drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Luca Ronconi, Progetto Domani


a cura di Cristian M. Giammarini, Milano, Ubulibri, 2007 (collana «I libri bianchi»), pp. 336.
ISBN 9788877482907

Sono passati quasi due anni da quando a Torino è calato il sipario sul ‘Progetto Domani’ – l’ambizioso ciclo di cinque spettacoli diretti da Luca Ronconi in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006 – e oggi l’uscita per i tipi Ubulibri dell’elegante monografia dall’omonimo titolo, a cura di Cristian M. Giammarini, nella collana «I libri bianchi», fornisce una preziosa occasione per riconfrontarsi – ormai sulla base di un conseguito distacco critico – con questo tanto discusso (e per certi versi discutibile) ‘evento’ teatrale, pluripremiato sì, ma ad un tempo oggetto di non poche pesanti censure.

Sin dall’Introduzione firmata da Cristian Giammarini – interprete di formazione ronconiana direttamente coinvolto nel progetto in qualità di attore – il volume, rinunciando a qualsivoglia prospettiva valutativa, si offre come una obiettiva, per quanto appassionata, testimonianza ‘dall’interno’ del complesso lavoro di messa in scena che nel febbraio 2006 portò in rapida successione ai debutti torinesi di Troilo e Cressida di William Shakespeare, di Atti di guerra di Edward Bond, de Il silenzio dei comunisti di Vittorio Foa, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin, de Lo specchio del diavolo di Giorgio Ruffolo ed infine di Biblioetica. Dizionario per l’uso di Gilberto Corbellini, Pino Donghi e Armando Massarenti, tutti per la regia di Luca Ronconi.

Scandita in cinque sezioni, intestate ai cinque diversi spettacoli, la mera rilevazione degli accadimenti si viene orchestrando, nel corso dello studio di Giammarini, in una articolata, e teatralissima, partitura polifonica in cui la voce di Ronconi, si intreccia agli interventi dei principali autori viventi dei copioni e alle considerazioni dei tre protagonisti del Silenzio dei comunisti, spettacolo d’attore per eccellenza nel contesto di questa grande fabbrica registica. In perfetta omologia con la natura multiforme del progetto di partenza, ne esce un saggio composito a chiara vocazione enciclopedica, non alieno da un gusto spiccato per la sottile ironia, in cui il découpage della drammaturgia shakespeariana o di Bond si avvicenda ai bilanci dei cambiamenti di scenari storici caratteristici degli ultimi decenni, alle valutazioni prospettiche sullo sviluppo sostenibile o alle analisi dell’aberrante scandalismo ‘pornogenetico’ che inquina la perspicuità dei dibattiti bioetici contemporanei.

Tra le pieghe di questo policentrico e sincretistico catalogo – così in odore di liquida ed instabile tuttologia postmoderna, se non fosse per l’ansia di capire ‘neo-illuminista’ da cui è dominato in modo non dissimile dalla sua fonte teatrale – a margine dell’inchiesta sui temi scottanti del progetto prende corpo una stimolante summa della poetica teatrale di Ronconi tutta tesa a definire in fieri la matrice fisiologico-linguistica della recitazione ‘ronconiana’, a fotografare l’inclinazione architettonica del ductus ermeneutico del maestro, a redigere l’inventario delle sue ossessioni estetiche e a circoscrivere e circostanziare la sua maniacale attenzione per la vexatissima quaestio della nuova drammaturgia, affrontata notoriamente non tanto nei termini di una trascrizione in chiave ‘contemporanea’ della grammatica teatrale tradizionale, sibbene in quelli della fondazione ex novo di un linguaggio scenico genuinamente ‘contemporaneo’ strutturato su sagaci mutuazioni da paradigmi comunicativi extrateatrali.

Sottrattosi al pericolo della caduta in facili accensioni (auto)celebrative ­– non certo rare allorquando ci si cimenta nella rendicontazione del proprio diretto vissuto – anche in virtù di una esposizione piana (forse a tratti al limite dell’elementare), il referto di Giammarini, probabilmente un po’ lacunoso in merito alla pianificazione del Progetto, ha forse i propri limiti più evidenti sul piano storico-critico nell’appiattimento del percorso di messa in scena in una sorta di sistematizzazione sincronica, e tutto sommato ‘per comparti stagni’, sicuramente comoda ai fini del conseguimento di una certa chiarezza, ma al tempo stesso poco adatta a render adeguatamente giustizia alla processualità sfaccettata e contraddittoria, fitta di rimandi interni, della creazione scenica di Ronconi, e sul piano dell’organizzazione della materia in un malcelato squilibrio tra le varie componenti del discorso, verosimilmente solo in parte giustificabile con il diverso peso dei singoli allestimenti.

A prescindere dagli appunti che gli possono essere mossi, il volume Ubulibri sul ‘Progetto Domani’, facendo propri gli scoperti moventi dell’ardita esperienza teatrale da cui prende le mosse e riproponendo nei fatti l’eterno mito ronconiano dello ‘spettacolo infinito’ che eccede lo spettatore, vale soprattutto per la sua capacità di porsi come stimolo provocatorio per riavviare la riflessione sul senso e sulla legittimità della pratica scenica nel mondo di oggi, forse oggi dati troppo per scontati. Ammirevole, quando non condivisibile, la pionieristica tenacia con cui Ronconi combatte da decenni per portare avanti la sua visione del teatro come strumento di conoscenza complessa maturata attraverso l’esperienza, refrattaria ad ogni riduzione della scena alla dimensione di puro intrattenimento, per quanto ‘alto’, e tutta innervata dall’opposta volontà di accordare al teatro quella dignità di spazio culturale che l’intellighenzia italiana fatica ad accordargli.

Ammirevole, quando non condivisibile, il suo serrato e lucido confronto con i nuovi media nel tentativo più ancora che di scoprire grotowskianamente lo specifico teatrale, di arricchire la sintassi scenica di nuove possibilità di senso collettivo e comunitario, al di fuori degli steccati esoterici della cosiddetta ‘ricerca’. Ed è proprio di questa tenacia e di questo confronto che si nutrono le pagine di Progetto Domani.




di Claudio Longhi


copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013