La stagione 2011-12 del Centro Culturale il Funaro di Pistoia si conclude con Lart du rire di Jozef Houben, uno spettacolo-seminario sullarte e i meccanismi della risata. Il Funaro, da sempre attento alla formazione teatrale e al lavoro dei maestri oltreconfine, ospita un artista di rilevanza internazionale, membro fondatore di Complicite Theatre di Londra e insegnante alla storica École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq di Parigi. Il poliedrico Houben regala al pubblico unora genuinamente spiritosa e ironica dove si ride, si scoprono curiosità sul rapporto tra i nostri stati fisiologici e il contesto sociale, si imparano trucchi e invenzioni da sperimentare in allegre riunioni conviviali.
La risata, questa sorprendente reazione chimica, diventa mezzo e fine della messinscena. Per raggiungerla occorre instaurare unatmosfera cordiale e confidenziale, dialogare e interagire col pubblico, metterlo al proprio agio. La lezione-spettacolo di Houben parte dal nostro essere homo erectus, risultato di milioni di anni di evoluzione, verticalità che luomo ha cercato di amplificare nelle sue opere darte, quali torri e palazzi, come se cercasse di stabilire un punto di contatto con il paradiso. Come fa il nostro corpo a mantenere lequilibrio e fino a che punto può spingersi prima di perderlo? Quali sono i tempi di reazione alla caduta? Perché, dice Houben, la Tour Eiffel ispira ammirazione e quella di Pisa suscita invece tenerezza? Possiamo scegliere di ridere? E soprattutto: perché ridiamo? Sono queste alcune delle domande attorno alle quali ruotano le briose azioni sceniche dellartista belga.
Il nostro attore-autore-pedagogo porta in scena il corpo umano, materiale da plasmare e su cui riflettere; illustra il rapporto tra questo e i principi fisici e socio culturali che regolano la postura, l'identità e il nostro status sociale; svela con arguzia come il corpo reagisca prima della testa; mima levoluzione del cammino dai primi passi alletà adulta; dimostra come i gesti e le azioni cambino la nostra percezione del tempo e dello spazio; ragiona sullantropormofia, l'insieme delle caratteristiche fisiche degli animali che ricordano l'aspetto umano; imita la gallina e il formaggio camembert; riflette infine sullorgoglio e la paura del ridicolo. Il nostro corpo è composto da tre sezioni che corrispondono ad altrettanti simbologie socio-culturali: il bacino – plesso energetico dellorganismo, il petto – emblema dellorgoglio e del senso di identità; la testa – la sua posizione implica i movimenti del cervello e del pensiero. Ecco perché il coinvolgimento di una parte del corpo piuttosto che un'altra fa scattare reazioni diverse. Il corpo dellattore diventa lo specchio sul quale riconosciamo noi stessi e il lato comico di certi atteggiamenti e certi gesti quotidiani; diventa, in altre parole, limmagine del nostro essere homo ludens.
Il lavoro di Houben riverbera echi ed immagini legati alle ricerche di Lecoq, suo maestro, come la maschera facciale neutra, sulla quale costruire tutte le sfumature espressive, l'espressione corporea e il mimo. Il risultato è unoperazione intelligente e acuta, vivace e divertente, che appaga piccoli e grandi, la cui maggiore intuizione risiede nellosservazione dei comportamenti umani e nello studio della capacità liberatoria insita nella comica derisione tipica della clownerie, della quale si svelano trucchi e meccanismi. La performance di Houben, frutto di anni di esperienza e sapienza scenica, dimostra infine come il teatro sia essenzialmente larte dellattore e del suo corpo nello spazio.
di Adela Gjata
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