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Graham Saunders

Love me or kill me. Sarah Kane e il teatro degli estremi


Roma, editoria&spettacolo, 2005, pp. 295, € 12,00
ISBN 88-89036-30–3

La prima menzione di lode è rivolta a "editoria&spettacolo", piccola e intraprendente casa editrice con sede a Roma che articola il proprio progetto culturale nella ricerca di materiali estrapolati dalla drammaturgia contemporanea. Nel catalogo sono presenti, per esempio, volumi dedicati a Perla Peragallo, Carmelo Bene, Isidora Duncan, oppure testi teatrali come Salmagundi di Marco Martinelli, Epistola ai giovani attori di Olivier Py, Rovescio della medaglia, Terramadre di Marcello Isidori. Tra le proposte più recenti merita particolare attenzione il libro di Graham Saunders, "Love me or kill me" Sarah Kane and the Theatre of Extremes pubblicato a Manchester nel 2002 presso la University Press ed ora disponibile nella traduzione di Lino Belleggia con il titolo Love me or kill me. Sarah Kane e il teatro degli estremi.

La monografia arricchisce la conoscenza critica di questa fondamentale esponente della drammaturgia contemporanea, nota in Italia grazie agli spettacoli allestiti da Barbara Nativi al Festival Intercity di Sesto Fiorentino e alla pubblicazione di Tutto il teatro da parte di Einaudi (a cura di Luca Scarlini, traduzione di Barbara Nativi, Torino, 2000, pp. 220). La seconda menzione di lode è dedicata all'autore del volume in questione perché propone un lavoro ordinato e rigoroso, attento all'analisi letteraria dei testi e delle versioni sceniche, che scongiura lo sgambetto della visione agiografica e della banale celebrazione di un personaggio già in parte avvolto nella leggenda. Perché quella di Sarah Kane è iscritta nell'albo delle morti illustri: il 20 febbraio 1999, a vent'otto anni, si impicca con i lacci delle scarpe nel bagno del King's College Hospital di Londra, dove era stata ricoverata in seguito ad un altro gesto di autolesionismo (aveva assunto circa duecento pasticche tra sonniferi e calmanti).

Nella prima parte della monografia Saunders ripercorre le fonti letterarie e approfondisce l'aspetto linguistico e contenutistico dell'opera della scrittrice, ponendola nel filone della new wave della drammaturgia inglese degli anni Novanta. Allo stesso tempo, però, l'autore si preoccupa di specificare le giuste coordinate culturali in cui si inserisce l'opera di Kane al fine di evidenziarne la distanza dai cosiddetti 'nuovi arrabbiati', categoria più volte apertamente rifiutata dall'autrice stessa e 'inventata' dai media ansiosi di collocare Kane in un contesto di facile e immediata definizione.

I capitoli del libro seguono l'ordine cronologico dei drammi. Si inizia con Dannati (Blasted), che suscitò grande scandalo in Inghilterra a causa della messa in scena di stupri, masturbazione, sodomie e atrocità di ogni genere cui assistettero gli spettatori al Theatre Upstairs del Royal Court nel gennaio 1995. La violenza si consuma con semplicità e normalità quotidiana. L'interno domestico di un albergo di Leeds, che ricorda le stanze pinteriane, si trasforma in una zona di guerra non identificata, anche se le allusioni alla guerra in Bosnia scoppiata dopo il 1990 risultano evidenti, soprattutto nella velata citazione degli stupri di massa consumati nell'ottica della pulizia etnica adottata dalla polizia serba. La violenza sessuale subita da Kate, giovane epilettica, da parte di Ian, giornalista scandalistico malato di cancro ai polmoni, viene capovolta dall'irruzione improvvisa di un soldato che lo sottopone ad un terribile gioco di violenze fisiche e mentali, ossia stupro e accecamento.

L'amore di Fedra (Phaedra’s love), secondo dramma, debuttò nel maggio 1996 al Gate's Theatre di Londra, che aveva commissionato alla Kane la rielaborazione moderna di una tragedia classica. Come in Dannati, anche in questa opera la violenza sessuale diventa manifestazione punitiva. L'attrazione irrefrenabile della Regina verso Ippolito porta alla luce una sensibilità maschile malata e nichilista, soffocata dalla smisurata voracità per la carne. Il suicidio di Fedra si trasforma in dimostrazione d'amore e, soprattutto, è vissuto come atto di liberazione da un tormento assillante. "Un occasione del genere – commenta Ippolito – non capita a tutti. Non è spazzatura. Non è mica robaccia."

La messinscena di Purificati (Cleansed) nell'aprile 1998 segnò il ritorno al Royal Court. Lo spettacolo venne allestito nella sala principale del teatro londinese e risultò tra le maggiori produzioni della stagione. Il dramma costituisce un ulteriore allontanamento dal realismo. I personaggi esprimono emozioni e stati d'animo svincolati da rimandi a ruoli sociali o situazioni psicologiche. Il linguaggio viene ridotto a crudo e spietato minimalismo, che trasforma l'esternazione della violenza in rito secondo la maniera ispirata al Teatro della Crudeltà di Artaud. Il campus universitario assume le sembianze di un vero campo di concentramento, dominato da un "mad doctor" di nome Tinker che usa i corpi degli allievi ad uso e consumo del proprio folle piacere espresso in un delirante repertorio dell'orrore, dalla masturbazione di fronte ad un peep-show alla mutilazione di arti. L'orrore della violenza uccide anche la parola e il pensiero.

Tre mesi dopo il debutto di Purificati, la Kane presentò Febbre (Crave) al festival annuale di Edimburgo, ospite del Traverse Theatre da agosto a settembre 1998. L'opera, scritta a New York, abbandona la scrittura dei drammi anteriori per sperimentare nuove soluzioni in termini di ritmo e di linguaggio poetico. Ispirato a La terra desolata di T. S. Eliot, il dramma ricorre all'uso delle lingue straniere per dare spessore a quattro personaggi identificati esclusivamente da una lettera (A, B, C, M) che intrecciano le loro storie, ancora una volta condite di violenza sessuale, identità sconvolte, angosce e mortali solitudini.

Chiude questo tormentato itinerario nel percorso creativo di Kane il capitolo dedicato a Psicosi delle 4 e 48 (4:48 Psychosis), racconto di un suicidio che avrebbe anticipato di poco il gesto estremo dell'autrice, tanto da conferire al testo elementi fortemente intimi e autobiografici. La confusione tra realtà, fantasia e diversi stati mentali, condiziona e determina l'articolazione dei monologhi e dei dialoghi tra il medico e la paziente. Il concetto di identità viene continuamente infranto da un progressivo e inquietante distacco dal mondo, scandito dai cataloghi di psicofarmaci che imprimono il ritmo ad un viaggio nell'abisso della follia, "per essere perdonata, per essere amata, per essere libera".

La seconda parte di Love me or kill me. Sarah Kane e il teatro degli estremi è occupata da una ricca raccolta di materiale inedito, prevalentemente interviste a colleghi e professionisti del teatro coinvolti nelle produzioni. Nella postfazione si legge un intervento illuminante di Edward Bond, Sarah Kane e il teatro, già pubblicato in "Theater der Zeit" nel giugno 1999, che si chiude con queste parole: "Gli strumenti della Kane per affrontare l'inesorabile sono la morte, un lavandino e i lacci delle scarpe. Questi strumenti sono il giudizio di Sarah sull'assenza di significato nel nostro teatro, nelle nostre vite e nei nostri falsi dei."


Massimo Bertoldi


copertina

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