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Il nuovo album di Van Morrison Dischi

Dopo un 2004 sostanzialmente poco entusiasmante dal punto di vista discografico, in questo 2005 ci troviamo di fronte a varie produzioni rock di buon livello, se non eccellente. Per nostra fortuna tra queste c'e quella di un vecchio leone della musica, quel Van Morrison la cui carriera è iniziata con i Them (che in molti ricordano essenzialmente per il brano Gloria) e che poi si è sempre mosso con grande classe tra il rhythm'n'blues e il linguaggio della sua terra d'origine, l'Irlanda. Magari i suoi 60 anni non gli permettono di essere in piena forma sul palcoscenico, ma in studio le cartucce da sparare ci sono, eccome. Certo in Magic Time non possiamo pretendere che l’ispirazione sia quella di una volta, ma come detto prima ci troviamo di fronte a un bel disco, gradevole per tutta la sua durata con alcuni picchi di grandi canzoni. 

Morrison, pur nella sua origine europea, ha sempre avuto l’America nel sangue. La lezione dei grandi maestri della musica nera si percepisce molto nei ritmi e negli arrangiamenti. Il rhythm'n'blues e il suo progenitore, il blues duro e puro, sono riproposti senza timori reverenziali con la consapevolezza di aver ancora molto da dire pur essendo generi interpretati più volte da tantissimi artisti. Se dobbiamo muovere un appunto al lavoro forse riguarda la voce. L’intonazione ha acquisito eleganza a scapito dell’energia: un buon risultato stilistico, che forse però appare troppo uniforme tra un brano e l’altro dato che spesso cambiano ritmi e atmosfere. Si pensi ad esempio al passaggio tra Evening Train, blues allo stato grezzo, e la successiva This love of mine, evidentemente swing e firmata, tra gli altri, da Frank Sinatra. Per inciso si tratta di una delle tre rivisitazioni del disco, con lo standard I’m confessin’ e Lonely and blue a testimoniare l’amore per le vecchie atmosfere a cui deve gran parte della sua formazione.



Detto questo, Morrison (che suona egregiamente chitarra, la fedele armonica e sorprendentemente il sax contralto), si accompagna a un gruppo di musicisti di altissimo livello a beneficio di timbri sempre molto brillanti che non vanno mai sopra le righe. Come se fosse un entertainment di lusso per accompagnarci a un ascolto meditato, con organo hammond e fiati a sottolineare momenti melodici.  E poi le composizioni che non sfigurano con altre del passato: l’iniziale Stranded omaggio a tanti artisti neri, la suadente (e più isolana con riferimento alla terra d’origine) The Lion This Time, le ballate Celtic New Year e Magic Time,  e la ballabili (non si offendano i puristi del blues, ma non riusciamo a stare fermi ascoltandola) Keep Mediocrity at Bay, il cui titolo è quasi un messaggio per sottolineare le distanze tra molti musicanti di oggi e la classe che Morrison sa di incarnare dopo oltre 40 anni di carriera. Per gli amanti dell’oggetto disco segnaliamo anche l’edizione per collezionisti con involucro di cartone e una lyric card per ogni canzone dell’album.

                                                                  Michele Manzotti 

 
copertina dell'album



 

Van Morrison
Van Morrison
 
 
 
 
 
 
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