Il
nuovo volume semestrale della «Revue dhistoire du théâtre» raccoglie gli esiti
di un progetto nato in occasione del colloquio internazionale patrocinato dalla
Maison de la culture di Grenoble (MC 2) dal titolo Le conte à lépreuve de la scène contemporaine (XX-XXIe
siècles) (15-16 giugno 2010). Sedici i contributi registrati nel dossier a cura di Martial Poirson, suddivisi in quattro parti e guidati da un filo
conduttore: lindagine sul rapporto racconto/teatro sulla scena teatrale del
secolo che ci è alle spalle e di quello appena iniziato. Tante le sfaccettature
del fenomeno al vaglio, nonché alcuni denominatori comuni, come lintrinseca vocazione
teatrale del genere racconto e, viceversa, lappropriazione da parte del teatro
dei meccanismi formali del racconto e del grande patrimonio narrativo della
tradizione orale.
Nella
prima parte (Adaptations, transposition,
actualisations), David Marron
mostra come un classico della letteratura per bambini quale Cappuccetto rosso possa acquisire una
nuova complessità mediante la scena: è il caso della rivisitazione della favola
di Perrault a firma di Georges Aperghis (Cologne, 2001), uno
spettacolo musicale che in un caleidoscopio di suoni e di gesti esalta i temi del
doppio e del travestimento. Natacha
Rimasson-Fertin si interroga sulle potenzialità della messinscena teatrale
rispetto ai contenuti del racconto fantastico, attraverso lesempio di tre
racconti tratti dalla raccolta Kinder –
und Hausmärchen dei fratelli Grimm
nelladattamento scenico di Olivier Py:
La Jeune Fille, le diable et le moulin, LEau
de la vie e La Vrai Fiancée.
Chantal Hébert fa
unincursione nello spettacolo Le Project
Andersen del regista Robert Lepage (Québec,
2005): un one-man show ricco di
implicazioni allusive, il cui fluido tessuto di parole, silenzi, sguardi, gesti
dimostra come il teatro sia forse lunico medium
ancora in grado di far circolare la parola viva. Sul tema della parola e della
sua forza evocativa si esprime anche il regista Jacques Allaire, intervistato da Martial Poirson in occasione dellallestimento
della sua personalissima rilettura del racconto filosofico I vestiti nuovi dellimperatore di Hans Christian Andersen, di scena allo Studio-Théâtre della
Comédie-Française nel novembre del 2010.
La sirenetta di
Andersen è rivisitata in un adattamento coreografico firmato da Marie Potonet e Jean-Claude Gallotta (Grenoble, 2010): una combinazione di
racconto, teatro e danza, illustrata al lettore dalle parole della stessa
regista Potonet, nonché da quelle dello scenografo e costumista Christophe Ouvrand.
Nella
seconda parte (Récits, oralités,
réécritures), Henri Touati,
direttore del Centre des Arts du récit di Isère, e lo specialista di racconti
fantastici Jean-François Perrin siedono
a colloquio con due performers-narratori
contemporanei di fama internazionale, Bruno
de La Salle e Jihad Darwiche, proponendo
loro una riflessione sulla funzione poetica, estetica, sociale e politica del
racconto di tradizione orale nel panorama odierno.
Il
racconto può essere assunto come veicolo di una “forma di resistenza” contro il
livellamento della cultura globale: è questo il messaggio dominante della
quinta edizione del Festival international du Théâtre Action (2010). Intervistati
da Martial Poirson prendono la parola alcuni protagonisti degli spettacoli,
quali Laurent Poncelet e Paul Biot. Marie Bernanoce registra invece le voci di tre drammaturghi, Bruno Castan, Jean Cagnard e Claudine
Galea, interrogati sul ruolo del racconto nella scena teatrale
contemporanea e sulle sue possibili implicazioni nellambito di un teatro
pensato per un target giovanile.
Nella
terza parte (Traductions, détournements,
usages), Marjorie Gaudemer indaga
le relazioni tra teatro, racconto e ideologia, sullesempio di due drammi di
ispirazione socialista – i semisconosciuti
Cendrillon di Maurice Bouchor
(1906) e Le Petit Chaperon bleu di Ferdinand Cistac (1912). E se Brigitte
Prost passa in rassegna alcuni adattamenti di favole celebri ad opera di Ilka Schönbein, animati da maschere
grottesche e marionette mostruose, Béatrice
Picon-Vallin circoscrive una nuova forma spettacolare nel panorama teatrale
francese degli anni Settanta, quella introdotta dalla messinscena del racconto Le Nuage amoureux del poeta turco Nazim Hikmet a firma di Mehmet Ulusoy (Théâtre de Liberté, 1973).
Marie Bernanoce
fa il punto su un repertorio teatrale in costante espansione in Francia da tre
decenni, quello destinato a un pubblico di bambini e di giovanissimi, indagando
le implicazioni etiche ed estetiche di alcuni adattamenti scenici di favole
universalmente note come Cappuccetto
rosso, Barbablù, Pinocchio.
Nella
quarta e ultima parte (Circulations,
transferts, réapropriations), Charlotte Bomy ripercorre alcune
drammatizzazioni novecentesche di Biancaneve
che ne hanno alterato loriginario contenuto moralistico e rassicurante e
complicato i significati alla luce delle interpretazioni psicanalitiche post Bettelheim: dalleroina incapace di vivere la realtà della Blanche-Neige di Robert Walser (1901), alla protagonista miseramente intrappolata
nella propria favola e destinata a morte brutale nei Drames de Princesses di Elfriede
Jelinek (1999), fino alla figlia gelosa della madre e dedita alla
depravazione di Le Cas Blanche-Neige di
Howard Barker (2002).
La
messa in discussione degli stereotipi dei più celebri racconti di fiabe nonché
la destrutturazione delle convenzioni drammatiche per mezzo del racconto sono
temi al centro di uno spettacolo come Puro
cuento, riscrittura di Viva Peter Pan
del drammaturgo spagnolo Xesus Pisón
(1995), presentato nel 2008 dallAtelier Théâtre del Département despagnol
dellUniversité Stendhal. Se, infine, Pauline
Bouchet prende in esame la forma del teatro-racconto negli allestimenti di La Petite pièce en haut de lescalier di
Carole Fréchette e di Le Chant du Dire-Dire et Bled di Daniel Danis, Marcel Bozonnet parla in unintervista a Martial Poirson del proprio
spettacolo Baïbars, le Mamelouk qui
devint sultan (2009), adattamento dellanonimo Le Roman de Baybars, trasposizione scenica di un racconto tratto da
un grande ciclo narrativo arabo-musulmano di epoca ottomana. di Gianluca Stefani
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