«Tutto nasce da Bruges-La-Morte di Georges Rodenbach, un romanzo breve che racconta la storia di autoannientamento del protagonista: costui, perduta la moglie, si trova a vivere una inquietante esperienza, credendo di riconoscere in una donna che incontra per la strada una sosia della morta. Pensa in tal modo di poter ricostruire il passato, cosa che si rivela falsa e impossibile, per quanto la somiglianza tra le due donne sia perfetta. Nonostante lincredibile conformità esteriore si rende progressivamente conto che la spiritualità, la sensibilità e i sentimenti della donna che aveva amato per dieci anni non possono essere gli stessi. Nel testo di Rodenbach la città che fa da teatro a questa vicenda è caratterizzata dalle sue atmosfere grigie e nebbiose, intrise di mistero. La sposa perduta si identifica continuamente con la città, anchessa morta, che attraverso la sua impalpabilità riflette lo stato danimo del protagonista, le sue angosce, i suoi smarrimenti e la sua inesausta ricerca di un amore perfetto che non si può più ritrovare. Inseguendo questa utopia lui, come la città, affonda nelle acque morte.
Questambientazione, così poetica e coinvolgente, ha suggestionato Erich Wolfgang Korngold, che ha composto unopera densa di atmosfere romantiche e liriche, che mettono in evidenza il senso di disfacimento vissuto dal protagonista, descrivendo con la musica il suo stato danimo altilenante, che oscilla perennemente tra slanci e ripiegamenti.
Questa è lopera che mi trovo a dover allestire, senza tradirla e cercando una analogia tra la città e la storia narrata. In questo senso fondamentale è lidea che questa città sia costruita sullacqua, perché oltre a corrispondere allo stato emotivo dei personaggi fa nascere immediata una forte similitudine con Venezia. Alla Fenice, è naturale prendere a modello proprio Venezia, tanto più che questa mia nuova esperienza segue in modo diretto quella dellanno passato, quando diressi Death in Venice di Benjamin Britten. Per molte ragioni questa è in qualche modo la continuazione di quello spettacolo, quasi formassero un discorso unitario. Come allora avevo posto laccento su unatmosfera lagunare fatta di nebbie, di smarrimenti, di angosce e lannientamento del personaggio era messo a confronto con questa città proprio così adesso in Korngold ripropongo il clima inquietante di un percorso verso la morte e verso limpossibile realizzazione dei propri ideali.
Per quanto riguarda la traduzione in immagini di queste sensazioni, ho dato un ruolo da protagonista allacqua, che sarà sempre presente sulla scena. Ma funzione non secondaria avrà la nebbia, che simboleggia il comporsi e subito dopo il disperdersi, del percorso intimo del protagonista. Sono stati danimo di grande speranza che si alternano ad altri di cupa disperazione, quando si fa strada la consapevolezza che questo ritrovamento non ha riscontro nella realtà. Questa dicotomia sentimentale attraverso la musica raggiunge momenti di grande emozione, nei quali è facile riconoscersi, perché ognuno di noi coltiva sogni impossibili. Venezia, come accadeva in Death in Venice, è evocata attraverso immagini della memoria, accenni ad una realtà onirica e riproposta in una dimensione mentale e poetica.» (l.m.)
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