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Theaterheute


marzo 2009, n. 3, pp. 64, € 9,80
ISSN 0040 5507

Nella crisi del capitalismo odierno può trovare posto il pensiero marxista? Serve una rivoluzione, in linea con la filosofia di Karl Marx, per risolvere i problemi economici della società oppure bastano riforme che rinnovano un sistema produttivo ormai consolidato? Respirano di attualità le pagine di Das Kapital? Tutte, alcune, nessuna? Sono queste le domande ricorrenti nel dossier di apertura, "Krise des Kapitals", del nuovo numero di "Theaterheute".

La discussione è occasionata dalla recente pubblicazione di Das Kapital, collage dedicato a Marx realizzato da Alexander Kluge (Filmedition Suhrkamp, 3 dvd, 570 minuti), composto da interviste ed estratti ricavati da documentari relativi alle rivoluzioni comuniste storiche. Il punto di riferimento del regista rimane il film-monumento Oktober, girato da Sergej Eisenstein nel 1929. La risposta di Kluge è chiara: "Kapitasmus [ist] in uns" ("Il capitalismo è in noi").

Un prezioso contributo al dibattito è offerto da Elfriede Jelinek, autrice di Die Kontrakte des Kaufmanns, novità che parla di corruzione nel mondo dell’industria e della finanza. Il testo, che sarà pubblicato in volume da Rowohlt, è atteso al debutto nello Schauspiel di Colonia per la regia di Nicolas Stemann.

La sezione "Aufführungen" della rivista berlinese presenta gli spettacoli più interessanti prodotti nei paesi di lingua tedesca. Spicca lo scespiriano Hamlet che, letto in chiave moderna e attraverso la contaminazione nel testo di espressioni dedotte dal linguaggio dell’economia contemporanea, diventa metafora della crisi finanziaria mondiale. Affidato alla regia di Volker Lösch, lo spettacolo prodotto dallo Schauspielhaus di Stoccarda, ha evidenziato le abilità degli attori, Till Wonka (Hamlet), Stephanie Schönfeld (Guidenstern), Christoph Gamenda (Rosenkratz), Matthias Kelle (Laerte), Elmar Roloff (Polonio), Sebastian Kowski (Claudio), Katharina Ortmayr (Gertrude) e Lisa Bitter (Ofelia).

La stessa tragedia del Bardo è stata allestita da Jorinde Dröse a Lipsia, sviluppando un’ipotesi interpretativa molto simile a quella sostenuta da Lösch: Hamlet, arricchito dalla citazione di riflessioni sulla crisi della globalizzazione ricavate dalle opere di Milton Friedmann e Noami Klein (che nello spettacolo diventano veri personaggi interpretati da Norman Schenk e Anna Blomeister), si trasforma in specchio della crisi dei nostri giorni. Tra gli attori si sono distinti Andreas Keller, Martin Brauer, Ellen Hellwig, Guido Lambrecht.

Le osservazioni sulla crisi del capitalismo caratterizzano anche il testo John Gabriel Borkmann, di ispirazione ibseniana, scritto da Thomas Ostermeier, trasferito dallo stesso sulla scena della Schaubühne di Berlino per l’interpretazione di Josef Bierbichler e Angela Winkler. Non manca di originalità René Pollesch che trasforma l’ampio Sternfoyer della Volksbühne in una sala da casinò con gli attori seduti intorno ai tavoli da gioco, come detta il copione di Du hast mir die Panne versant, du Spiegelei des Terrors.

Dalla Germania ci si trasferisce in Svizzera, nella Pfauenbühne di Zurigo dove Matthias Hartmann ha curato la regia di Immanuel Kant di Thomas Bernhard, e Peter Zadek si è occupato di Major Barbara di George Bernard Shaw con Robert Hunger-Bühler e Julia Jentsch applauditi protagonisti.

Ha ottenuto consensi di pubblico e di critica la rappresentazione di Lulu tratta da Franz Wedekind curata nello Staattheater di Hannover da David Marton. L’attualizzazione del dramma produce un’interpretazione cruda, sviluppa il tema della violenza dei rapporti interpersonali, animati da una certa perversione. La visione decadente dello scrittore tedesco diventa cupa metafora della nostra contemporaneità.

Nella sezione "Akteure" si legge un’intervista ad Andrea Breth, ricavata dal volume Frei für den Moment. Gespräche mit Irene Bazinger. Regietheater und Lebenskunst, Berlin, Rothbuch, 2009, pp. 192. L’attore parla della propria carriera artistica, di malattia e omosessualità.

Al profilo artistico di Philipp Hauß, attore viennese protagonista di importanti spettacoli come Werk di Elfriede Jelinek (regia di Nicolas Stemann, 2003), Totentanz di August Strindberg (regia di Peter Zadek, 2005) e lo scespiriano King Lear curato da Luc Bondy, segue il ritratto dedicato a Dennis Kelly, drammaturgo inglese autore di testi di un certo successo internazionale, tra i quali Taking care of baby recentemente allestito a Basilea e pubblicato in questo numero di "Theaterheute", e poi Love and Money e Sex and the City am Kebabstand.


Massimo Bertoldi


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