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Guido Fink

Non solo Woody Allen
La tradizione ebraica nel cinema americano

Venezia, Marsilio, 2001, pp. 299, L. 48.000
ISBN 7074-8
Un libro che affronta con passione e lucidità una storia del cinema ebreo-americano ancora in gran parte da scrivere e non più dilazionabile, deve giustamente partire da quella che l'autore del volume considera la domanda: cosa significa cinema American-Jewish? è il cinema di autori ebrei? è il cinema che parla di tematiche ebraiche? non sarebbe meglio delimitare la ricerca affrontando la sola questione del personaggio ebreo nel cinema americano a prescindere dagli autori? o magari affrontare esclusivamente la questione dello spettatore ebreo? A queste domande premilinari Guido Fink risponde appellandosi al diritto inalienabile che ha lo studioso di procedere in base a temi, autori e motivi arbitrariamente ritenuti più rappresentativi. Non solo Woody Allen è un volume composito e scomponibile non solo perché alcune parti sono frutto di riflessioni precedentemente pubblicate (il capitolo ottavo è la ripresa dall'articolo che Fink scrisse per Drammaturgia, n.1, 1994) ma anche perché è strutturato in capitoli autonomi e procede per grandi temi: dallo stereotipo dell'ebreo nel cinema americano al motivo del Padre e della Legge, dal cinema yiddish al rapporto fra teatro e cinema ebreo-americano, dalla comicità dei fratelli Marx alla commedia di Lubitsch e Wilder; e dopo l'imprescindibile capitolo sulla rappresentazione della Shoah nel cinema americano, un saggio inedito, di notevole originalità, sul contributo di un manipolo di "sfacciati" cineasti ebrei al cinema del Sessantotto e dintorni. Il libro si chiude "a iride" su Woody Allen ("non c'è dubbio: dovendo scegliere un solo autore come particolarmente rappresentativo dell'indefinibile quid che si è cercato appunto di non definire come 'cinema ebraico americano', la scelta non potrebbe cadere che su Woody Allen") e su un identikit dello spettatore ebreo.

In questo caso anche l'indice dei nomi e dei film citati può trasformarsi in una chiave di lettura possibile: un occhio alla quantità di occorrenze del nome dell'autore ed ecco sfilare in ordine i protagonisti di questo avvolgente racconto. Allen, Lubitsch e Raphaelson, i fratelli Marx, Billy Wilder (in misura decisamente minore Wyler, Spielberg, Lester Friedman e John Garfield; fra i film spiccano due titoli su tutti, Il cantante di jazz e Zelig), come a dire la più durevole e fertile produzione comica del cinema americano. Non poteva che essere così.

di Cristina Jandelli


Copertina del volume

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