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Theaterheute


febbraio 2009, n. 2, pp. 64, € 9,80
ISSN 0040 5507

Spetta al "Porträt" (Ritratto) di Corinna Harfouch il servizio di apertura di "Theaterheute". L’attrice è stata recentemente applaudita dal pubblico e acclamata dalla critica per l’interpretazione di Dina Arkadina in Möwe (Il gabbiano) di Anton Cechov, trasferito sul palcoscenico della Berliner Volksbühne da Jürgen Gosch, regista con il quale ha condiviso altri spettacoli di successo, a partire da Leonce e Lena di Georg Büchner (1978) fino a Who’s afraid of Virginia Wolf? di Edward Albee (2004).

Nel repertorio dell’attrice, nata in Turingia nel 1954, non mancano opere di drammaturgia contemporanea, tra le quali spiccano Hamletmachine e Macbeth di Heiner Müller. Come dichiarato dalla stessa Harfouch, una tappa fondamentale del suo percorso artistico, nel quale non è trascurabile il rapporto con il piccolo e grande schermo, rimane l’incontro con il regista Frank Castorf, culminato nel 1993 con Fruen fra Havet (La donna del mare) di Henrik Ibsen e proseguito, tra l’altro, nel 1997 con Des Teufels General di Carl Zuckmayer.

La sezione "Aufführungen", spazio del mensile berlinese dedicato alle recensioni delle novità prodotte dalla scena tedesca, si occupa di due allestimenti realizzati in occasione del bicentenario della nascita di Johann Christoph Friedrich Schiller. Si tratta di Don Karlos, nella regia curata da Anselm Weber, presenta il supporto di installazioni video in una scena astratta che produce un ridimensionamento degli elementi storici e politici della tragedia per orientare l’attenzione sull’analisi dei difficili rapporti umani. Di qualità è risultata la prova degli attori, Nicola Mastroberardino nel ruolo del titolo, Andreas Grothgar, Werner Strenger, Barbara Hirt, Theresa Dörr.

La lettura della tragedia schilleriana in chiave contemporanea è seguita anche da Falk Richter in Kabale und Liebe, allestimento applaudito nella Schaubühne di Berlino grazie alla recitazione superlativa dei due protagonisti, Judith Rosmair (Lady Milford) e Stefan Sterns (Ferdinand).

"Akteure" raccoglie materiali piuttosto interessanti. Si inizia con un omaggio dedicato a Gert Jonke, scrittore viennese recentemente scomparso, che si è confrontato con la posa, la poesia e il teatro. La produzione di commedie prende avvio nel 1971 con Die Hinterhältigkeit der Windmaschine e prosegue copiosa soprattutto negli anni Novanta, culminando nel 1993 con la memorabile rappresentazione di Opus 111 nel Volkstheater di Vienna.

Meritano attenzione i profili di Hans-Joachim Kinzenberger, direttore dell’Institut für Theater und Medien dell’Università di Hildesheim e Dramaturg, del narratore di favole Peter Wapnewski, del giornalista Hansi Hinterseer, di Joachim Meyerhoff, attore del Burgtheater di Vienna e autore di diversi testi, tra i quali spiccano Aufgewachsen in der Psichiatrie e il recente Alle Toten fliegen hoch. Gi argomenti in discussione sono le peculiarità del linguaggio teatrale, inquadrato e vissuto da personaggi di diversa formazione intellettuale e artistica. Si spazia dalla pedagogia all’intrattenimento.

Chiude la serie degli interventi di "Akteure" l’intervista ad Oliver Bukowski. Lo scrittore parla di globalizzazione e del rapporto tra teatro e società, illustra i contenuti della sua ultima commedia, Kritische Masse, che si legge in "Das Stück" di "Theaterheute".





Massimo Bertoldi


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