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Per archi


anno I, n. 1 (novembre 2006), 14 euro
L'editoriale del direttore responsabile Maurizio Agamennone, professore di Etnomusicologia all'Università di Firenze, presenta la nuova rivista che, con periodicità annuale, è interamente dedicata al mondo degli strumenti ad arco. Numerosi i campi di interesse, che spaziano dalla musicologia alla composizione, alla didattica, alla critica, alle tradizioni popolari (di estrazione non esclusivamente euro-americana), all'organizzazione di imprese ed eventi culturali e spettacolari.

A tre anni dalla scomparsa del compositore, gli interventi di Candida Felici e Cecilia Vendrasco sono dedicati all'analisi di due opere di Luciano Berio: Voci (1984, per viola sola e due gruppi strumentali) e Naturale (1985, per viola sola, percussione e voce registrata), entrambe elaborate per il violista siciliano Aldo Bennici. Le studiose si soffermano sulle principali fonti di ispirazione del maestro per l'attività compositiva, spesso di matrice etnica o tradizionale (in questo caso la musica popolare siciliana, con riferimento al lavoro di ricerca dell'etnomusicologo Alberto Favara Mistretta), e sulla loro trasformazione e decantazione in linguaggio originale.

L'articolo di Luisa Bassetto analizza la produzione per archi del compositore rumeno György Kurtág, uno dei più valenti autori contemporanei, didatta di pianoforte e docente di musica da camera all'Accademia Fernc Liszt di Budapest.

Il contributo di Maurizio Busìa affronta due casi di commistione di esperienze musicali orientali ed occidentali. Il primo, più remoto, vede protagonisti Yehudi Menuhin, il celebre violinista statunitense di origine ucraina, e il musicista indiano di sitar Ravi Shankar. Il felice incontro tra i due, iniziato nei primi anni '50, si concretizza nell'LP in 2 volumi West Meets East (1966 e 1968), raccolta di esecuzioni dei due interpreti, tra cui un brano realizzato in duo. In seguito Busìa si sofferma sulla recente incisione East Meets West (2003), registrata dal violinista Nigel Kennedy, allievo di Menuhin, con l'ensemble polacco Kroke Band.

Nicola Pesenti e Giovanni Fornaro dedicano il loro intervento ad alcune esperienze interculturali del quartetto d'archi californiano Kronos Quartet, fondato nel 1973 dal violinista David Harrington, che affonda le radici del suo repertorio nella musica folk, blues, jazz, rock e popular. Gli autori propongono una carrellata su due lavori eseguiti dalla formazione americana ricchi di commistioni musicali multietniche africane (Pieces of Africa, 1992) e messicane (Nuevo, 2002). L'articolo si sofferma infine sull'esecuzione di Ghost Opera, lavoro espressamente elaborato nel 1997 per il Quartet da Tan Dun, compositore cinese residente a New York e artista di punta della musica colta contemporanea.

L'articolo di Vincenzo Caporaletti propone la trascrizione di un assolo del violinista Stéphane Grappelli, eseguito nel 1935 col Quintette du Hot Club de France, espressione alta del jazz europeo tra le due guerre mondiali, diretto dal celebre chitarrista gitano manouche Django Reinhardt. Il contributo inaugura la rubrica della rivista "Soli" d'autore, dedicata alla riproduzione grafica di registrazioni sonore di assolo eseguiti da strumentisti di rilievo di cui non rimangono partiture scritte.

Daniela Sarà

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