Jacqueline Nacache
L'acteur de cinéma
Paris, Ed. Armand Colin, 2005
ISBN 2-200-34173-3
|
|
Lattore di cinema, questo sconosciuto, si sente spesso dire tra addetti ai lavori e non. Ma forse ora questo "curioso" personaggio per lungo tempo messo ingiustamente nellombra ci è un po più familiare grazie un bel libro uscito da poco più di un anno in Francia, scritto da Jacqueline Nacache, e dal titolo emblematico Lacteur de cinéma. Come scrive nella breve introduzione la stessa autrice, è giunto ormai il tempo di restituire allattore la posizione che si merita allinterno della storia e della storiografia del cinema, che non può che essere quella di unassoluta centralità, non fosse altro per il fatto che "vedette ou second rôle, silencieux ou volubile, distant ou familier, lacteur est ce par quoi le film de fiction nous parle, nous émeut, nous fascine".
Al centro comunque e (quasi) sempre della rappresentazione filmica lattore contribuisce in maniera essenziale alla ricchezza della rappresentazione cinematografica, visto che ogni film si nutre di una relazione specifica tra linterprete e il personaggio; infatti durante tutti i grandi snodi della storia del cinema si sono prodotte riflessioni sullattore, sin dalle origini il cinema non ha mai cessato di costruire nuovi modelli recitativi. Partendo da questa premessa la Nacache ricostruisce con puntualità il mosaico impazzito di teorie, scuole, movimenti, sistemi produttivi ed espressivi che dalla scena teatrale al grande schermo, dallavanguardia sovietica allActors Studio, dal cinema americano classico allattore non-professionista del neorealismo, hanno segnato e fatto pesare la loro influenza sullintera storia del cinema.
Unoperazione culturale sicuramente ambiziosa, ma il volume riesce a conservare la freschezza e la scorrevolezza di un comodo manuale, senza mai cadere nella banalità e nel già detto. Tutto appare sistematizzato con passione, coerenza metodologica e rigore intellettuale: diviso in otto capitoli, Lacteur de cinéma è un ottimo e approfondito saggio sullargomento e costituirà per gli studi a venire sullattore cinematografico sicuramente un valido supporto scientifico.
I primi tre capitoli, Naissance dun acteur, Un moment théorique, e Ce qui fait un acteur costituiscono le basi teoriche e storiche su cui poggiano le tesi dellautrice. Lattore cinematografico esige sin dallinizio della storia del cinema una propria autonomia dai modelli recitativi di quello teatrale ("nouveau métier, nouvelles régles"). Tradizione, quella teatrale, che costituisce un antecedente importante per la formazione dellattore e il difficile cammino di emancipazione dai modelli del palcoscenico costituiscono sin da subito un problema storico e teorico di non facile soluzione. Sotto infatti la definizione di "acteur sans aura" lautrice traccia le caratteristiche di una presenza che il cinema tende il più possibile ad attenuare, perché in fin dei conti "tout joue dans le film" e dunque lattore sembra non essere "laffaire du cinéma". Ma è nella riflessione teorica e nella pratica espressiva della Russia rivoluzionaria che lattore cinematografico trova per la prima volta nella storia una legittimazione e una specificità ben riconoscibili: dalle riflessioni di Stanislavskij e di Meyerchold fino a quelle propriamente cinematografiche di Kulesov, Ejzenstejn e Pudovkin lattore trova la sua posizione al centro del film: fotogenia, fisionomia, movimento, culto del gesto, allinterno della teorie sovietiche del montaggio fanno sì che il corpo sia esso stesso produttore di senso, con le sue specificità, quelle del nuovo mezzo e del suo originale linguaggio. Corpo, voce, movimento sono le tre caratteristiche essenziali, sono, appunto, "ce que fait un acteur", la sua forma plastica, la sua espressione, nelle loro varie declinazioni.
