drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Vittorio Franceschi

Il sorriso di Daphne tra regine e naufragi


Milano, Ubulibri, 2007, pp. 163, euro 16,95
ISBN 9788877482938

Il percorso artistico di Vittorio Franceschi, attore, regista e autore, è lungo quasi cinquanta anni e si articola dal cabaret all’impegno politico, dal monologo alla commedia. La militanza sul palcoscenico ha sicuramente inciso sul rapporto dell’artista bolognese con la parola teatrale, modellandone e personalizzandone la fisicità per calarla in una struttura sintattica fluida, pulita e ben orchestrata nella distribuzione dei dialoghi e dei monologhi. Ne è conferma la preziosa antologia recentemente pubblicata dalla milanese Ubulibri (Il sorriso di Daphne tra regine e naufragi, La Regina dei cappelli, I naufragi di Maria), affidata alla cura di Franco Quadri.

Pur nella diversità dei percorsi di vita, i vari personaggi sono uniti da un sottile filo rosso. Sono figure lacerate dal dramma delle loro tragiche esistenze, posseggono qualcosa di intimo, simile ad un segreto, animano un gioco pericoloso con se stessi e con il reale, che poi ne decreta la dissoluzione. Comunica tenerezza ed inquietudine il professor Vanni, protagonista de Il sorriso di Daphne, un brillante botanico costretto ormai su una sedia a rotelle, che ha scoperto una pianta esotica nel Borneo, battezzata Daphne, in grado di distillare gocce di veleno mortale da ogni foglia strappata. Il sorriso diventa la morte, perché una studentessa, che ha trovato nello studioso il suo mentore e il grande amore, dopo vari appassionati colloqui conditi di scienza e sentimenti, acconsente a somministrare a Vanni la linfa mortale. Il grande gesto d’amore solleva il tema dell’eutanasia quale scelta alternativa ad un destino di terapie ospedaliere, visto che il malato non sopporta nemmeno le cure della sorella, figura piccolo borghese assillata dal disordine e incapace di rapportarsi alle manie dell’intellettuale scettico e sarcastico, che prova passione per il vino Barolo annata ’64 e il violino, cita Ungaretti e Quasimodo.

Come nel Sorriso di Daphne, commedia in due atti vincitrice del Premio Enrico Maria Salerno nel 2004, la condanna alla paralisi fisica alimenta ricordi e sogni fa vagheggiare, anche ne La Regina dei cappelli (1997) l’infermità muove i meccanismi della fantasia, azionati da leve drammaturgiche che trasferiscono lo sviluppo narrativo della vicenda in un contesto fiabesco dalle tinte angoscianti. La regina del titolo è una donna bellissima e mitologica ma non deve apparire alla vista dei mille ammiratori. Sfruttando il canale mediatico per rendere spettacolari le pose da indossatrice di cappelli, nasconde la parte inferiore del proprio corpo in quanto martoriata da una devastante ed inguaribile infezione, fino a quando, come nelle favole, irrompe il bellissimo principe azzurro. Per magia guariscono le gambe malate, la Dea acquista i caratteri della donna reale con i problemi di ordine quotidiano, mentre avanzano i capelli e le rughe dell’età. Tuttavia, sarà una gioia amorosa effimera. Sostenuto da una comicità graffiante, Franceschi coniuga nella parabola esistenziale della figura femminile la metafora del divismo e del culto dell’immagine, intesi come perverso sistema consumistico in cui agiscono schiere di avidi paparazzi, si animano i mercati televisivi e gli sponsor, si agitano i deliri popolari.

I naufragi di Maria (1999) è il capolavoro di questa interessante antologia di inediti proposta da Ubulibri. Crudi e crudeli, spietati e di sconcertante attualità, quasi fossero direttamente ricavati da fatti di cronaca nera, i venti quadri del testo disegnano un percorso di violenza muta e soffocata. Maria è una ragazzina di dodici anni, balbuziente, vittima di abusi sessuali dalla tenera età, a partire dal padre che la tiene incatenata al letto e la costringe alla prostituzione. La stanza-prigione rispecchia il degrado morale di un mondo di emarginati privi di valori positivi e di speranza, incatenati, come Maria, ai piedi del 'letto-luogo di tortura', al più profondo squallore. In questo labirinto la protagonista riesce a trovare il suo filo di Arianna, che le permette di viaggiare in un mondo di fantasia leggendo un atlante e ad alta voce le cronache di antichi naufragi scritte in un libro regalatole da un anziano professore, che si è innamorato di lei solo sfiorandole la mano. In queste storie di avventure Maria vive il gioco dell’immedesimazione, sogna il mare che non ha mai visto e i naufragi. Anche il professore, da parte sua, sogna di riscattare la propria vita mediocre nel lavoro e insipida negli affetti coniugali. In un crescendo di passione, sempre più cieca e delirante, l’uomo abbandona la moglie, fugge con la ragazza nel tentativo di salvarla, uccide un uomo, poi finisce pure lui tragicamente. Alla fine Maria realizzerà il sogno. Andrà al mare, immergerà i piedi nell’acqua tiepida, dirà: "Mare, bel mare (…) tu mi nascondi qualcosa". Qualche istante dopo "sul fondo appaiono due zingarelle. Una indica Maria all’altra", informa la didascalia posta in chiusura del dramma.


Massimo Bertoldi


copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013