Museo Marino Marini mercoledì 19 ore 18.
Intervengono Lara Vinca Masini, Arabella Natalini, Carlo Sisi.
Questo libro è nato con lintento di ricostruire lattività della Galleria Flori, luogo di punta per larte contemporanea nella Firenze dei maturi anni sessanta, il cui archivio era andato completamente distrutto. Dalle conversazioni con gli artisti, che a lui erano stati più vicini, come dalle parole di altri operatori del settore che lo avevano conosciuto, emergeva la figura di un gallerista illuminato e generoso, il lavoro del quale rischiava di essere totalmente dimenticato. Dalla convinzione che questa vicenda non dovesse finire nelloblio, è iniziato questo lavoro di ricerca: si è trattato di ricostruire unesperienza, che completava il quadro dazione della neo-avanguardia fiorentina e che aggiunge un tassello in più al nostro recente passato culturale.
Lindagine è stata svolta presso gli artisti, i critici e i collezionisti ancora viventi, che avevano collaborato con la galleria e parallelamente si è provveduto allo spoglio di riviste come “Flash Art”, “Teche”, “NAC” e dei quotidiani dellepoca. Pian piano come in un grande puzzle la storia di Serafino Flori ha cominciato a ricomporsi. Il controllo incrociato dei dati ha permesso la ricostruzione dellattività espositiva nelle tre sedi della galleria Flori: a Montecatini in via Verdi 2 dal ‘66 al ‘73, a Firenze prima in via Martelli 4 dal ‘67 al ‘72 e poi in corso Tintori 30 r dal ‘73 al 75, dove avverrà la chiusura definitiva.
Flori aveva inaugurato la sede di via Martelli il 20 dicembre del 1967, con una grande personale di Fontana, circa un anno dopo la tragica alluvione, che ancora segnava Firenze. Il suo programma si era articolato su due obiettivi di base: proporre artisti consolidati come Fontana, Scialoja, Dorazio, Scanavino, Soto, Perilli e altri e sostenere le nuove leve, in particolare i giovani della Scuola di Pistoia, Roberto Barni, Gianni Ruffi e Umberto Buscioni. Tramite loro è stato possibile reperire molto materiale sulle mostre, come inviti, foto, locandine e soprattutto gli introvabili cataloghini stampati in proprio.
Latteggiamento di Flori sembra essere stato più da collezionista illuminato che da mercante, un animo coraggioso e uno spirito libero volto a seguire la propria linea e la propria passione, non sempre forse le più opportune dal punto di vista commerciale. Il suo operato divenne occasione di stimolo, di aggregazione e confronto, rivelandosi di grande importanza per il dibattito culturale di Firenze.
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