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Harold Pinter

Chiaro di luna e altri testi teatrali

A cura di Alessandra Serra

Torino, Einaudi, 2006, pp. 166, € 10,50
ISBN 88-06-18141-6

In seguito alla vittoria del Premio Nobel per la Letteratura 2005, Harold Pinter ha rafforzato il rapporto con la cultura teatrale italiana. Alla sequenza di spettacoli ricavati dal ricco repertorio del drammaturgo inglese è corrisposta una positiva attenzione da parte dell’editoria, con preziosi contributi che ne arricchiscono la conoscenza, come il fondamentale studio di Roberto Canziani e Gianfranco Capitta, Harold Pinter. Scena e potere (Milano, Garzanti, 2005), e la serie di commedie pubblicate da Einaudi, ultima delle quali Chiaro di luna e altri testi teatrali per la traduzione e la cura di Alessandra Serra. La raccolta, concepita di comune intesa tra il drammaturgo londinese e la curatrice, contiene sei testi inediti e ultimi per completare l’indice delle opere teatrali. "Le poche commedie che rimangono" – puntualizza la Serra nella Nota introduttiva – "sono state omesse per volere dell’autore" (p. VI).

Apre la serie A Slight Ache (Un leggero fastidio, già Un leggero malessere), scritto nel 1958 e destinato alla diffusione radiofonica. Domina il tema della minaccia, rappresentata dalla presenza misteriosa di un venditore di fiammiferi da mesi appostato davanti al cancello di una tranquilla casa di campagna abitata da una coppia matura. L’inquietante presenza provoca "fastidio", scuote il torpore della tranquillità borghese fino a colpire le problematiche sessuali con un improvviso risveglio erotico della donna e il declino inarrestabile dell’uomo, prossimo ad essere vittima della cecità e condannato alla dimensione della non-esistenza.

Protagonista di A Night out (Una serata fuori), primo dramma pinteriano scritto nel 1959 per la televisione e trasmesso con successo l’anno successivo da ABC-TV, è il rapporto morboso e vampiresco tra una madre ossessiva e il figlio represso e fragile. Il rito del dominio viene profanato quando Albert riceve l’invito ad una festa organizzata dal suo datore di lavoro, dove manifesta tutte le sue frustrazioni relazionali tanto da svolgere la parte dello zimbello dei suoi colleghi. Alla fine il giovane sfogherà su una prostituta tutto il risentimento accumulato nei riguardi della madre, la quale, da parte sua, non tarderà ad imprigionarlo con l’ossessione delle sue stucchevoli cure e devastanti moine.

Con Family Voices (Voci di famiglia) si fa un salto temporale fino al 1980. Pensato come un radio-play, il testo presenta una struttura a monologo in cui i personaggi raccontano le proprie esistenze in un susseguirsi che non trova mai occasione d’incontro e di ascolto. La Voce numero uno appartiene al figlio lontano dalla casa paterna e coinvolto nel mondo corrotto della famiglia presso la quale soggiorna, dove abitano personaggi-simbolo del degrado metropolitano, quali rigattieri loquaci, poliziotti omosessuali e corrotti, donne e giovani perversi che hanno fatto mercanzia del proprio corpo. La madre, Voce numero due, si rifugia nel ricordo della dolcezza del passato, rispolverando la memoria del marito morto. Poi la vana attesa di notizie del figlio alimentano rancori e vendette verso il cupo silenzio di cui capisce di essere responsabile.

La produzione degli anni Ottanta comprende atti unici in cui la forza del contenuto si cala in una struttura drammaturgica perfetta. In Victoria Station (1982) il centralinista di una radio-taxi non riesce a convincere un taxista a soddisfare la richiesta di un cliente abituale, anzi, dopo varie minacce, lo raggiunge per festeggiare il fulmineo incontro amoroso del collega proprio con una passeggera. I protagonisti rimangono anime solitarie alla deriva in una città di notte.

A Kind of Alaska
(Una specie di Alaska), commedia scritta nel 1980 e ispirata ad Awakenings (Risvegli) di Oliver Sacks, in cui si documentano casi di "risveglio" di alcuni pazienti colpiti da una particolare forma di malattia del sonno, l’encefalite letargica, che si diffuse fra i 1916 e il 1917. Pinter descrive la condizione mentale e fisica di Deborah, giovane donna che si risveglia dopo trent’anni di coma.

Moonlight
(Chiaro di luna), opera scritta nel 1993, è terreno di fantasmi ed incubi che aleggiano nella mente dei protagonisti. Il cinquantenne Andy è infermo a letto e attende la morte assistito dalla moglie Bel. I figli non sono presenti con gli affetti, si dimostrano interessati solo all’eredità. Nel testo si fa riferimento ad una figlia sedicenne, Bridget, probabilmente già morta. Tra i personaggi intercorrono rapporti distanti, a tratti virtuali, impregnati di crudeltà dalla quale nessuno riesce a difendersi, perché si tratta di varianti della stessa cosa, la morte che attira a sé i rimpianti e le nostalgie. La chiusura dell’atto unico merita citazione per la sua delicata e drammatica liricità. Bridget racconta si una sua partecipazione ad una festa su suggerimento dei genitori. "Ma l’interno della casa era buio e anche tutte le finestre erano buie. Tutto taceva. (Pausa). Sono rimasta lì nel chiaro di luna ad aspettare che cadesse la luna". Forse si tratta di un incontro onirico con la morte o con la vita.

In appendice al volume Einaudi si legge il famoso "Discorso tenuto in occasione del Premio Nobel per la Letteratura 2005", che da solo vale l’acquisto del libro.



Massimo Bertoldi


copertina

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