Il
libro di Elena Cervellati, Théophile Gautier e la danza. La
rivelazione del corpo nel balletto del XIX secolo, è un
testo che arricchisce la storia del balletto romantico e dei suoi
protagonisti. E
questo perché la studiosa traccia non solo un profilo di Théophile
Gautier, intellettuale e giornalista testimone del balletto
ottocentesco, ma anche perché correda il volume di unappendice
dedicata ad una scelta di feuilletons ‘gautieriani
non ancora tradotti in italiano e poco conosciuti. Riportate
in ordine cronologico, con lindicazione della data e del titolo
del periodico di riferimento, queste testimonianze presentano
osservazioni sui balletti dellepoca, giudizi sugli interpreti,
divi o debuttanti, resoconti di “bals dòpera” o
di pièces che, pur non avendo una matrice
coreutica, assegnano al corpo che danza una particolare importanza.
Il tutto in una sorta di ‘ripresa dal vivo che costituisce
loriginale pregio di questo volume che, nella prima parte, è
incentrato sul corpo in movimento «come opera darte carnale e
ideale» e sullo spettacolo di danza «come fonte di meraviglia, di
seduzione e di conoscenza», visti e letti da Théophile Gautier.
Iniziatore della critica di danza in Francia e osservatore
attento della realtà sociale, politica e culturale della Parigi
degli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo. Dopo
unIntroduzione che contestualizza il balletto romantico con suoi
protagonisti, i luoghi delle messinscene nella ville lumière
tra il 1830 e il 1872, Elena Cervellati inizia il suo ‘viaggio
nella sezione intitolata «Raccontare il corpo: feuilletons
sulla danza» per soffermarsi sul giornalismo coreutico
legato alla penna di Théophile Gautier, che inizia a scrivere nel
1830 come feuilletoniste. Ovvero scrittore di
articoli posti nella parte bassa di ogni pagina e per questo di
impostazione più leggera e «ciarliera». Lautrice
in questa parte prende in esame i feuilletons di
danza rilevando lattenzione posta da Gautier allesecuzione
degli spettacoli nelle componenti scenografiche, costumistiche,
coreografiche, musicali (Giselle, La Péri, Gemma, La
Sylphide, La Gipsy), alle interpreti (Maria Taglioni,
Fanny Essler, Carlotta Grisi, Fanny Cerrito, Thérèse Elssler,
Eugènie Fiocre, Carolina Rosati, Lucien Petipa, Jules Petipa, Arthur
Saint-Leon), alle reazioni del pubblico, per poi passare ad
analizzare «il corpo descritto» cioè il corpo della
ballerina classica di cui Théophile loda le particolari attrattive e
deplora leccessiva magrezza. Inoltre Elena Cervellati non
dimentica di rimarcare come per il giornalista il balletto fosse
«lopera più sintetica, più generale, umanamente più
comprensibile» che si potesse ottenere e, riportando importanti
giudizi dei contemporanei, mette il luce il valore
del corpus dei feuilletons ‘gautieriani
per la storia della critica di danza dellepoca e successiva. Nel
capitolo dedicato a «Immaginare il corpo: i libretti per balletto»
la studiosa racconta come sono nati i libretti che Gautier ha scritto
per Giselle, La Péri, Paquerette, Gemma, Yanko
le bandit, Sacountala e accenna anche a quelli
rimasti sulla carta, evidenziando come i libretti fossero pensati in
funzione non solo di scelte artistico-letterrarie ma «anche dalla
necessità di escogitare soluzioni tecnico-professionali adeguate»
alla messinscena stessa. In
«Rievocare il corpo: appunti di viaggio, poesia e prosa» Elena
Cervellati coglie Gautier nelle vesti di cronista sempre intento,
mentre scrive resoconti di viaggio in Spagna, in Russia, in Turchia,
a parlare degli spettacoli di danza visti in questi paesi e
nellultimo capitolo, intitolato «Riconquistare il corpo: dagli
occhi al cuore», lautrice approfondisce la danza e il balletto
come «spectacle oculaire». Una definizione dello stesso Gautier
che, allepoca, fu il primo a rendersi conto che il balletto era
uno spettacolo composito e in grado di rispecchiare il concetto
dell«art pour lart».
di Gabriella Gori
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