Il quarto capitolo, Lacteur, le cinéaste: artistes e modèles traccia un panorama del rapporto che tra registi e attori, affrontando il problema, appunto, della direzione degli attori; lautrice propone quattro diversi modi di intendere e di pensare lattore come materiale umano ed espressivo in cui incarnare o no il proprio modo di fare cinema: Sternberg, Hitchcock, Bresson e Pasolini sono i quattro maestri scelti dalla Nacache come paradigmatici, riportando alla fine del capitolo il punto ancora una volta sull "acteur-réalisateur", cioè su quelli come Eastwood o Lewis sono poi passati anche dallaltra parte della macchina da presa, diventando importanti autori. Un discorso a suo modo introduttivo del quinto capitolo, uno dei più complessi e avvincenti del libro: Acteur et personnage, che come si evince da titolo va al cuore del problema: qual è al cinema il rapporto tra attore e personaggio, e quanti modelli mimetici (e non) si possono elencare come varianti di ununica ipotetica tensione, riassumibile nel parallelismo tra attore-personaggio e significante-significato conseguente. Contenuto e forma, insomma, come la tradizione semiotica insegna: "Lintéret brièvement manifesté à lacteur par la sémiologie vient de la structure signifiant-signifié qui caractérise a priori le rapport acteur-personnage. Mais a priori seulement, car dans le film, lacteur napparaît à aucune moment comme un tout homogène; sa perception résulte dune chaîne discontinue déléments sonores et filmiques, chaîne qui, se déroulant dans le temps, (citando Lotman, ndr) transforme la figure extérieure de lhomme en texte narratif. Lacteur, qui est au théâtre un des elements clés de la drammaturgie, devient au cinéma un élément fondamental du récit, et dun façon assez paradoxale: si raconte le film, jutilise plus volentieri le nom de lacteur que celui de son personnage, et pourtant je ne parle que de son personnage" (p. 91).
Il sesto e il settimo capitolo, Lacteur américain e Acteur vrai – non acteur fanno il punto rispettivamente sulla recitazione cinematografica in America e sulluso dellattore cosiddetto non-professionista. Letà classica di Hollywood (gli anni Trenta e Quaranta) è quella in cui "les film révèlent sourtout un prince stable, consistant à confier aux acteurs des personnages qui déclinent les traits dominants de leur physique et de leur personalité (selon la pratique du typecasting) […] lacteur américain ne fait pas lacteur, il se contente de jouer son propre rôle" (p. 105). E poi lActors Studio, con lenergia fisica di John Garfield, Marlon Brando e James Dean: "Il y a quelque chose de vraiment nouveau dans le jeu de Method actors, cest la présence, le poids nouveau du corps, lattention en tout cas porté à la corporéité, dans un cinéma américain qui en avait été privé depuis la fin du muet" (p. 116), nella ricerca appassionata del vero che sottende tutte le declinazioni del metodo stanislavskjiano avvenute in America (e in Europa). Per quanto riguarda invece lattore del Neorealismo "au-delà de la problématique particulière du néoréalisme, le problème est toujours le même: face au créateur de formes, lacteur est un obstacles, un mur égoïste dimage, une pulsion de jeu quil faut sans cesse maîtriser" (p. 131). Che lattore non professionista sia dunque lattore ideale di cinema perché in lui non vè traccia delle marche recitative teatrali è per la Nacache una soluzione illusoria perché la formula è instabile e contiene già in se stessa dei principi distruttivi.
Chiude il libro una preziosa riflessione sullo stato attuale delle ricerche sullargomento. Ne Lacteur et lanalyse lautrice affronta anche le problematiche legate al divismo, cioè gli star studies, e propone la provocatoria intuizione dellattore come "testo introvabile", dichiarando limpossibilità di ricondurre il gesto attoriale ad una lettura semiotica, e rilanciando invece il valore di un approccio legato allinterdisciplinarietà, come del resto sta avvenendo proprio negli ultimi anni. Il cantiere, naturalmente, è ancora in corso. E con esso la sfida di una ricerca che sta diventando sempre più sorprendente.
Marco Luceri
|
|
|
|
|
|
|
|
|