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Stabat Mater Furiosa Teatro

 

È giunta alla sua sesta edizione la rassegna Face à Face, Parole di Francia per scene d’Italia, promossa dall’Ambasciata di Francia in Italia e sostenuta dai Ministeri della Cultura di Francia e d’Italia. Alla sua base c’è la volontà di far conoscere in Italia il teatro dei drammaturghi contemporanei d’oltralpe, tradotto e proposto nel considerevole numero di quaranta spettacoli in sedici città italiane, tra cui Torino, Firenze, Roma, Palermo. A fronte del successo delle prime edizioni della manifestazione, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e la Direzione generale per lo spettacolo dal vivo del MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) hanno intrapreso lo stesso fortunato esperimento in Francia, sulle cui scene sarà presentata quest’anno la quarta edizione della rassegna.

 

La prima tappa fiorentina dell’evento presenta nella piccola sala dell’Institut français di Firenze Stabat Mater Furiosa di Jean-Pierre Siméon, in una lettura scenica di Marinella Manicardi. Il testo, scritto nel 2000, è proposto nella traduzione di Chiara Gianlupi della Scuola di Interpreti e Traduttori di Forlì. È la preghiera di una madre contro il signore della guerra («homme de la guerre» nell’originale francese). Una madre a cui la guerra ha rubato irrimediabilmente un figlio e che non sa arrendersi all’idea che la vita, quella dolce che evoca nei ricordi della sua giovinezza, possa essere violentata dalla ferocia delle armi. Il testo offre barbagli della poesia di Siméon: alla leggerezza di una narrazione quasi versificata di un’infanzia che sembrava lieta, si oppone la realtà della vita, espressa nel martellante elenco degli armamenti o nella descrizione puntuale dell’uomo che uccide l’uomo. Lo sfogo si estende allora in una furiosa requisitoria contro la vita stessa («il vangelo delle apparenze»), colpevole di aver nascosto alla fanciulla ingenua l’evidenza di una guerra che trascina dalla sua parte tutti gli uomini, compresi il padre, il fratello, o l’amante. Solo una speranza resta per scongiurare un futuro in cui i figli raccolgano le pistole dei padri: «cancellare ogni traccia di dolcezza». Se «i bambini di oggi sono i guerrieri di domani», a tutti noi spetta il compito di raccontare loro ogni sera le barbarie della guerra, «perché il loro sonno sia pieno di rimorso».

 

Marinella Manicardi collabora con Face à Face fin dalle prime edizioni, e ha già portato le parole di Jean-Pierre Siméon a Casalecchio di Reno e a Forlì nel 2010. La sua lettura è viva ed efficace, spezzata e quasi spaesata dall’«emozione nera» che abita la donna nella primissima parte del monologo, quasi una memoria della Stabat Mater dolorosa; poi, mano a mano, sempre più incline ad assecondare la rabbia. Ed è questa che detta i tempi di ciò che resta, che le dona alternativamente la furia della disperazione e la sottigliezza di una donna che ha scelto un obiettivo e non vuole perderlo di vista. La posta in gioco è davvero troppo alta.

 

                                                                 di Lorenzo Galletti


 
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