Scritti e immaginati – I film mai realizzati di Federico Fellini, prima di essere una pubblicazione dalla casa editrice riminese Guaraldi è stata la tesi di laurea dellautore, il giovane Alessandro Casanova, anchegli riminese, classe 1980.
Il libro non costituisce, come è facilmente intuibile dal titolo, lennesimo arrivo di un "qualsiasi" lavoro su Fellini. Dalla morte del maestro, avvenuta nel 1993, non cè stato forse autore cinematografico su cui si è scritto di più. Pubblicazioni di ogni genere hanno letteralmente invaso le librerie (anche quelle non specializzate): biografie, ricordi di amici e/o collaboratori, libri con fotografie, disegni, bozzetti, ecc. hanno permesso anche al grande pubblico di venire a contatto con la vita creativa (anche quella più intima) di un grande del cinema italiano. Questo furore ha però a volte mostrato i suoi limiti, soffocando (paradossalmente) unattenta e rigorosa operazione critica che su tutto questo materiale "recuperato" si sarebbe dovuta condurre.
E dunque un sollievo poter tirare fuori il libro di Casanova da questo indistinto marasma delle pubblicazioni felliniane. Lidea di condurre una ricerca sul materiale filmico inedito di Fellini è stata unottima idea. Si parla naturalmente di un insieme di documenti scritti: soggetti, appunti, idee per film da realizzare, che però il maestro dovette abbandonare, per svariati motivi, durante la sua lunghissima carriera.
E per questo che la parte più interessante del libro, quella che più attrae lattenzione di studiosi, ricercatori o anche semplici appassionati, è lappendice, che contiene, appunto, tali testi e le fonti da cui sono stati tratti: il soggetto integrale di Moraldo in città (pubblicato a puntate sulla rivista "Cinema" nel corso del 1954), il progetto del film Les femmes libres de Magliano (pubblicato nei "Cahiers du cinéma" nel luglio 1957), il soggetto di A journey with Anita (pubblicato nel 1983 unitamente a Moraldo in the city dallUniversity of Illinois), il progetto 1970: notes sur "Une femme inconnue" (pubblicato nella rivista "Positif" nel 1977-78) e gli appunti per la serie Poliziotto, storia vera di Nicola Longo, 1982, inedito.
Solo il primo e lultimo sono riportati in italiano, degli altri tre – in francese e inglese - dichiara lautore, "nonostante numerose e accurate ricerche non siamo stati in grado di reperire loriginale stesura in italiano redatta in prima persona da Federico Fellini. Una ritraduzione in lingua felliniana avrebbe rappresentato un doppio tradimento della sua parola. Si è pertanto deciso di lasciare i testi in lingua […]".
Il documento che quindi più facilmente si può analizzare è quello del soggetto integrale di Moraldo in città, la cui lettura appare preziosa e interessante. Nel capitolo I Casanova analizza puntualmente la genesi di questo film ed è innegabile che il film a cui esso si può accostare è I vitelloni, lopera più direttamente legata ai familiari personaggi felliniani di Rimini, tanto che si è spesso accennato a un coinvolgimento autobiografico. Tuttavia una lettura attenta del soggetto non fa che confermare alcuni punti-chiave dellanalisi sul percorso artistico di Fellini: egli si trasferì a Roma per lavorare nel 1938 (a soli diciotto anni), e quindi non apparteneva per nulla a quella schiera di eterni adolescenti sui trentanni, arruffoni e inconcludenti, che la storia del cinema ci ha consegnato sotto il nome di "vitelloni". Né Moraldo né gli altri personaggi appartengono dunque alla biografia reale di Fellini, ma fanno parte dei suoi "ricordi". Ciò ci permette di puntualizzare uno dei metodi di ideazione e scrittura filmica più importanti di Fellini, come egli stesso precisa: "Sì, io i ricordi però guarda che me li invento molte volte. Non riesco più a farne una distinzione tra le cose che sono proprio accadute, tanto è vero che mia mamma ogni tanto mi dice: Ma quando mai tu sei scappato dal circo? Ma quando mai hai fatto…? Ma quando mai sei stato in collegio? Invece a me pare proprio che è successo, vedi un po cosa vuol dire avere unimmaginazione accesa" (pag. 21). Questo procedimento, evidente nel Moraldo, che mescola realtà e finzione, episodi realmente accaduti ad altri completamente inventati, è sempre stata la cifra stilistica di un autore, il solo forse insieme a Truffaut, che più di ogni altro ha inteso la vita del cineasta come opera dellarte creativa.
Da tale prospettiva è facile ricavare le molteplici tracce poetiche che si ritroveranno in molti dei film poi effettivamente realizzati: la crisi della creatività (Otto e mezzo), leterno peregrinare (già ne I vitelloni), la città come luogo di solitudine (Le notti di Cabiria), discesa agli inferi (Roma) e decadenza sociale e morale (La dolce vita, Casanova, Satyricon).
Uno dei capitoli sicuramente più interessanti è quello dedicato allanalisi della vicenda creativa e biografica legata a Il viaggio di G. Mastorna, che Fellini avrebbe dovuto girare dopo Giulietta degli spiritie che costituì la sua più grande vera e propria ossessione fino alla morte. Film legato, appunto, al tema della morte, la realizzazione del Mastorna divenne per il maestro una sfida impossibile innanzitutto contro se stesso, contro le sue paure, le sue manie, le sue sconfitte. Ecco perché ricorre sempre in ognuno degli avvenimenti fondamentali della vita di Fellini, e tracce di quel film mai realizzato sono riscontrabili in quasi tutte le sue opere successive, fino a La voce della luna.
Il libro di Casanova fornisce, alla fine, in maniera compiuta, il ritratto intimo di un artista poliedrico e curioso, confermando, semmai ce ne fosse bisogno, di quale pozzo inesauribile di creatività fu Federico Fellini, sulla cui residua e inquietante oscurità forse ancora resta da ricercare e scrivere.
Marco Luceri
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