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Theaterheute n.1, 2012


«Theaterheute» n. 1, 2012, pp. 72, € 12,00
ISSN 0040 5507

Il progredire del dialogo politico tra Serbia ed Unione Europea, definito dagli accordi sottoscritti nell’ottobre 2011 e la rappresentazione in lingua tedesca del nuovo testo teatrale di Bjbiana Srblianovic, Nije smrt biciko (Das Leben ist kein Fahrrad), costituiscono i due blocchi tematici sui quali si basa “Ausland Serbien”, cui si apre questo numero di «Theaterheute». Branka Schaller-Fornoff racconta una giornata trascorsa a Belgrado e riconosce nelle strutture pubbliche, nelle istituzioni culturali e nella mentalità delle persone, un contraddittorio bifrontismo oscillante tra spirito di conservazione e innovazione, nazionalismo ed europeismo. La citata premiere del dramma della Srblianovic (il testo in versione integrale è pubblicato in “Das Stück” della rivista berlinese), avvenuta nei Kammerspiele dello Schauspielhaus di Bochum, porta la firma di Anselm Weber, che segue con diligente fedeltà le dinamiche dell’intreccio narrativo affidato all’interpretazione di Xenia Snagowski, Dieter Hufschmidt, Anke Zillich, Kristina-Maria Peters e Andreas Grothgar.

“Aufführungen”, lo spazio dedicato alle nuove produzioni emerse dalla scena tedesca, si occupa della messinscena di John Gabriel Borkman di Henrik Ibsen, che Vegard Vinge e Ida Müller, nell’allestimento visto nella Volksbühne im Pater di Berlino, affrontano in chiave contemporanea, con un uso attento e creativo dei mezzi tecnologici, mentre gli attori indossano costumi irreali, presentano parrucche e trucchi dei volti prossimi a maschere tenebrose. Il regista finlandese Kristian Smeds ha proposto con 12 Karamasows, ispirato al romanzo I fratelli Karamazov di Dostoevskij, uno spettacolo teatrale e musicale con ampio uso di sonorità punk-rock, mentre la compagnia Nya Rampen si è fatta applaudire con Worship, collage di celebri episodi shakesperiani tratti da Romeo e Giulietta, Amleto, Macbeth, interpretati con una riuscita commistione di musica, danza, prosa. Si rimane in area berlinese, precisamente nel Deutschen Theater, con la messinscena di Verkommenes Ufer Medeamaterial… di Heiner Müller a cura di Dimiter Gotscheff, che si affida ad una scena girevole su cui muovere tre attori, Wolfram Koch, Almut Zilcher (Medea), Margith Bendokat. Il pubblico dei Kammerspiele di Bonn ha assistito alla rappresentazione di Volksfeind di Henrik Ibsen, regia di Lukas Langhoff e tra gli attori protagonisti, Marleen Lohse, Jele Brückner, Falilou Seck. In occasione della ricorrenza dei duecento anni della morte di Heinrich von Kleist, il berlinese Gorgkij Theater ha organizzato un festival con un programma attento alle migliori commedie dello scrittore, a partire da Die Marquise von O. affidata alle competenze di She-She-Pop e con Lisa Lucassen nel ruolo del titolo, che si cala in una contemporaneità ipnotica e inquietante. Ian Bosse ha firmato la regia di Das Kätchen von Heilbronn, con Anne Müller, Joachim Meyerhoff, Matti Krause e Anbrecht Abraham Schuck protagonisti di uno spettacolo che nella sostanza tragica intreccia comicità e canzoni nonsense d’oggi. Infine Die Famiglie Schroffenstein, nella versione scenica firmata da Antù Romero Nunos, ha ottenuto ampi consensi anche per merito della bella prova degli attori, da Hilke Alterfrohne a Roland Kukulies, Paul Schröder e Julischka Nichel, che hanno dato sostanza espressiva agli intrighi amorosi del testo. “Aufführungen” si conclude con la rappresentazione di Was ihr wollt di William Shakespeare, commedia allestita sul palcoscenico dello Schauspielhaus di Bochum da parte di Roger Vantovel, che affida a Jana Schulz il triplice ruolo di Viola/Cesario/Sebastiano, affiancata da Katharina Linder, Matthias Redhammer, Florian Lange, Denn Horn. In “Akteure” si legge il profilo artistico di Julia Wieniger, attrice punta dello Schauspiel di Colonia e protagonista di importanti allestimenti quali Kein Licht di Elfriede Jelinek, Wunschkonzert di Xavier Kroetz. Non le è mancato il successo quando occupata in ruoli televisivi e cinematografici. Nella sezione “Teorie” il tema in questione è il rapporto tra la realtà e il realismo, come emerge nell’ambito del nuovo teatro documento e del teatro politico, secondo quanto si legge dagli estratti pubblicati di due libri, Dramaturgy of the Real on the World Stage, a cura di C. Martin (London 2010) e Get real. Documentary theatre past und present, a cura di A. Forsyth e C. Megson (London 2009). 


di Massimo Bertoldi


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