Gianni Cicali
Attori e ruoli nell'opera buffa italiana del Settecento
Firenze, Le Lettere, 2005, pp. 370, euro 65,00
ISBN 88 7166 926 6
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I ruoli nellopera comica italiana del XVIII secolo sono un oggetto sfumato e liminare che per certi aspetti si colloca tra prosa e opera, per altri sfuma nelle competenze, nelletà, nelle capacità dellinterprete. Il ruolo si compone di parti, cioè di personaggi dalle caratteristiche più o meno comuni o simili che si ripetono di testo in testo, di spettacolo in spettacolo (i vari Don Petitone, le varie Serpina, Lisetta, i vari Leandri e Lindori).
Se dei ruoli nel teatro di prosa abbiamo definizioni che rimandano a una pratica antica e codificata che si può far risalire alla commedia dellArte dei secoli XVI e XVII, nellopera comica italiana, ma anche in quella seria, il ruolo è stato spesso descritto più per i vezzi e le manie degli attori-cantanti e meno nei suoi contenuti e non ha trovato nella storiografia moderna unampia e sostanziale verifica nellambito dello spettacolo e una sua propria e autonoma definizione. Il ruolo e l'organizzazione che da questo deriva, rappresentano nell'opera come nella prosa, uno strumento indispensabile non solo di organizzazione drammaturgica, ma anche di regolamentazione dello spettacolo.
Illustrazione de
La bella verità, dramma giocoso di Carlo Goldoni
Il sistema dei ruoli sovrintende l'organizzazione delle compagnie e regola tutti gli spettacoli d'opera buffa nel corso del Settecento: buffi, buffe, buffi caricati, prime buffe, buffi di mezzo carattere. Alcuni di questi tra i più significativi vengono analizzati dall'autore del libro attraverso le biografie artistiche degli attori-cantanti che si produssero con diverso successo sui palcoscenici nazionali e su quelli di tutta Europa.
Infatti, al pari (e forse più) dell'opera seria l'opera buffa si diffuse non solo capillarmente in Italia, ma anche nel continente europeo. Il suo essere una forma di spettacolo relativamente economico fece sì che il genere comico musicale, il cui successo e la cui diffusione sono da collocarsi intorno alla metà del Settecento, rappresentasse un potente volano sia per l'economia dello spettacolo in genere, sia per le tante accademie 'impresarie' che nel secolo del melodramma si diffusero capillarmente per la penisola. L'attività teatrale era la ragion d'essere, e il sostentamento, della maggior parte di queste medie e piccole 'imprese economico-teatrali'. L'opera buffa poteva, con il suo minore impegno economico, consentire la formazione di stagioni teatrali altrimenti impossibili per queste realtà della nascente industria dello show business.
Attraverso il ricorso a una vasta messe di fonti documentarie e archivistiche e a riscontri depositati nelle fonti testuali (libretti) il volume mette a confronto diverse figure di attori-cantanti che incarnarono al livello più alto i rispettivi ruoli. Ne deriva una rappresentazione del fenomeno e della sua organizzazione - al tempo sistematica e flessibile - che furono capaci di condizionare in maniera determinante i modi della produzione spettacolare e anche la struttura delle creazioni drammaturgiche.
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