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Desirée Sabatini

Teatro e video. Teoria e tecnica della memoria teatrale


Roma, Bulzoni, 2010, pp. 298, euro 25,00
ISBN 9788878705494

A differenza dei secoli passati, quando la capacità di raffigurare il mondo e i suoi eventi, e quindi anche la pratica teatrale, era legata principalmente a due linguaggi, quello scritto (fosse esso resoconto, recensione o memoria) e quello figurativo (dipinti, incisioni, stampe e talvolta anche statue e medaglie), nel Novecento la nascita di nuove tecniche di riproduzione del reale ha consentito di allargare a fonti e documenti di natura audiovisiva il campo d’indagine sulla storia del teatro.

 

Per una fortunata coincidenza (a posteriori forse non così imprevedibile), la nascita di queste nuove tecniche, che hanno permesso di prolungare la memoria al di là del quotidiano e di fissarla su supporti ripercorribili, ha coinciso con un ampliamento dell’oggetto di studio della disciplina storico-teatrale che ormai da tempo non si basa più soltanto sullo studio di testi drammatici ma anche e soprattutto sulla performance e sugli attori (argomenti questi al centro del progetto AMAtI diretto da Siro Ferrone), sull’organizzazione della scena e della scenografia, così come dei processi produttivi e delle condizioni materiali che sottendono alla realizzazione dell’evento spettacolo, i cui valori sono efficacemente rivelati proprio dai supporti visivi e sonori.

 

Dalla seconda metà del XX secolo, tramite l’utilizzo del mezzo audiovisivo gli studi teatrologici si avvalgono dunque di un nuovo linguaggio che consente non solo di fissare su supporto rappresentazioni un tempo “inafferrabili”  ma anche la creazione di video per un uso scientifico e didattico (videobiografie di attori tramite documenti provenienti da contesti differenti, analisi didattiche di un’espressione o di un fatto teatrale, ricerche etnografiche e antropologiche sul teatro) se non veri e propri saggi critici per immagini. Proprio la produzione di documenti teatrali audiovisivi con l’avvento della tecnologia digitale e delle nuove acquisizioni informatiche degli ultimi anni ha beneficiato in termini di efficacia ed efficienza. Molti sono infatti i vantaggi offerti dal digitale: si pensi alla possibilità di lavorare sulla qualità del singolo fotogramma e quindi sull’uniformità del prodotto, alla conservazione pressoché perpetua della memoria grazie al basso grado di deperibilità e deterioramento dei files, così come alle migliori condizioni di circolazione, fruibilità e accesso ai singoli contenuti. Non solo: le nuove tecnologie hanno aperto una nuova frontiera dell’indagine storica rendendo plausibili, tramite operazioni di tipo “archeologico”, le ricostruzioni di eventi di cui si posseggono i dati e le informazioni necessarie ma non l’immagine documentaria.

  

Partendo da queste considerazioni, il volume di Desirée Sabatini, preceduto da una prefazione di Ferruccio Marotti, indaga con attenzione le modalità con cui i nuovi linguaggi multimediali hanno e stanno modificando il vecchio sistema di approccio alle fonti audiovisive. La possibilità di scomporre e immagazzinare la memoria video in database relazionali e metadati governati da specifici software ha infatti comportato una radicale innovazione nei processi di editing filmici e la necessità di postulare, assieme agli storici del teatro, nuove metodologie di lavoro che garantiscano adeguati standard di scientificità e di obiettività. L’autrice mette così in risalto gli innegabili vantaggi che potrebbero derivare da un’applicazione coerente ed uniforme delle neo-tecnologie nell’ancora confuso e incerto territorio della catalogazione e archiviazione dei beni multimediali, sottolineando le potenziali ricadute nell’ambito delle ricerche storiche favorendo nuovi e raffinati strumenti d’indagine.

 

Nel volume ampio spazio è riservato anche alla trattazione pratica della produzione di filmati e documentari teatrali. Dopo una disamina delle specifiche tecniche dei segnali analogico e digitale,  l’autrice si addentra nell’individuazione delle analogie e differenze che intercorrono tra il processo di organizzazione dell’audiovisivo teatrale e quello televisivo o cinematografico. In particolare, Sabatini preconizza la nascita di un montaggio specificatamente teatrale che se da un lato soggiace al linguaggio tecnico dell’audiovisivo (qualità dell’immagine e del suono, angolazione della ripresa, ecc.), dall’altro gode di una propria grammatica e sintassi così come di una propria estetica che varia a seconda delle motivazioni per cui il documento è prodotto (narrative, critiche, ecc.) ma anche in base ai codici espressivi dei contenuti registrati.

 

Nel complesso il volume può dunque considerarsi un’aggiornata riflessione sul rapporto tra teatro e nuovi media nell’era del digitale ma anche un agile manuale d’uso per chi intendesse conoscere nel dettaglio, anche solo per puro diletto, la nascente professione di editor teatrale.

di Leonardo Spinelli


La copertina

cast indice del volume


 



 
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