Noël Burch
Il lucernario dell'infinito
Nascita del linguaggio cinematografico
Milano, Il Castoro, 2001, pp. 306, L. 34.000 (17,55 Euro)
Milano, Il Castoro, 2001, pp. 306, L. 34.000 (17,55 Euro)
Data di pubblicazione su web 03/02/2001
Strutturalismo, materialismo storico e dialettico, psicanalisi lacaniana: le teorie che avevano trasformato negli anni Sessanta e Settanta storia, estetica e sociologia del cinema tornano oggi sui nostri scaffali a stimolare l'intelligenza del lettore per merito della riedizione di questo libro uscito nel '90 e pubblicato per la prima volta in Italia da Pratiche nel '94. Ha ragione Noël Burch a insistere nel prendere in contropiede il postmoderno, perché non c'è nulla di meglio che farlo partendo dalle succitate teorie che permettono di prendere di petto questioni fondamentali per il cinema come le sue modalità di rappresentazione.
La contrapposizione fra Modo di Rappresentazione Primitivo (MRP) e Modo di Rappresentazione Istituzionale (MRI) - fulcro dell'impianto teorico - conquista facilmente: è intuitivamente giusta. Come non concordare sul fatto che immagini piatte, vaste e acentriche caratterizzano il cinema delle origini mentre già a partire dalla metà degli anni Venti l'identificazione dello spettatore con la macchina da presa e la sua ubiquità, garantita dal montaggio, entrano a far parte della rappresentazione cinematografica "istituzionale"? Ma fosse solo teoria, si potrebbe sposare o rifiutare in toto. Invece Burch è uno storico di straordinaria raffinatezza e quindi fa intuire subito dove la tesi è meglio supportata dalla conoscenza dei fenomeni di ordine storico-sociologico e culturale: non c'è dubbio che con il cinema inglese e americano (leggi cultura anglosassone) si senta molto più a suo agio.
I capitoli dedicati alla progressiva "linearizzazione del racconto" - che segna il "passaggio" dal MRP al MRI - sono esemplari: per Burch il cinema "primitivo" è giunto alla costruzione di un proprio equilibrio, a differenza di chi lo ha sempre concepito come una rozza tappa di passaggio verso una costruzione del racconto maggiormente evoluta: solo che alcune procedure, con la loro aspirazione alla linearità e al centramento del racconto, ne hanno messo in crisi l'assetto. In sostanza è la sperimentazione condotta attorno alle pratiche di montaggio che conduce verso lo stile del cinema americano classico, modalità di rappresentazione oggi giunta da tempo al capolinea.
Appunto, e oggi? Ormai è indubbio che il Modo di Rappresentazione Primitivo presente in film come Voyage dans la lune di Méliès sia tornato a esercitare un fascino sconosciuto ai decenni che ci hanno preceduto. E questo fa del volume in questione, che studia le origini del cinema, anche un libro che parla per via diretta al presente e ai suoi Modi di Rappresentazione appena nati o ancora in fase di gestazione.
La contrapposizione fra Modo di Rappresentazione Primitivo (MRP) e Modo di Rappresentazione Istituzionale (MRI) - fulcro dell'impianto teorico - conquista facilmente: è intuitivamente giusta. Come non concordare sul fatto che immagini piatte, vaste e acentriche caratterizzano il cinema delle origini mentre già a partire dalla metà degli anni Venti l'identificazione dello spettatore con la macchina da presa e la sua ubiquità, garantita dal montaggio, entrano a far parte della rappresentazione cinematografica "istituzionale"? Ma fosse solo teoria, si potrebbe sposare o rifiutare in toto. Invece Burch è uno storico di straordinaria raffinatezza e quindi fa intuire subito dove la tesi è meglio supportata dalla conoscenza dei fenomeni di ordine storico-sociologico e culturale: non c'è dubbio che con il cinema inglese e americano (leggi cultura anglosassone) si senta molto più a suo agio.
I capitoli dedicati alla progressiva "linearizzazione del racconto" - che segna il "passaggio" dal MRP al MRI - sono esemplari: per Burch il cinema "primitivo" è giunto alla costruzione di un proprio equilibrio, a differenza di chi lo ha sempre concepito come una rozza tappa di passaggio verso una costruzione del racconto maggiormente evoluta: solo che alcune procedure, con la loro aspirazione alla linearità e al centramento del racconto, ne hanno messo in crisi l'assetto. In sostanza è la sperimentazione condotta attorno alle pratiche di montaggio che conduce verso lo stile del cinema americano classico, modalità di rappresentazione oggi giunta da tempo al capolinea.
Appunto, e oggi? Ormai è indubbio che il Modo di Rappresentazione Primitivo presente in film come Voyage dans la lune di Méliès sia tornato a esercitare un fascino sconosciuto ai decenni che ci hanno preceduto. E questo fa del volume in questione, che studia le origini del cinema, anche un libro che parla per via diretta al presente e ai suoi Modi di Rappresentazione appena nati o ancora in fase di gestazione.
di Cristina Jandelli
Indice
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