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Cineforum
Rivista mensile di cultura cinematografica

n. 453, anno 46, n. 3, aprile 2006, euro 7,20

Dialoghi con Leucò e La luna e i falò sono i due testi di Cesare Pavese attorno ai quali è stato realizzato nel 1978 Dalla nube alla resistenza diretto da Jean-Marie Straub e Danièle Huillet e riproposto dal Torino Film Festival come omaggio allo scrittore. Il numero 453 di "Cineforum" si apre con un suggestivo saggio di Rinaldo Censi, un articolo scritto da uno spettatore più che da un critico, uno spettatore che ha vissuto la proiezione del film di Straub-Huillet come una totale immersione nelle profondità di quella dimensione mitica che Cesare Pavese è riuscito a far rivivere con la propria scrittura. Censi alterna passi estratti dalle due opere di Pavese e da saggi di antropologia a considerazioni sulle parti più significative della pellicola. L’articolo ha infatti una struttura a mosaico e la volontà di far cogliere il "senso" ultimo del film: il senso mitico.

Rivelazione, è forse questa la parola giusta per rendere l’idea che Censi rincorre per l’intero scritto. Il mito è ciò che si nasconde nelle pieghe della realtà e che si scopre nei modi e nei tempi della quotidianità di una qualsiasi esistenza. Uno dei momenti privilegiati di questa epifania è di certo quello della proiezione cinematografica. Il cuore dell’articolo sta nella sottolineatura del dispositivo cinematografico come macchina mitologica. Nel buio del cinema il fascio di luce accarezza il telo bianco ricreando, nel rito della sala, i miti del moderno vivere, che nella potenza evocativa delle immagini di Straub-Huillet e Pavese si ritrovano ad avere il volto e le vesti degli antichi, per poi ritornare, attraverso il testo de La luna e i falò, a raccontare le vite di contadini e operai. Dagli dei alla resistenza. Potenza del montaggio, sottolinea Rinaldo Censi, potenza della macchina mitologica rispondiamo noi.

Tra le riflessioni critiche della sezione "Schede", segnaliamo quella su La guerra di Mario di Antonio Capuano, seguita da un’intervista al regista. Per Fabrizio Tassi il lavoro di Capuano è caratterizzato da una – salutare – tendenza a togliere materia, a eliminare ciò che c’è di superfluo per raccontare una storia ambientata in una città, Napoli, che del posticcio e dell’esagerazione ha fatto, in alcuni casi, una sua filosofia. Alla fine di questa operazione di sottrazione rimane un realismo asciutto che si avvale della fotografia di Luca Bigazzi, intervenuto sulla pellicola insieme al regista per smorzare i colori più accesi. A proposito della collaborazione con Bigazzi il regista, nell’intervista realizzata dallo stesso Tassi, esprime la piena soddisfazione per la sintonia e la comunione di intenti che hanno contraddistinto l’intera fase della lavorazione del film. Stessa lunghezza d’onda anche con Valeria Golino e Marco Grieco, che nella storia interpretano rispettivamente Giulia, mamma affidataria, e Mario, bambino in cerca di una famiglia. Curiosi gli aneddoti sulla preparazione del film raccontati durante una conferenza stampa a Milano, di cui questo numero di «Cineforum» pubblica alcuni estratti.

Tra le altre schede, Syriana di Stephen Gaghan, per cui Roberto Chiesi si diverte a rintracciare le costanti narrative ruotanti attorno al tema principe della corruzione, male che può sporcare le relazioni umane a più livelli, dai legami familiari a quelli politici. E poi ancora altre schede: Jarhead di Sam Mendes, La Terra di Sergio Rubini, Truman Capote-A sangue freddo di Bennet Miller, Quando l’amore brucia l’anima di James Mangold, Persona non grata di Krzysztof Zanussi, Arrivederci amore ciao di Michele Soavi e Hotel di Eli Roth.

L’altro speciale del numero è dedicato a un matrimonio felice, quello tra cinema e jazz. "Tra cinema e jazz. Lirismo delle macerie" raccoglie tre conservazioni con alcuni personaggi che hanno lavorato alla riuscita di questo connubio, chi partendo dalla musica, chi partendo dal cinema. A parlare Salvatore Bonafede e Enrico Rava, jazzisti di razza, e Daniele Ciprì e Franco Maresco registi appassionati di jazz. Le interviste sono state raccolte da Jonny Costantino nell’agosto del 2005.

L’occasione è stata quella di "Inventario Siculopalermitano", catalogo sinestetico, evento multimediale, in cui le esibizioni di Rava e Bonafede si accompagnavano alla proiezioni di filmati dei due cineasti palermitani e a alle performance recitative di Franco Scaldati. Enrico Rava parla di cinema e jazz esprimendo il suo personale giudizio su due registi che sui protagonisti di questo genere musicale hanno lavorato, Clint Eastwood e Woody Allen. Per Bonafede invece l’incontro con il cinema è avvenuto grazie alla collaborazione con Ciprì e Maresco, prima con Il ritorno di Cagliostro (2003) e in seguito con Come inguaiammo il cinema italiano (2004). Molto amara, invece, l’intervista a Ciprì e Maresco, che esprimono tutto il loro pessimismo sullo stato del cinema, "inguaiato" dalla televisione, e sulla povertà di idee nel mondo dell’arte.

Chiudono il numero l’ampia panoramica su festival e rassegne (dalla Berlinale all’ Asian festival) e "Tivutargets con Errata Corrige" di Giorgio Cremonini.



Lucia Di Girolamo


Cineforum 453

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