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Giorgio Strehler, Autobiografia per immagini Teatro

Una galleria di immagini, al posto delle parole. Un'autobiografia interamente tracciata da fotografie che "fermano attimi". Il libro Autobiografia per immagini, curato da Paolo Bosisio e Giovanni Soresi, uscito recentemente per Titivillus, racconta l'esperienza teatrale unica di Giorgio Strehler attraverso l'immagine: prove di spettacoli, momenti di scena catturati dagli scatti di fotografi che sono diventati preziosi testimoni dell'effimero scenico: da Mario Mulas a Claudio Emmer, fotografi dei primi allestimenti del regista milanese (come l'Albergo dei poveri di Gorkij, del 1947, con cui si inaugurò il Piccolo) a Paolo Ciminaghi, fotografo "ufficiale" del Piccolo Teatro a partire dal 1964 (aveva uno spazio tutto suo, compreso una camera oscura, al quarto piano dello stabile di via Rovello). La fotografia rappresentava per Strehler uno strumento imprescindibile per il proprio lavoro creativo e artistico, oltre che un mezzo documentario di primario interesse, come ricorda Giovanni Soresi nell'intervista, di Katia Angioletti, che apre il libro. Seguono le foto di scena di alcuni spettacoli che hanno fatto la storia del teatro italiano del Novecento: dall'Arlecchino servitore di due padroni con Marcello Moretti prima e con Ferruccio Soleri poi, alle regie di opere shakepeariane, da Il Gabbiano di Cechov con Lilla Brignone a L'opera da tre soldi di Brecht, fino alle regie di commedie goldoniane. Chiude il volume un'accurata "teatrografia" con tutte le regie di Strehler, divise in prosa e lirica. Un libro che si pone in linea con i teorici del primo Novecento, da Appia a Craig, fino ad Artaud, nel valorizzare l'aspetto cinetico-visivo dello specifico teatrale, sublimato e documentato dal mezzo fotografico.

                                                                   di Giacomo Villa

 


 
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