drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Revue d’Histoire du Théâtre, nn. 1 – 2, 2009


Revue d’Histoire du Théâtre, nn. 1 – 2, 2009

E’ prezioso questo numero che la rivista pubblicata dalla Société d’Histoire du Théâtre dedica a un grande regista del Novecento, Benno Besson (1922 – 2006). Considerato da tutti, e a ragione, un allievo di Bertolt Brecht – di cui mise in scena numerose opere a partire dal 1947 – fu in realtà il più eclettico dei “brechtiani”, sviluppando una curiosità drammaturgica ugualmente orientata verso i contemporaneireni e i classici, maneggiati con rigore e con sperimentalismo. Fu capace di allestire spettacoli godibilissimi partendo da testi poderosi e autorevoli (Sofocle, Shakespeare, Molière, Brecht) ma anche spettacoli rigorosi intorno a testi apparentemente più leggeri (Gozzi, Labiche, Serreau). Svizzero di nascita, ma in realtà apolide e  internazionalista, Besson ha vissuto una lunga esperienza nei teatri della Germania comunista e in particolare in quelli di Berlino, facendo conoscere autori e registi poi destinati a grande fortuna, come Matthias Langhoff e Heiner Müller.

Dapprima attore, partecipò alla fondazione del Berliner Ensemble (1949) dove, a partire dal 1952, si dedicò alla regia soprattutto di testi brechtiani; passò al Deutsche Theater dal 1962 al 1968 e alla Volksbühne dal ’69 al ’74. Nel 1977 lasciò la Germania comunista per trasferirsi a Parigi, cominciando – come molti altri esuli fortunati – una lunga serie di regie “occidentali”, tra le quali alcune memorabili in Italia: Hamlet (1994), Re Cervo di Gozzi (1997), Il Tartufo di Molière (2000), L’amore delle tre melarance di Edoardo Sanguineti da Gozzi (2001).

A differenza della critica francese, universitaria e giornalistica, che lo ha parzialmente snobbato, sulla scia di un certo tardivo conformismo anticomunista, in Italia Besson è stato – per le stesse ragioni – dapprima sopravvalutato, ma poi opportunamente storicizzato. Nel 1997, il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova gli dedicò una bella mostra allestita a Roma nel foyer del teatro Argentina. Dal catalogo di quell’esposizione è nato poi un bel libro Il viaggio in Italia di Benno Besson, a cura di  Philippe Macasdar e Alessandro Tinterri, con allegato il film Benno Besson, der fremde Freud, l’ami étranger (Perugia, Morlacchi Editore, 2006): tale volume contraddice in parte quanto si legge nel numero monografico della rivista francese che qui presentiamo, dove ci si lamenta che «la mémoire accordée à ce grand homme de spectacle (...) soit essentiellement cantonnée (...) à celle des souvenirs de spectateurs».

Il fascicolo della «Revue» di cui qui si parla, nasce da un convegno (Benno Besson, entre mythe et politique: un homme de théâtre en situation) realizzato nel marzo del 2008 all’Institut National d’Histoire de l’Art, in collaborazione con la stessa rivista e numerose altre istituzioni. Ne sono curatori Martial Poirson e Romain Jobez. Si tratta di un contributo importante per la messa a punto di alcune linee interpretative delle regie di Besson. Prima di tutto perché contraddice un relativo snobismo dei parigini nei suoi confronti, ma poi anche perché si pone alcuni significativi interrogativi critici. La prima parte del fascicolo tenta infatti di situare il lavoro del regista in rapporto alla tradizione dei testi da lui messi in scena, misurando gli spettacoli sullo sfondo del panorama contemporaneo e tenendo conto dei collaboratori e delle istituzioni che lo affiancarono nella sua carriera. I contributi generali offerti da Christa Neubert-Herwig e Martial Poirson insistono su due punti di vista affini, parlando ora di «réalisme ludique» e ora di «réalisme enchanté», giungendo a sottolineare il carattere più empirico che ideologico del suo lavoro.  Le analisi di Florence Naugrette e Laurent Berger sono dedicate rispettivamente all’influenza brechtiana nelle regie di due testi di Victor Hugo e ai cinque adattamenti, critici e autocritici, di Hamlet. La seconda parte del fascicolo raccoglie, per le cure di Bérangère Gros e Martial Poirson, le testimonianze di molti collaboratori di palcoscenico: tra questi Mauro Avogadro, Ezio Toffolutti, Marco Sciaccaluga, Philippe Macasdar, Werner Strub. La terza parte della rivista raccoglie interventi di Martial Poirson, Bérengère Gros, Jean-Pierre Jourdain, Denis Podalydès, intorno allo spettacolo sull’ Edipo re che il regista lasciò incompiuto nel 2006 al momento della sua morte. Al centro della rivista un Carnet d’esquisses,  a cura di Jean-Marc Stehlé, su scene e costumi di alcuni memorabili spettacoli.     



di Siro Ferrone


copertina Revue d’Histoire du Théâtre

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013