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Hystrio, a. XXII, 2009, n. 2
trimestrale di teatro e spettacolo

a. XXII, 2009, n. 2, pp. 128, euro 9,00

Anche questo numero di “Hystrio” presenta il consueto apparato di informazioni e ampi spazi per la riflessione relativi alla vita dello spettacolo italiano, non trascurando i fatti internazionali. La “Vetrina” della rivista milanese offre materiali interessanti, come l’articolo dedicato a “Roma e Milano: piccoli  spazi e grandi città”, primo di una serie di incontri in cui si parla della vita artistica e delle difficoltà di sopravvivenza economica dei piccoli teatri indipendenti. La manifestazione si è svolta nello Spazio Tadini del capoluogo lombardo, dove si è tenuto il dibattito sul teatro e la sua diffusione in televisione e in dvd. Le sorelle Brönte, spettacolo allestito da Davide Livermore per La Biennale di Venezia, diventa preziosa occasione per parlare di Bernard de Zogheb, autore del libretto e indiscusso protagonista della scena culturale novecentesca di Alessandria d’Egitto. Il gioiello della “Vetrina” è il ricordo di Harold Pinter. Si ricordano le polemiche provocate in Italia quando le Università di Firenze (2001) e Torino (2002) conferirono la Laurea Honoris Causa al drammaturgo inglese che aveva messo in discussione gli interventi ‘umanitari’ della Nato in Bosnia e che, a proposito del comportamento della polizia a Genova durante il G8, dichiarò che essa “ha dimostrato che le rappresaglie e le repressioni sono e rimangono selvagge, violente e spietate”. La sezione “Exit” è occupata da brevi profili di personaggi recentemente scomparsi, quali il giornalista-scrittore Nico Garrone, l’attore Alberto Lionello, il fotografo Luigi Ciminaghi e lo scenografo Roberto Francia.

 

Prosegue con lo “Speciale Emilia Romagna” curato da Massimo Marino il viaggio nelle regione italiane. Si parte dalla realtà di Bologna, con i suoi trenta spazi teatrali. Primeggiano il Teatro Comunale e il Teatro Duse, affiancate da istituzioni in crisi economica come l’Arena del Sole, La Soffitta, Centro teatrale di Dipartimento di musica e spettacolo. La vitalità di questa regione è data anche dall’attività culturale prodotta nelle province. A Modena, sede dell’Emilia Romagna Teatro Fondazione (lo Stabile regionale), è attivo il Teatro Storchi con gli spettacoli di giro. A Reggio Emilia domina la danza distribuita in quattro gestiti da Fondazione Teatri. A Ferrara la situazione non si presenta diversa. L’intervento di Massimo Marino affronta la tradizione dei festival, a partire da quello storico di Santarcargelo, e poi via via fino alle nuove manifestazioni come Vie Scena Contemporanea Festival. Fanny & Alexander, Motus, Lenz Rifrazioni, Teatro delle Albe, Teatro Valdoca, Societas Raffaello Sanzio, Teatro Clandestino e Pasque Teatro, sono i principali gruppi della scena emiliana anche del teatro di ricerca italiano, come illustra l’articolo di Lorenzo Donati "Altre Velocità". Ricco e variegato è il panorama della drammaturgia delineata da Giuseppe Liotta, che riconosce la mancanza di una ‘scuola’ letteraria e la conseguente affermazione di creatività individuali e assai diverse tra di loro, dal linguaggio surreale di Alessandro Bergonzoni alla comicità corrosiva di Stefano Benni, dal teatro di narrazione di Luigi Gozzi allo spleen esistenziale di Vittorio Franceschi. Chiudono questo Speciale Emilia Romagna le considerazioni di Lucia Oliva /Altra Velocità sulla situazione della danza.

