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Elena Cervellati

Théophile Gautier e la danza.
La rivelazione del corpo nel balletto del XIX secolo

Bologna, CLUEB, 2007, pp. 256, € 24,00
ISBN 978-88-491-2832-1

Il libro di Elena Cervellati, Théophile Gautier e la danza. La rivelazione del corpo nel balletto del XIX secolo, è un testo che arricchisce la storia del balletto romantico e dei suoi protagonisti. 

E questo perché la studiosa traccia non solo un profilo di Théophile Gautier, intellettuale e giornalista testimone del balletto ottocentesco, ma anche perché correda il volume di un’appendice dedicata ad una scelta di feuilletons ‘gautieriani’ non ancora tradotti in italiano e poco conosciuti. 

Riportate in ordine cronologico, con l’indicazione della data e del titolo del periodico di riferimento, queste testimonianze presentano osservazioni sui balletti dell’epoca, giudizi sugli interpreti, divi o debuttanti, resoconti di “bals d’òpera” o di pièces che, pur non avendo una matrice coreutica, assegnano al corpo che danza una particolare importanza. Il tutto in una sorta di ‘ripresa dal vivo’ che costituisce l’originale pregio di questo volume che, nella prima parte, è incentrato sul corpo in movimento «come opera d’arte carnale e ideale» e sullo spettacolo di danza «come fonte di meraviglia, di seduzione e di conoscenza», visti e letti da Théophile Gautier. Iniziatore della  critica di danza in Francia e osservatore attento della realtà sociale, politica e culturale della Parigi degli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo.    

Dopo un’Introduzione che contestualizza il balletto romantico con suoi protagonisti, i luoghi delle messinscene nella ville lumière tra il 1830 e il 1872, Elena Cervellati inizia il suo ‘viaggio’ nella sezione intitolata «Raccontare il corpo: feuilletons sulla danza» per soffermarsi sul giornalismo coreutico legato alla penna di Théophile Gautier, che inizia a scrivere nel 1830 come feuilletoniste. Ovvero scrittore di articoli posti nella parte bassa di ogni pagina e per questo di impostazione più leggera e «ciarliera».

L’autrice in questa parte prende in esame i feuilletons di danza rilevando l’attenzione posta da Gautier all’esecuzione degli spettacoli nelle componenti scenografiche, costumistiche, coreografiche, musicali (GiselleLa PériGemmaLa SylphideLa Gipsy), alle interpreti (Maria Taglioni, Fanny Essler, Carlotta Grisi, Fanny Cerrito, Thérèse Elssler, Eugènie Fiocre, Carolina Rosati, Lucien Petipa, Jules Petipa, Arthur Saint-Leon), alle reazioni del pubblico, per poi passare ad analizzare  «il corpo descritto» cioè il corpo della ballerina classica di cui Théophile loda le particolari attrattive e deplora l’eccessiva magrezza. Inoltre Elena Cervellati non dimentica di rimarcare come per il giornalista il balletto fosse «l’opera più sintetica, più generale, umanamente più comprensibile» che si potesse ottenere e, riportando importanti giudizi dei contemporanei, mette il luce il valore del corpus dei feuilletons ‘gautieriani’ per la storia della critica di danza dell’epoca e successiva. 

Nel capitolo dedicato a «Immaginare il corpo: i libretti per balletto» la studiosa racconta come sono nati i libretti che Gautier ha scritto per GiselleLa PériPaqueretteGemmaYanko le banditSacountala e accenna anche a quelli rimasti sulla carta, evidenziando come i libretti fossero pensati in funzione non solo di scelte artistico-letterrarie ma «anche dalla necessità di escogitare soluzioni tecnico-professionali adeguate» alla messinscena stessa.

In «Rievocare il corpo: appunti di viaggio, poesia e prosa» Elena Cervellati coglie Gautier nelle vesti di cronista sempre intento, mentre scrive resoconti di viaggio in Spagna, in Russia, in Turchia, a parlare degli spettacoli di danza visti in questi paesi e nell’ultimo capitolo, intitolato «Riconquistare il corpo: dagli occhi al cuore», l’autrice approfondisce la danza e il balletto come «spectacle oculaire». Una definizione dello stesso Gautier che, all’epoca, fu il primo a rendersi conto che il balletto era uno spettacolo composito e in grado di rispecchiare il concetto dell’«art pour l’art».


di Gabriella Gori


Il critico del balletto romantico

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