drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Veneziamusica e dintorni n.26 gennaio/febbraio 2009
«La città morta» di Korngold secondo Pier Luigi Pizzi


gennaio/febbraio 2009, n.26
ISSN 1971-8241

«Tutto nasce da Bruges-La-Morte di Georges Rodenbach, un romanzo breve che racconta la storia di autoannientamento del protagonista: costui, perduta la moglie, si trova a vivere una inquietante esperienza, credendo di riconoscere in una donna che incontra per la strada una sosia della morta. Pensa in tal modo di poter ricostruire il passato, cosa che si rivela falsa e impossibile, per quanto la somiglianza tra le due donne sia perfetta. Nonostante l’incredibile conformità esteriore si rende progressivamente conto che la spiritualità, la sensibilità e i sentimenti della donna che aveva amato per dieci anni non possono essere gli stessi. Nel testo di Rodenbach la città che fa da teatro a questa vicenda è caratterizzata dalle sue atmosfere grigie e nebbiose, intrise di mistero. La sposa perduta si identifica continuamente con la città, anch’essa morta, che attraverso la sua impalpabilità riflette lo stato d’animo del protagonista, le sue angosce, i suoi smarrimenti e la sua inesausta ricerca di un amore perfetto che non si può più ritrovare. Inseguendo questa utopia lui, come la città, affonda nelle acque morte.

Quest’ambientazione, così poetica e coinvolgente, ha suggestionato Erich Wolfgang Korngold, che ha composto un’opera densa di atmosfere romantiche e liriche, che mettono in evidenza il senso di disfacimento vissuto dal protagonista, descrivendo con la musica il suo stato d’animo altilenante, che oscilla perennemente tra slanci e ripiegamenti.

Questa è l’opera che mi trovo a dover allestire, senza tradirla e cercando una analogia tra la città e la storia narrata. In questo senso fondamentale è l’idea che questa città sia costruita sull’acqua, perché oltre a corrispondere allo stato emotivo dei personaggi fa nascere immediata una forte similitudine con Venezia. Alla Fenice, è naturale prendere a modello proprio Venezia, tanto più che questa mia nuova esperienza segue in modo diretto quella dell’anno passato, quando diressi Death in Venice di Benjamin Britten. Per molte ragioni questa è in qualche modo la continuazione di quello spettacolo, quasi formassero un discorso unitario. Come allora avevo posto l’accento su un’atmosfera lagunare fatta di nebbie, di smarrimenti, di angosce e l’annientamento del personaggio era messo a confronto con questa città proprio così adesso in Korngold ripropongo il clima inquietante di un percorso verso la morte e verso l’impossibile realizzazione dei propri ideali.

Per quanto riguarda la traduzione in immagini di queste sensazioni, ho dato un ruolo da protagonista all’acqua, che sarà sempre presente sulla scena. Ma funzione non secondaria avrà la nebbia, che simboleggia il comporsi e subito dopo il disperdersi, del percorso intimo del protagonista. Sono stati d’animo di grande speranza che si alternano ad altri di cupa disperazione, quando si fa strada la consapevolezza che questo ritrovamento non ha riscontro nella realtà. Questa dicotomia sentimentale attraverso la musica raggiunge momenti di grande emozione, nei quali è facile riconoscersi, perché ognuno di noi coltiva sogni impossibili. Venezia, come accadeva in Death in Venice, è evocata attraverso immagini della memoria, accenni ad una realtà onirica e riproposta in una dimensione mentale e poetica.» (l.m.)



.

cast indice del volume


 













 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013