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Maske und Kothurn
Internationale Beiträge zur Theater-, Film- und Medienwissenschaft

Wien-Köln-Weimar, Böhlau Verlag, 54. Jahrgang / 2008, Heft 3 , 2008, pp. 103, € 29, 90
ISSN 0025-4606

L’introduzione della luce prima a gas poi elettrica nella drammaturgia dello spettacolo costituisce un campo di indagine relativamente recente. La nuova tecnica di illuminazione, che sostituiva lampade ad olio e candele, ridisegnò gli elementi del palcoscenico, sviluppò inedite dinamiche nell’interpretazione dell’attore e nel suo rapporto con l’impianto scenografico e, non da ultimo, anche lo spettatore fu proiettato in una dimensione fruitivi diversa. A questi aspetti la rivista viennese “Maske und Kothurn” dedica un interessante volume monografico che raccoglie una serie di contributi di spessore scientifico e metodologico.

 

Wolfgang Greisenegger, al quale compete la cura del libro assieme a Tadeusz Krzeszowiak e Brigitte Marschall, firma il saggio Das echte Theater … stört … Schatten auf, in cui ripercorre le diverse posizioni maturate intorno alla metà degli anni Venti, da Brecht a Ferdinand Léger, dal futurista Fedele Azari (Il teatro aereo futurista del 1919) a Lyonel Feininger, per concludere con le osservazioni di Antonin Artaud riportate nel celebre Il teatro e il suo doppioLaser; Holographie und Leuchtdiodenscheinwefer am Theater è il titolo del contributo firmato da Tadeusz Krzeszowiak, che analizza gli aspetti tecnici provocati dall’introduzione del laser, dell’oleografia a partire dall’opera Hoffmanns Erzahlungen di Jacques Offenbach allestita nel Marionetten Theater di Salisburgo nel 1985.

Dagli scritti dedicati alle problematiche e prospettive future relative all’uso dei mezzi tecnologici per l’illuminazione del palco, si passa ad un inquadramento storico dell’uso della luce con una serie di interventi attenti alla ricostruzione di importanti esperienze passate.

Marzia Maino, Beleuchtungstechnik und Bühne in Vicenza im 16. und 17. Jahrhundert, orienta l’attenzione nel Teatro Olimpico di Vicenza e alza il sipario sulla rappresentazione inaugurale del sofocleo Edipo Re (3 marzo 1585) per analizzare la tecnica di illuminazione in relazione alla drammaturgia dello spettacolo e alle riflessioni teoriche sviluppate da Angelo Ingegneri, corago della messinscena, nel suo scritto Della poesia rappresentativa e del modo di rappresentare le favole sceniche e nelle pagine di Leone de’ Sommi nei Quattro dialoghi in materia di rappresentazione scenica. L’evoluzione dell’illuminotecnica vicentina proseguì nel secolo successivo e la studiosa ricorda un torneo tenuto nel Palazzo della Ragione nel 1642 e la messinscena de La mensa de gli Dei di Paolo Bissaro avvenuta nel Teatro Olimpico nel carnevale del 1636. Il saggio di Cristina Grazioli indaga la Luce e illuminotecnica a teatro tra XVIII e XIX secolo. L’orientamento mosso dal teatro, dal testo alle componenti sceniche, verso la verosimiglianza che produrrà il verismo ottocentesco, è spinto dalla parallela evoluzione dell’illuminazione. Si svilupparono nuove possibilità per meglio orchestrare il movimento degli attori e definire la loro fisicità estetica, e per ripensare l’uso delle macchine sceniche, come dimostrato dagli studi teorici esaminati, dai contributi settecenteschi di Jean Goerges Noverre a Charles Nicolas Cochin, e Francesco Algarotti, per proseguire con le riflessioni ottocentesche di Louis Catel.

Questo interessante volume della rivista viennese prosegue con Brigitte Marschall, Luminoses Bewusstsein: Psychedelische Räume uns Stroboskopeffekte, che esamina l’effetto del cromatismo scenico dovuto all’introduzione delle nuove fonti luminose tra ‘800 e ‘900. Lo scritto, che si basa principalmente sulle considerazioni teoriche di Charles Baudelaire e August Strindberg, Thomas de Quincey, intreccia gli effetti dei colori provocati dall’illuminotecnica con opere letterarie di taglio visionario e, seguendo un percorso che si snoda dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta del Novecento, arriva ai Pink Floyd, ossia alla fusione magistrale di immagini, colori, visioni e parole nella psichedelica musicale, aprendo un filone fondamentale per la musica rock e non indifferente ai linguaggi sperimentali dello spettacolo. Chiude la raccolta, The lighting designer as co-equal artist in the american theatre di Delbert Unruh, saggio dedicato ai principali light designer americani, David Belasco, Louis Hartman, Abe Feder, Jean Rosenthal, Peggy Clark, Tharon Musser, Jules Fisher.

di Massimo Bertoldi


copertina

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