 

Il viaggio di “Teatromondo” nello spettacolo internazionale inizia a Berlino, e si parla di Jurgen Gosch, regista al servizio dei tre principali teatri della città e sempre presente al festival Theatertreffen, che premia annualmente i dieci migliori spettacoli prodotti nei paesi di lingua tedesca. Si rimane nella capitale per seguire la mappatura dei teatri indipendenti. Il trasferimento in Spagna diventa occasione di incontro con Guillermo Heras, direttore del festival di Alicante, che illustra la vivacità e l’eterogeneità stilistica e formale della drammaturgia iberica, rappresentata da autori affermati anche a livello internazionale, Sergi Belbel, Juan Mayorga, Sanchis Sinisterra. Dal parigino Châtelet, ritornato alla sua antica passione per il teatro musicale leggero, si passa alla considerazione delle principali compagnie inglesi che sperimentano contatti con le arti visive. DV, attiva dal 1986, è un gruppo di danzatori; Forced Entertainment propone un linguaggio concettuale; Theatre O segue stili di recitazione di ispirazione brechtiana.“Teatromondo” esplora la situazione della danza contemporanea ungherese prendendo in esame la rassegna “dunaPart”, poi supera i confini europei e arriva in Birmania e si conclude in India.

 

Ariane Mnouchkine e il Théâtre du Soleil sono al centro del Dossier curato da Silvia Bottiroli e Roberta Gandolfi. La prima firma anche l’articolo introduttivo, in cui ripercorre la storia del celebre teatro parigino fondato nel maggio 1964, individuando le linee guida del percorso artistico e culturale, segnato dalla vocazione al teatro popolare e di impegno politico, con aperture alle esperienze orientali. Marco Consolini inquadra il Théâtre du Soleil in rapporto al teatro pubblico francese, dal quale si differenzia per la fedeltà al lavoro creativo inteso come concezione collettiva fondata sulla posizione primigenia dell’attore nello sviluppo della scrittura scenica. Un collage di citazioni da varie fonti curato da Silvia Bottiroli ed Erica Magris si trasforma in un percorso artistico nel pensiero e nell’arte concepita dalla Mnouchkine, la quale a proposito del regista disse: “Tolto Strehler, non credo ai registi che dettano tutto.” Giorgina Pilozzi individua quattro parole chiave per muoversi nello spazio creativo e intellettuale del Théâtre du Soleil: Troupe, per significare la dimensione collettiva del lavoro; Oriente, in quanto rappresenta un proficuo contatto con le tradizioni teatrali asiatiche; Storia, ossia il nodo centrale degli spettacoli del teatro parigino; Utopia, che corrisponde alla ricerca di un linguaggio capace di trasmettere anche emozione politica. L’intervista rilasciata a Lara Bell’Astri da parte di Duccio Bellugi Vannuccini, attore italiano attivo con il Soleil dal 1987, offre preziose testimonianze in merito alla creazione cooperativa che unisce gli attori al regista, come bene illustra il recente Caravansérail. Laura Caretti racconta di una singolare esperienza vissuta dalla Mnouchkine e il Théâtre du Soleil nel 2005 a Kabul, quando organizzò un laboratorio teatrale, uno spettacolo con le maschere della Commedia dell’Arte, nell’ambito del quale nacque una compagnia stabile locale chiamata Aftaab (“sole”). Il Dossier prosegue con un gruppo di interventi che ripercorrono il percorso storico e artistico seguito dal Soleil. Erica Magris segue gli anni Sessanta, a Roberta Gandolfi competono gli anni Ottanta e Novanta, infine Béatrice Picon–Vallin approfondisce Les Ephémères, ultima fatica artistica che ha debuttato alla Cartoucherie nell'autunno del 2006.

 

La “Biblioteca”, affidata alla cura di Albarosa Camaldo, segnala le più recenti novità editoriali, divise tra saggi e testi. La sezione di “Hystrio” dedicata alle “Critiche” raccoglie le recensioni degli allestimenti teatrali più recenti prodotti in Italia e ordinati secondo criteri geografici. Il testo pubblicato da “Hystrio” è made in italy di Enrico Castellani e Valeria Raimondi. L’allestimento curato da Babilonia Teatri ha vinto il Premio Scenario 2007. Del gruppo veronese si parla in modo approfondito nella sezione “i protagonisti della giovane scena”.

Chiude questo corposo numero della rivista milanese “La società teatrale notiziario” curata da Roberto Rizzante e Altre Velocità.

Massimo Bertoldi


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