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Euripide, Wieland, Yourcenar, Raboni

Alcesti. Variazioni del mito

A cura di Maria Pia Pattoni

Venezia, Marsilio, 2006, pp. 287, € 8,40
ISBN 88-3L7-8579-b

Alla figura di Alcesti è dedicato il libro di Marsilio inserito nel progetto editoriale «Variazioni sul mito», curato da Maria Grazia Ciani secondo la collaudata formula di affiancamento di testi antichi e moderni relativi alla rielaborazione teatrale dello stesso soggetto mitologico, come nelle precedenti monografie dedicate ad Elena, Medea, Orfeo, Fedra, Antigone, Elettra, Don Giovanni.

Apre questo volume affidato alle competenze di Maria Pia Pattoni Alcesti di Euripide, la prima versione letteraria del mito ricavata da un antichissimo tema folklorico diffuso in un'area geografica molto vasta, dalla Germania ai Balcani alla Russia, secondo il quale la donna dona alla morte la propria vita per amore del marito Admeto, re della tessala Fere, in quanto né amici né parenti stretti sono disposti al sacrificio, per poi essere premiata grazie all'intervento della divinità che cancella la drammatica decisione e riporta la donna tra le braccia dello sposo. Tra le novità presenti nella riscrittura del drammaturgo greco spicca l'enorme dilatazione temporale della vicenda, con la conseguente ricaduta nella struttura del personaggio femminile. Emotiva, lucida e razionale, madre e moglie, Alcesti vive quotidianamente il dramma della separazione dalla vita. Admeto, innamorato ma non al punto da evitare il cupo destino della moglie, viene premiato dalla happy end per una sua grande dote, l'ospitalità nei confronti di Apollo ed Eracle, il semidio protagonista del recupero della moglie. Euripide operò una sorta di rovesciamento della figura dell'eroe attinto dalla tradizione letteraria. Nella prima parte del dramma Alcesti assimila l'etica eroica dell'Iliade e assomiglia a molte eroine di Eschilo e Sofocle, nella seconda parte i personaggi diventano romanzeschi e si avvicinano al modello dell'Odissea.

Dall'archetipo euripideo si passa alla rivisitazione del mito di Alcesti nel teatro del Settecento con Alkestis di Christoph Martin Wieland. Scritto su richiesta della duchessa Anna Amalia di Sachs-Weimar e musicato da Anton Schweitzer, il Singspiel debuttò con grande successo nel teatro di corte di Weimar. Il libretto adeguò l'originale euripideo ai gusti e alla morale del pubblico moderno, mettendo in primo piano la mozione degli affetti per esaltare il rapporto d'amore tra i due sposi. I protagonisti risultano ridotti a tre (Alcesti, Admeto, Ercole) e viene introdotta una figura d'invenzione, Partenia, la sorella minore con funzioni di intermediaria e di messaggera. L'operazione comportò un incanalamento della vicenda della moglie nel melodramma accordando al gioco del sentimento amoroso il primato che approdò a soluzioni languide e patetiche. Rispetto all'esempio antico, Wieland operò una drastica ristrutturazione dei personaggi, a partire da Admeto che viene riabilitato e reso amabile perché la responsabilità del sacrificio mancato ricade sull'egoismo del padre. Lungo la linea dell'evidenziazione degli affetti si erano mosse altre riscritture seicentesche, come i libretti Antigona delusa da Alceste di Aurelio Aureli (1664), Alceste di Ranieri Calzabigi (1767).

La lirica Alkestis, composta da Rainer Maria Rilke durante un soggiorno a Capri nel 1907, costituisce una delle poche rielaborazioni moderne che abbandona l'archetipo euripideo e recupera l'impostazione folklorica. La vicenda si ambienta nel giorno delle nozze di Admeto, con l'arrivo improvviso del messaggero di morte con l'annuncio del destino ineluttabile e il conseguente drammatico appello dello sposo rivolto ai genitori affinché si immolino per lui. Anche questo passaggio narrativo diverge da Euripide: madre e padre si dimostrano disponibili. Nel corso del componimento poetico non compare mai il nome di Alcesti. La donna, nella sua pallida veste nuziale, si muove con levità e dimostra una certa distanza dal mondo degli uomini, sembra già proiettata nel regno degli Inferi. Rilke sviluppa nell'intreccio del dramma l'unità di Eros e Thanatos.

Con Il mistero di Alcesti  di Marguerite Yourcenar si recupera la fedeltà al modello greco, mentre cambia l'ambientazione, «una grande dimora rustica», che trasforma Admeto da re a proprietario di una fattoria. Il mito si imborghesisce e l'attenzione della scrittrice si concentra sull'approfondimento del rapporto piuttosto problematico tra i due sposi, segnato da continue incomprensioni e tensioni che si dissolvono quando subentra il ravvedimento di Admeto. A differenza di Euripide, che fa esprimere all'uomo le sue riflessioni poco dopo il ritorno della moglie dalla sepoltura, la Yourcenar crea la condizione perchè Alcesti senta il discorso dell'uomo. Di fronte alle sue parole patetiche e di forte sentimento, rompe il silenzio e parla. L'happy end è completo e i due si raccontano le recenti tragedie come se fossero state vissute in un sogno. La tragedia è rimossa dalla coscienza borghese.

Chiude questo viaggio teatrale nel mito dell'eroina greca la splendida Alcesti e La recita dell'esilio (2002) di Giovanni Raboni. I tre protagonisti - il giovane Stefano-Admeto, il padre Simone-Ferete e la moglie Sara-Alcesti, affiancati dal Custode («il traghettatore») - vivono la persecuzione politica e l’intolleranza, per fuggire alle quali si rifugiano in un teatro in attesa di essere imbarcati. Apprendono che gli accordi sulla loro partenza non sono stati rispettati e che uno dei tre deve rinunciare. Sono Stefano e Simone a contendersi il ruolo del sacrificato, mentre la donna cerca di mantenere unito il gruppo proponendo di rimanere a vivere, di nascosto, nel teatro in cui si trovano e dove ricorda di aver debuttato come attrice nel ruolo dell'ancella di Alcesti. E ora recupera il ruolo della donna greca, si allontana in silenzio e lascia gli uomini l'uno di fronte all'altro, costringendoli a vivere nel ricordo e nella meschinità. La scena del riconoscimento si sviluppa in modo diverso da Euripide. Raboni la pone al di fuori del dramma. Stefano e Simone si accomodano sul camion del viaggio della salvezza e non possono rivolgere parola alla misteriosa passeggera fino a quando la nave non sarà salpata. 

 

Massimo Bertoldi


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