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Lezioni di cinema

A cura di Gilles Jacob

Milano, Editrice il Castoro, 2007, pp. 212, euro 20
Lezioni di cinema dell’Editrice il Castoro è una raccolta in forma di singoli saggi degli incontri con sedici registi, tenutisi a partire dal 1991 al Festival di Cannes, in ordine cronologico: Francesco Rosi, Wim Wenders, Bertrand Tavernier, Volker Schlöndorff, André Delvaux, Andrej Končalovskij, Miloš Forman, Youssef Chahine, Theo Angelopulos, Agnès Varda, Wong Kar-wai, Nanni Moretti, Oliver Stone, Stephen Frears, Ousmane Sembene, Sydney Pollack.

Ognuno di loro in modo diverso, tra l’aneddotico e l’autobiografico, racconta cosa significa girare un film, quale sia il misterioso e affascinante processo creativo che nasce dalla necessità di espressione e che prende forma attraverso il contributo, la collaborazione non sempre automatica di più persone: dallo sceneggiatore al direttore della fotografia, dall’attore al montatore. Tutti i registi, qui maestri d’eccezione, rivelano la loro esperienza dalla creazione alla messa in scena. Come dice Francesco Rosi: «Non si è mai sicuri di aver raggiunto la verità di quello che si voleva dire, mai certi di essere capaci di assumersi la responsabilità del legame fra sé e gli altri. Non si può essere solitari. La creazione in origine è certamente un atto solitario, ma l’oggetto della creazione appartiene a tutti, è un oggetto sociale. Essere creatore deriva da questa esigenza: ci si rende conto di avere una responsabilità nei confronti di tutti, e occorre assumersela completamente, malgrado i dubbi e le sofferenze». In questo volume, che sembra pensato per i cinefili, data la facilità di lettura, la scorrevolezza dei racconti e lo stile più discorsivo che non scientifico, si alternano esperienze professionali e umane le più diverse. Wenders dispensa pillole di filosofia sulla messa in forma dello sguardo: «È solo l’atteggiamento che determina lo sguardo»; «Seguire una sceneggiatura alla lettera significa rischiare di non trovare più niente da esplorare»; «Il montaggio non è altro che un atto di scelta. L’atto di verità sono le riprese»; «Tutto ciò che conta nel cinema è inspiegabile».

Mentre intense e cariche di vissuto concreto sono le lezioni, o piuttosto le autobiografie, dei registi Oliver Stone e Ousmane Sembene. Stone racconta della sua esperienza di studente di cinema alla New York University, dopo il rientro dalla guerra in Vietnam. Suo maestro era Martin Scorsese e le lezioni sulla direzione degli attori erano tenute da John Cassavetes. Egli racconta della sua necessità di trasferire nei suoi film la paura, il dolore e la crudeltà della guerra a seguito dell’esperienza che aveva da poco vissuto. Sembene, recentemente scomparso nel giugno del 2007, racconta della sua passione sin da piccolo per i cantastorie e del suo arrivo alla regia dopo diversi anni trascorsi a fare i più svariati e umili lavori. Ha fatto per dieci anni lo scaricatore di porto a Marsilia e da membro della classe operai francese ha voluto conoscere il continente nero, percorrendo, a piedi, con il cammello, a cavallo, in piroga, tutta l’Africa, grazie ad appoggi di familiari, amici, conoscenti. Dopo questo lungo viaggio di recupero della memoria e formazione della propria identità, Sembene ha sentito la necessità di imparare a fare cinema per raccontare come un cantastorie la storia dell’Africa e del suo popolo. A quarant’anni andò così ad una scuola di cinema a Mosca.

Lezioni di cinema è un libro che nasce da un paradosso e da una sfida: quella di poter trasferire in parole un "saper fare" che è individuale, dell’autore, ma che è anche e soprattutto un lavoro collettivo, un insieme di più competenze. Come dice Wenders: «Tutto ciò che conta nel cinema è inspiegabile. Secondo me, non si lascia insegnare. Ne sono convinto. Perché sono seduto qui, allora, occupato a iniziare una "lezione di cinema"? Forse per chiarire questo paradosso con voi questo pomeriggio…». Nanni Moretti ancora più drastico inizia la sua lezione con la frase: « non ho imparato niente e non ho niente da insegnare». Anche Forman diffida nella possibilità di trasferire il suo sapere: « Non abbiate paura, avvicinatevi e ascoltate, rimarrete delusi! Quando ero studente e partecipavo a questo genere di incontri, speravo sempre che il conferenziere invitato mi rivelasse il segreto o la ricetta per fare un film. bisogna dire che sono sempre stato deluso, sempre… Sembra molto semplice: dire la verità senza essere noioso. Tutto qui. Ma non è così facile. Perché la verità, nella maggior parte dei casi, è molto noiosa. E scoprire una verità è molto raro. Un alto modo per piacere è dire la verità banale, ma dirla in modo sorprendente, nuovo, divertente, eccitante. Proviamo». I lettori potranno verificare se la prova è stata superata.

Anna Gilardelli


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