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Carlo Goldoni

L'Avventuriere onorato

A cura di B. Danna
Introduzione di L. Squarzina

Venezia, Marsilio, 2001, pp. 336, L. 36.000 (euro 18,59)
ISBN 7813-7
L'edizione nazionale delle opere di Goldoni offre le due edizioni, la Bettinelli (1753), quella "veneziana" rifiutata dall'autore, e la Pasquali (1762), realizzata con la sua stessa supervisione. Fra le due si colloca l'edizione fiorentina, la Paperini (1753), pubblicata appena pochi mesi dopo quella veneziana e già frutto dell'autotraduzione dal veneziano all'italiano realizzata da un Goldoni ansioso di raggiungere un pubblico più vasto, anche in vista di un allontanamento dalla laguna sempre più probabile. Il drammaturgo riscrive in italiano la parte del protagonista (destinata originariamente all'attore Antonio Mattiuzzi, detto Collalto, specializzato nella parte di Pantalone) e sostituisce Arlecchino con Berto. Il confronto fra le due stesure e la lettura dell'accurato apparato di note consentono, poi, di spiare nel laboratorio goldoniano, valutando le ragioni - stilistiche, di opportunità scenica e di autopromozione - di riscritture e sostituzioni di una commedia che fra l'altro suscitò particolare attenzione al momento delle sue prime rappresentazioni (Venezia, 1751) per il suo lampante autobiografismo.

Nella dedica alla marchesa Lucrezia Bentivoglio Rondinelli - inserita da Goldoni nell'ed. Paperini - l'autore ammette di avere costruito il protagonista Guglielmo come proprio alter ego ma ne prende le distanze riguardo al finale matrimonio d'interesse con la facoltosa vedova Livia: egli ha scelto la genovese Nicoletta, ricca non di denari ma di virtù. Come ben evidenzia Squarzina nella sua introduzione, Guglielmo si trasforma in più luoghi della commedia in controfigura di Goldoni (basti la lunga battuta in cui il protagonista snocciola i molti inconvenienti che il lavoro di "poeta di compagnia" comporta, oppure l'elenco dei molti mestieri praticati, gli stessi svolti dall'autore stesso nel corso delle sue peregrinazioni lungo la penisola) e, allo stesso tempo, con il suo contraddittorio atteggiamento, ne riflette ambiguità e inquietudini, pur rimanendo fino al sipario finale della commedia un uomo "onorato".

di Laura Bevione


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