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Francesc Massip Bonet

Història del teatre català. 1. Dels orígens a 1800


Tarragona, Arola Editors, 2007, pp. 364, s.i.p.
ISBN 978-84-96639-41-6

Mentre scrivo questa recensione giunge sul mio tavolo un altro manuale, quello di Josep Maria Valldaura, Història del teatre a Catalunya (Vic-Lleida, Eumo Editorial- Pagès Editors, 2006), che, al contrario di Francesc Massip Bonet, propone una storia di tutto il teatro fatto in Catalogna. Senza entrare nel merito dell'operato di Valldaura, credo che la scelta di Massip di circoscrivere il campo d'indagine linguistico sia, di gran lunga, più proficua. La sua è la prima storia specifica del teatro catalano pubblicata negli ultimi trent'anni. La precedente fu quella di Xavier Fàbregas del 1978, Història del teatre català. Un'opera, ormai  introvabile, che si arresta peraltro agli albori del teatro indipendente. Ma il vero 'antefatto' è la catalana Història del Teatre di Francesc Curet (1967), manuale di più ampio respiro, generosamente erudito nei dati offerti al lettore, corredato da una buona iconografia (fotografie, disegni, incisioni, ecc.), anche se limitatamente analitico e spesso sopra le righe nei commenti di matrice patriottica.

È bene che ogni generazione riprogrammi la propria visione della storia. Senza storia, si sa, non si dà nemmeno la storia della scena. Una storia multilineare che ruota sulle profonde revisioni metodologiche, di focalizzazione e di orientamento, che la storia dello spettacolo ha sperimentato nelle ultime decadi. Per questo motivo salutiamo, grati, il primo volume della Història del teatre català. 1. Dels orígens al 1800 di Massip (ma perché non fornire indicazioni sul piano complessivo dell'opera?). L'oggetto-libro si propone in un'azzeccata, gradevole veste editoriale: formato maneggevole; eccellente 'incastro' tra testo e illustrazioni non esornative.

Il lettore apprezza da subito anche la scrittura chiara, gradevole che non rinuncia a fornire una minuziosa rete di dati. Questo duplice registro fa sì che il manuale sia un'opera di carattere generale e al tempo stesso specialistico; un'opera innovativa che diventerà un punto di riferimento della cultura catalana degli anni a venire, sia nell'ambito della storia dello spettacolo che della storia degli avvenimenti culturali di varia natura. Una ponderata sintesi contestualizzante capace di governare i tempi lunghi della storia. Un ambizioso sguardo a tutto tondo sulla storia del teatro catalano che prende le mosse da una proficuamente allargata nozione di drammaturgia. Una pregevole storia 'nazionale'. Dico, cioè, dei Països Catalans. Credo che la scelta di muoversi all'interno di tutto l'ambito nazionale catalano sia oculata. Si eludono così alcuni campanilismi che soffocano talvolta, nell'ambito dell'erudizione locale, l'ambito della ricerca.

Massip è uno studioso che svolge il suo lavoro di docente presso l'Institut del Teatre de Barcelona – cattedra di Història del Teatre – e presso l'Universitat Rovira i Virgili de Tarragona (è anche un apprezzato critico teatrale che pubblica i suoi articoli sul quotidiano catalano «Avui»  e su questa rivista). Si ricordi la sua prolifica attività di ricerca che lo vede autore di studi dedicati alle arti sceniche. Tra essi spiccano quelli sulla spettacolarità medievale: La festa d'Elx i els misteris medievals europeus (1991); El teatro medieval (1992); Formes teatrals de la tradició medieval (1996); La ilusión de Ícaro. Un desafío a los dioses (1997, La Monarquía en escena. Teatro, fiesta y espectáculo del poder en los reinos ibéricos: de Jaume el conquistador al príncipe Carlos de Gante (2003). Si ricordi, infine, l'organizzazione e la cura degli Actes del VII Colloqui de la Société Internationale pour l'Étude du Théâtre Médiéval (1992) che lo ha portato alla presidenza della Société Internationale pour l'Étude du Théâtre Médiéval.

Il manuale, si è accennato, tiene in debito conto la molteplicità di componenti che modellano l’evento teatrale. Già dalla lettura dell'indice, minuzioso e articolato, traspare una organizzazione originale e sistematica della materia, che non perde di vista la globalità dell'invenzione drammaturgica considerando il testo come uno degli elementi di un inscindibile insieme. Si analizzano così anche spettacoli teatrali che fanno a meno della scrittura letteraria. Massip, come molti altri odierni studiosi del teatro, non crede nell’egemonia del testo. Per lui il testo è in funzione dello spettacolo, vive in scena. E dello spettacolo Massip insegue le tracce: scenografie, bozzetti, costumi, musiche, copioni, critiche, ecc.

Il punto di vista dello specialista della spettacolarità medievale interagisce con l'oggettiva importanza del periodo medievale nella storia della Catalogna, riflettendosi opportunamente nell'impianto stesso del volume. Delle 366 pagine del manuale, ben 221 sono dedicate all'età di mezzo (mentre agli altri periodi corrisponde un numero di pagine oscillante dalle 20 alle 50).  Su quali coordinate documentali si sviluppa la valida proposta didattica? Lo evidenzia lo stesso autore: documenti diretti e indiretti: progetti, disegni, planimetrie, miniature, disegni di teatri possibili, disegni che accompagnano le descrizioni di feste in città e a corte. Un allargato ventaglio di fonti. Segue la lezione zorziana di Il teatro e la città (1977). Lezione che si palesa già dal titolo di un paragrafo fondante (El cosmos a la ciutad: l'urbs convertida en escena, pp. 181-191) non privo di nuove prospettive interpretative: dall'interno dello spazio che fu quello della Corona di Aragona si giunge alle interferenze sovranazionali con le corti europee.

Tuttavia: «Nobody is perfect», come insegna la proverbiale risposta del miliardario innamorato di Dafne-Lemmon. Anche nel lavoro di Massip vi sono alcune mancanze. Due per tutte: si ha l'impressione che, talvolta, egli 'oscuri' le fonti delle logiche del suo lavoro. Non appaiono studi fondamentali come quelli di Cesare Molinari o di Roy Strong. Referenze che hanno fornito delle coordinate metodologiche indispensabili per la storia del teatro e dello spettacolo. Tanto più che il fenomeno non si caratterizza tanto nell'ambito del nazionale quanto in quello del meticciato. In secondo luogo la bibliografia non sempre appare equilibrata, pur essendo molto ricca. Come citare sul teatro di Sabbioneta solo tre pagine di un saggio della pur validissima Teresa Ferrer quando esistono fondamentali studi di Stefano Mazzoni (1985, «Drammaturgia», 2003, n. 10) dedicati al ricco e articolato 'caso' della città ideale di Vespasiano Gonzaga? «Nobody is perfect», appunto.

Ma, tornando infine alla rassegna dei pregi, mi preme segnalare la competenza con la quale l'autore si muove nel suo variegato e complesso 'oggetto' di analisi, fornendo al lettore solide basi per affrontare il viaggio che lo porterà a conoscere riti, tradizioni, programmi, eventi, piazze, chiese, teatri, attori, committenti, pubblico del sistema spettacolare sviluppatosi in Catalogna sino al XVIII secolo. Molto utile e ben congegnato l'indice toponomastico e analitico.






di Maria A. Roca Mussons


copertina

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