Nel 1623 Giovan Battista Andreini, nella premessa al poema agiografico Tecla vergine e martire, parla di «incessabil agitazione» in riferimento agli spostamenti da una piazza teatrale all'altra, uno dei topoi del mondo dei comici dellarte che, lungi dal rappresentare unaffascinante autonomia liberatoria come nell'immaginario, incarna per Andreini, e così per altri attori professionisti del tempo, un vincolo estenuante verso la legittimazione del comico e lequiparazione del suo mestiere alla rispettabilità delle altre professioni allinterno della società del tempo. «Il grembo materno del viaggio», metafora immaginaria e utopica della realtà degli attori vaganti, rappresentava una lama a doppio taglio, prova ne è il fatto che molti comici cercarono sempre, quando possibile, di affiancare al loro mestiere una fonte di guadagno più sicura, che fosse soprattutto stabile e sedentaria.
Il lavoro di Fabrizio Fiaschini indaga la vicenda biografica e artistica di Giovan Battista Andreini proprio alla luce dello sforzo costante verso laffrancamento dallitineranza degradante delle piazze minori, alla conquista di quella legittimazione dellarte comica al pari della cultura letteraria più alta e di quella solida autonomia che gli potevano essere garantite soltanto con una ben organizzata rete di relazioni stabili e prestigiose nelle corti più importanti del tempo. Così per la piazza di Firenze lautore si concentra sullambito accademico con il quale Andreini fu a lungo in contatto, quello degli Spensierati, allinterno del quale egli comincerà a tessere il suo ritratto di comico letterato con le prime stampe, il dialogo della Saggia Egiziana e la tragedia Florinda. Grazie allamicizia con le personalità di primo piano dellaccademia, come Francesco Vinta, Vincenzo Panciatichi, Giovanni Soranzo, i vallombrosani Ippolito Cerboni e Crisostomo Talenti, lAndreini degli esordi comincia a delineare la sua tattica promozionale, che verrà portata avanti, affinata e potenziata, nelle altre tappe strategiche della sua itineranza.
Fondamentale sarà la piazza milanese dei Borromei, dove Andreini pubblicherà numerose opere nelle quali, oltre a rimarcare il modello ideale di attore integrato nella società, si spingerà oltre verso una trasfigurazione del tutto inedita, ma astutamente mirata in considerazione della ‘rivoluzione umanistica di Carlo e Federico Borromeo, che porta lattore comico a incarnare quella conciliazione fra profano e devoto fino ad allora ritenuta improponibile; così Andreini, rispettoso dei dettami della controriforma, può arrivare a concepire una sacra rappresentazione, lAdamo, dove, con la facciata esteriore della missione pedagogico-religiosa, si proprone un nuovo modello di teatro religioso basato sullincontro di tematiche sacre, erudizione, linguaggio dellarte e sperimentazione barocca.
Passando per lesperienza bolognese, con il poema Penitente alla santissima Vergine del Rosario, per quella vicentina de Le cinque rose del giardino di Berico, infine quella bresciana de Il conflitto, guerra tra bresciani e cremonesi con la conversione di SantObicio, nobile bresciano, lungo un percorso che non può non soffermarsi sui dedicatari della produzione sacra di Andreini, il volume ricostruisce la genesi, la trasformazione e il compimento della rivoluzione poetica andreiniana, nellarticolato progetto di integrazione dellattore seicentesco allinterno della cultura controriformista, che vide nella consorte Virginia Ramponi e nella sua identificazione con il personaggio di Maria Maddalena, il modello più alto e suggestivo del processo di redenzione cristiana del comico.
Caterina Pagnini
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