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È tornato agli antichi splendori il Tabernacolo dei Linaioli, uno dei capolavori di Beato Angelico, dopo il restauro curato dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, su incarico della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, diretta da Cristina Acidini, e del Museo di San Marco, con l'intervento dell'ARPAI (Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano), nell'ambito di Restituzioni-Tesori d'Arte restaurati. Il tabernacolo, opera della maturità artistica dell'Angelico, realizzato attorno agli anni 1433-1435, insieme a Lorenzo Ghiberti, autore del disegno della struttura marmorea, a Jacopo di Bartolomeo da Settignano, Simone di Nanni di Fiesole e al legnaiolo Jacopo di Piero detto il Papero, fu commissionato dall'Arte dei Linaioli per la sede della corporazione. Si compone di una tavola centrale con la Madonna in trono col Bambino, di due ante esterne dipinte su entrambi i lati (eccezionale raffinatezza dell'uso della foglia d'oro come sfondo per San Marco e San Giovanni Battista nella parte interna) e di una predella, la cui struttura è andata perduta, ma di cui rimangono tre scene: la Predica di San Pietro alla presenza di San Marco, l'Adorazione dei Magi e il Miracolo del corpo di San Marco.
Dopo anni di restauro, che ha coinvolto numerosi e qualificati tecnici per la parte lignea, per quella marmorea e quella pittorica, il Tabernacolo dei Linaioli è in mostra al Museo di San Marco di Firenze fino al 12 giugno.
Importante la documentazione (che farà parte di un interessante catalogo) raccolta durante le varie fasi del restauro, che permette di scoprire non solo le varie tecniche di “salvataggio e ripulitura” di un'opera artistica, ma anche il particolare modus operandi di uno dei maestri della pittura italiana del XV secolo.
di Giacomo Villa
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