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Civiltà musicale
"Da Jesi il Gran Maestro". Pergolesi, Caffarelli e la musica sacra

n. 66 gennaio-aprile 2009, anno XXIIII
ISSN 88-87621-52-7

 

In occasione del tricentenario dalla nascita di Giovanni Battista Pergolesi il Conservatorio di Firenze ha dedicato al compositore una giornata di studi: l’ultimo numero di «Civiltà musicale» ne raccoglie gli interventi.

 

Mariateresa Dellaborra traccia un percorso della ricezione che Pergolesi ebbe nell’Ottocento. Emergono la polemica estetica sullo stile appropriato alla musica da chiesa (avviata già da Padre Martini nel secolo precedente), testimonianze di celebrazioni, giudizi e ricostruzioni storiche più o meno articolate (anche di compositori importanti quali Mercadante, Bellini e Wagner), riproposte e adattamenti, fino alle valutazioni della musicologia accademica nascente (Chrysander).

 

Piero Gargiulo sottolinea il ruolo svolto dall’edizione (1936-1941) di Francesco e Filippo Caffarelli per la diffusione e la conoscenza di Pergolesi nel Novecento, nonostante gli errori e le mancanze evidenziati dalle più moderne ricerche.

 

Alberto Magnolfi analizza il Salve Regina in do minore di Pergolesi, indicando analogie fra la disposizione tonale dei diversi movimenti e alcuni motivi ricorrenti. Dalla presenza di alcuni di questi elementi nelle altre due composizioni omonime (l’una precedente, l’altra di dubbia attribuzione) inferisce la progressiva definizione di una sorta di modello archetipo.

 

Paolo Mechelli ricorda il quadro sociale, successivo al terremoto del 1732, e le ipotesi di committenza che fanno da contesto ai salmi e alle antifone di Pergolesi. Nel Confitebor e nell’antifona In coelestibus regnis individua diversi luoghi e stilemi che confermano la propensione del compositore a una scrittura operistica anche nella musica sacra, a dispetto delle avite convenzioni.

 

Gianni Ciabattini mette a confronto il celeberrimo Stabat mater pergolesiano con l’adattamento che ne fece Giovanni Paisiello ottant’anni dopo. Nonostante il frontespizio dell’edizione parigina dichiari che l’operazione non si sia “dipartita” dall’originale, le aggiunte e modifiche, nella strumentazione come nelle voci, sono numerose e rilevanti.  A tal proposito può giovare notare che la copia a stampa del lavoro di Paisiello posseduta dal Conservatorio fiorentino non è un unicum (come dichiarato su copertina e frontespizio della rivista, oltre che a p. 4): il catalogo di Michael F. Robinson ne censisce altri due esemplari, con lo stesso anno e luogo di edizione, presso i Conservatori di Napoli e Bruxelles (Giovanni Paisiello. A Thematic Catalogue of his Works, II: The Non-Dramatic Works, Stuyvesant, Pendragon Press, 1994, pp. 130-133).

 

di Donato De Carlo


La copertina

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