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Cineforum


anno IL, n. 1, gennaio - febbraio 2009, € 7,60

Il 481° numero di Cineforum è un numero di grandi cambiamenti; prima di tutto, dopo 37 anni, cambia il direttore, al timone di questo autorevole periodico non c’è più Sandro Zambetti ma Adriano Piccardi, che, come d’uso, apre la rivista con un editoriale di ringraziamento e di buoni propositi per il futuro. Ovviamente le novità non potevano esaurirsi qui, questo "nuovo" Cineforum (forse anche figlio della crisi) ha un formato leggermente più piccolo rispetto al precedente, la foto della copertina non occupa più tutta la pagina, ma alla sua base presenta una banda colorata dove vengono riportati gli argomenti principali del numero. Internamente l’impatto grafico rimane più o meno lo stesso (forse con qualche foto in meno), il cambiamento del carattere dei titoli non porta particolari rivoluzioni anche se tende ad evidenziare le parti in cui si dividono i singoli articoli, che (ed è questo l’importante) mantengono inalterata la loro qualità.

Passando al contenuto gli "Speciali" di questo mese sono dedicati a due film molto belli e molto diversi tra loro: Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme e Valzer con Bashir di Ari Folman. Gli articoli sul film di Demme presentano una curiosa analogia con il ritmo del film stesso, sono infatti disposti come un "crescendo", dal meno convinto (Il fantasma del mélo di Roberto Monassero) al più entusiasta (La musica come profumo di Lorenzo Donghi), passando per l’interessante disamina della società e della tipica famiglia americana fatta da Lorenzo Rossi, nel singolare Matrimoni e rimatrimoni, dove vengono evidenziate le affinità tra la visione del regista e quella del filosofo Stanley Cavell. È, comunque, lo scritto di Donghi sull’importanza della musica in Rachel sta per sposarsi, quello che offre gli spunti più originali e suggestivi, arrivando a contestualizzare in modo ineccepibile anche la lunghissima scena del ballo con il quale finisce la festa di matrimonio: se questa scena poteva sembrare piuttosto ridondante ed eccessiva, nell’analisi di Donghi, viene egregiamente ricompresa in una riflessione, davvero notevole, di carattere filosofico ed antropologico.

Più uniformi risultano gli interventi sul lavoro di Folman, infatti sia Mattia Mariotti che Fabrizio Tassi, si concentrano sull’interrogativo più importante e al contempo più ovvio che questo film porta con sé e cioè sul perché il regista abbia deciso di raccontare questa storia attraverso il disegno animato. Se Mariotti stabilisce una relazione tra Valzer con Bashir e gli altri due cartoni animati "impegnati" programmati a Cannes negli ultimi anni (Persepolis e Princess), Tassi lo vede più come uno dei nuovi percorsi possibili del cinema post-11 settembre (di cui "il paradigma è diventato Redacted di De Palma").

Spariscono formalmente le sezioni denominate "Schede" e "Filmese", racchiuse adesso sotto il lapidario titolo "I film", ma la divisione continua di fatto sia nel modo in cui i film sono riportati nel sommario che nella sostanza degli articoli, tra i quali si segnala La leggerezza del clown di Roberto Chiesi, su Happy-Go-Lucky di Mike Leigh, dove alla protagonista Poppy vengono riconosciute le caratteristiche tipiche di un ruolo clownesco, quello di Augusto, il clown anticonformista, colorato e vestito di stracci. Interessante è la visione che Michele Marangi da di The Millionaire, dove identifica in Boyle un regista che continua a non convincere del tutto (nonostante gli Oscar), perennemente sospettato di un eccesso di furbizia, che non permette alle sue opere di avere quello spessore che le storie affrontate meriterebbero; mentre la contrastata lettura che Tullio Masoni da dei Galantuomini di Edoardo Winspeare, lascia intuire come sia stato probabilmente un bene che questo film non sia finito sulla graticola della Mostra di Venezia. Completano il numero una bella panoramica su quanto si è visto al Torino Film Festival, una sezione dedicata al difficile film di Giovanni Davide Maderna Schopenhauer ed una dedicata alla rilettura del personaggio di Batman nella versione di Christopher Nolan.

Come ho accennato sopra, questo nuovo corso di Cineforum è, probabilmente, figlio della crisi: qualche imperfezione di troppo (come, per esempio, alcuni evidenti errori di battitura) e la qualità digitalmente troppo degradata di alcune delle foto, sembrano più le conseguenze di un necessario risparmio sui costi della pubblicazione che semplici sviste. C’è da dire comunque che il nuovo formato è, senza dubbio, più maneggevole e più facilmente "archiviabile" in libreria, visto che gli argomenti sono riportati anche sulla costola. Una piccola, ultima notazione, riguarda la tempistica di alcuni articoli, dando per scontato che un mensile di critica ed analisi cinematografica difficilmente può confrontarsi con le opere in programmazione nei cinema, c’è da dire che quando si vogliono affrontare film come Rachel sta per sposarsi o Valzer con Bashir o Happy-Go-Lucky, già visti nei festival e dei quali la rivista ha, per certi versi, già parlato, si potrebbe cogliere l’occasione per cercare di anticipare queste riflessioni in modo che siano più vicine all’uscita nelle sale piuttosto che a quella del dvd.

Luigi Nepi


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