatto del lavoro del suo amante.
Molteplici sono dunque le novità che conferiscono un valore aggiunto al lavoro di Ciambella. Innanzitutto una preliminare analisi contrastiva tra il testo in francese e quello in inglese ha permesso di redigere una traduzione di tipo integrativo, per cui dove è stato possibile si sono inserite nella versione italiana «le porzioni di testo presenti solo nelluno o nellaltro source text» (p. 130), così niente del lavoro di Wilde è andato perso (sebbene si chiarisce che «di prototesto vero e proprio ne esiste soltanto uno ed è in francese», p. 129). In secondo luogo, il doppio testo a fronte permette per la prima volta una analisi comparata snella e veloce. Infine, ma non certo per importanza, il ricco apparato critico della post-fazione, in cui lautore espone in modo sintetico ma esaustivo i problemi principali connessi al processo di traduzione nonché le scelte metodologiche adottate, guidano il lettore alla scoperta di significati inediti di questa Salomè e verso unesperienza estetica globalizzante delle raffinate scelte linguistiche e drammaturgiche di uno tra i massimi autori inglesi.
Oltre alla sua importanza in senso oggettivo, il lavoro di Fabio Ciambella assume una rilevanza ancora maggiore, perché le potenzialità espressive della Salomè di Wilde «esulano dal testo in senso stretto, per ricadere su fattori extralinguistici che vanno a rinforzare il circuito comunicativo attore-spettatore» (p. 17).
di Diego Passera
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