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Civiltà Musicale


anno XX, n. 54 (gennaio-maggio 2005), euro 11,00

Il numero della rivista è dedicato alla didattica musicale e alla musicoterapia.

Sulla scorta degli studi di Theodor W. Adorno, il saggio di Franco Cambi si sofferma sul valore simbolico del linguaggio musicale come dialettica tra sintassi e semantica e sulle sue potenzialità formative tramite l'ascolto, da integrare con contestualizzazioni storiche e con il supporto delle esperienze personali dell’ascoltatore. L'autore rimarca come, nonostante il recente potenziamento delle discipline musicali, la scuola italiana sia ancora arretrata nello sfruttamento delle potenzialità didattiche della materia ed auspica sperimentazioni adeguate ed opportune revisioni dei programmi.

Susanna Addario, insegnante elementare ed illustratrice di testi per ragazzi, si sofferma sulla sperimentazione di mezzi multimediali per l’insegnamento della musica nella scuola italiana. Per favorire un approccio ludico dei bambini del primo biennio delle elementari alla musica classica propone il progetto di un software sulla vita e l’opera di Wolfgang A. Mozart.

In riferimento alle ultime ricerche affrontate dalla cattedra di Pedagogia Musicale del DAMS di Bologna, Donatella Righini pone l’accento sull'ascolto come strumento privilegiato della didattica musicale, sottolineando l'importanza di una sua integrazione in percorsi pluridisciplinari. A questo proposito segnala l'efficacia della metodologia messa a punto dalla psicologa belga Iréne Deliége, che nell'attività cognitiva in campo musicale sostiene la centralità di procedimenti mentali di analogia e somiglianza.

Maria Petrelli illustra le difficoltà legate all’insegnamento della musica nella scuola elementare e sostiene la necessità di un inquadramento interdisciplinare e interculturale della materia da parte di operatori con competenze specifiche.

Antonella Bartoloni fornisce un ventaglio di proposte bibliografiche attinenti ai nuovi ordinamenti scolastici indirizzato ad insegnanti non specializzati nella didattica musicale.

La psicologa Serena Rubechini illustra gli aspetti psicoterapeutici del teatro. Dopo una carrellata sui primi tentativi di approccio scientifico all’argomento (lo Psicodramma di Jacob Levi Moreno, la Gestalt Therapy), si sofferma sulla drammaterapia, creata intorno agli anni '70 da Sue Jennings, Robert Landy, Mooli Lahad e Phil Jones con finalità non strettamente terapeutiche ma mirate alla ricerca del benessere e dell'autorealizzazione dell’individuo. Sulla scorta della casistica proposta da Michele Cavallo e Gioia Ottaviani nel 2001, l'autrice espone infine i principali modelli adottati dalla pratica drammaterapeutica (modello del ruolo, modello dell’azione e modello della narrazione).

Cinzia Blanc riferisce sulla situazione della musicoterapia in Italia, una disciplina variegata, non regolamentata da un’adeguata legislazione e senza opportuni inquadramenti professionali. Dopo alcuni cenni storici sulla diffusione in Italia, avvenuta solo a partire dagli anni '70, l'autrice si sofferma sui vari percorsi formativi per gli operatori nel settore. In seguito illustra i contesti di cura: dapprima concepita solo come ausilio per gravi disabilità, la disciplina è stata poi intesa più genericamente come supporto per il miglioramento del benessere individuale. L'articolo è corredato di un'ampia bibliografia sull'argomento.

L'intervento di Simona Nirensztein Katz presenta due toccanti esempi di attualizzazione di pratiche musicoterapeutiche nella scuola israeliana.

Daniela Sarà

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