La rivista dedica un numero monografico ad Alexander Kluge, scrittore, tra i firmatari nel 1962 del Manifesto di Oberhausen che ha dato inizio al Giovane Cinema Tedesco, autore di apprezzati film tra i quali Die Artisten in der Zirkuskuppel: ratlos (Artisti sotto la tenda del circo: perplessi), e vincitore nel 2002 dell'Orso d'Oro alla carriera. I contributi raccolti da Klemens Gruber e Christian Schulte esplorano le diverse aree espressive, analizzano materiali eterogenei, individuano i principi teorici e le prospettive di ricerca di questo prestigioso artista tedesco.
La raccolta si apre con unintervista di Kluge a Ulrike Sprenger, traduttrice danese, che spiega le caratteristiche linguistiche dei romanzi, la musicalità della parola talvolta simile alla melodia del libretto dopera e, di conseguenza, le difficoltà e le insidie della traduzione. Il contributo di Rainer Stollmann, Die Erfahrung ist die Message. Notizen zu den Fernsehgesprächen von Alexander Kluge mit Heiner Müller, dimostra i punti di convergenza tra i due personaggi, come emerge dalle interviste televisive rilasciate dallautore di Hamletmachine allo stesso Kluge. Il discorso si allarga al confronto tra le diverse posizioni ideologiche assunte in merito a temi comuni, e alla fine emerge una netta biforcazione così sintetizzabile: "Müller è un drammatico epico, Kluge un epico drammatico" (p. 20).
Di seguito ai Sechs Kometen di Kza Han, si incontra il saggio di Herbert Holl, Paulinische Lieblichkeit und proletarische Öffentlichkeit bei Alexander Kluge. Lo studioso dimostra la convergenza della concezione delluomo sostenuta da Karl Marx nel Capitale e del pensiero religioso degli apostoli Pietro e Paolo relativamente al concetto di salvezza dellanima negli scritti dellintellettuale tedesco, quali Öffentlichkeit auf Leben und Tod, Chronik der Gefühle, e Die Lücke, die der Teufel lässt. Dalla citazione ricavata dal film Die Macht der Gefühle - "In ogni opera, che tratta di redenzione, una donna sarà sacrificata in cinque atti" – Christian Schulte, nel saggio Opern–Stenogramme, ricostruisce il progetto realizzato da Kluge allinizio degli anni Ottanta, intitolato Der imaginäre Opernführer e rivolto a letteratura, cinema e televisione. Dallanalisi emergono gli influssi artistici di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno (in particolare di Dialetik der Aufklärung) e i legami artistici con Heiner Müller.
Die Wächter des Sarkophags, contributo di Henning Burk, contiene una lunga intervista rilasciata nel marzo 1996 da Kluge alla rivista tedesca "ARD", in occasione del decennale della tragedia di Chernobyl. Sempre nel 1996 era stato pubblicato dallo stesso Die Wächter des Sarkophags, in cui si affrontava lo stesso argomento in una conversazione con scienziati e ingegneri. Prendendo spunto dallinterpretazione data al film Die Artisten in der Zirkuskuppel: ratlos da Pier Paolo Pasolini - secondo il quale "Lopera ‘scritta da Kluge non è unopera di neoavanguardia: essa è un revival dellavanguardia artistica" - Klemens Gruber, nel saggio Avantgarde/Arrièregarde, ne approfondisce la posizione, studiando soprattutto gli scritti, e in modo particolare Ästhetik und Kommunikation.
Al centro dellintervento di Werner Rappl, Mapping statt Zapping, si pone il ricco capitolo creativo dei programmi televisivi che, sommati, producono oltre mille ore negli ultimi quindici anni. Lo studioso ricostruisce il pensiero politico dellautore e indaga le tecniche usate nel montaggio della parola e dellimmagine. La funzione dellaneddoto nella struttura drammaturgica del film, assunto da Kluge con la funzione di documento, costituisce largomento affrontato da Winfried Siebers in Das Fragezeichen der Poesie. Claus Philipp propone, in Godard: – antwortet nicht, una attenta riflessione sul libro di Kluge, Geschichten vom Kino, soffermandosi maggiormente sui passaggi dedicati a Godard. Chiudono questo interessante volume di "Maske und Kothurn" i contributi di Joseph Vogl, Kluges Fragen, in cui lo studioso illustra il modo kafkiano adottato dallartista nel porre domande che sollevano scottanti questioni non offrendo mai una risposta definitiva, e di Beata Wiggen che illustra i metodi di lavoro di Kluge.
Massimo Bertoldi
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