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Il Castello di Elsinore
Steiner, il teatro danese e il mito di Medea

anno XIV (2001), n. 42
Una rilettura del fondamentale The Death of Tragedy di George Steiner: la dichiarazione dell'impossibilità della forma tragica nel Novecento pronunciata dallo studioso inglese è resa meno radicale da Mango, il quale riconosce nel repertorio del secolo appena trascorso una nuova forma di tragedia, frutto della decostruzione del modello tradizionale ed esemplificata da testi quali Il Gabbiano di Cechov e Aspettando Godot di Beckett.

Tragedia e commedia convivono, invece, in Cavalleria rusticana di Verga, dramma in cui Baldi evidenzia la coesistenza di un contenuto potenzialmente "tragico" e un tono narrativo, al contrario, "comico". Un argomento tragico è anche il mito di Medea, di cui Alvaro offre però un'interpretazione modulata in accordo ai toni non più magniloquenti e universalistici del dramma borghese. Il suo Lunga notte di Medea è analiticamente descritto nel saggio di Malara. Da segnalare, ancora, il saggio di Holm che ci fornisce un'introduzione al teatro danese, ben poco conosciuto, e lo scritto di Biasetti , che illustra il progetto di regia elaborato da Artaud per Le coup de Trafalgar di Roger Vitrac. Il saggio di Rassu, infine, ricostruisce, ricorrendo a documenti originali del tempo, la fase che precedette l'apertura del Piccolo di Milano, il primo teatro stabile pubblico in Italia, creatura della passione e della tenacia di Paolo Grassi.

di Laura Bevione


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