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Lars von Trier
Il cinema come Dogma Conversazioni con Stig Björkman
A cura di Stig Björkman

Milano, Mondadori, 2001 pp. 252, L. 28.000, euro 14,46
Trier - o von Trier, secondo lo pseudonimo che si è ritagliato a misura dei grandi registi europei come Stroheim e Sternberg - è un uomo di cinema nella più vasta accezione del termine. Appassionato di tecnica cinematografica, spettatore-critico esigente e raffinato, cultore delle avanguardie, documentarista e ardito sperimentatore, si lascia condurre dall'intervistatore Stig Björkman (critico ma anche regista, e amico di Lars) attraverso un discorso ininterrotto centrato, appunto, sul cinema ancor prima che sui suoi film.

Leggendo, si imparano diverse cose sul conto dell'intervistato. La più incredibile? Il personaggio femminile attorno a cui ruota la trilogia del martirio (Le onde del destino, Idioti, Dancer in the Dark) è ispirato a Cuore d'Oro, la piccola protagonista di un libro danese per bambini che von Trier ha letto e riletto. La più curiosa? Quando gira un film, von Trier lo accompagna sempre a una parola d'ordine ("fascino", "bisogno carnale", etc.) che puntualmente si trasforma nel refrain di un manifesto programmatico. Ebbene sì, Lars von Trier scrive da sempre manifesti a corredo delle sue opere, ha iniziato a farlo ben prima di inventare Dogma 95. ("Sento solo il bisogno di darmi dei limiti, ed è in quello spirito che è nato il manifesto"). Ha un buon rapporto con i dogmi, evidentemente perché non ne ha mai dovuto sopportare i vincoli. Perciò vi si assoggetta con impeto. E un motivo c'è.

La prima parte dell'intervista è dedicata all'infanzia del "genio", che - von Trier se ne rammarica - non somiglia affatto a quella del suo padre spirituale Bergman. E' stata l'opposto: la madre, militante della Resistenza durante la seconda guerra mondiale, ha voluto impartirgli un'educazione assolutamente libertaria. ("Credo che l'impegno emotivo sia essenziale per me che sono cresciuto in un ambiente di estrema sinistra in cui le sensazioni forti erano vietate", spiega; perciò Le onde del destino rappresenta la sua "ribellione adolescenziale"). Il piccolo Lars doveva fare sempre ciò che desiderava, per sua scelta, anche nell'età in cui essere lasciati soli al momento di compiere delle scelte non è facile: poteva non andare a scuola (e l'ha fatto), seguire le proprie inclinazioni (e l'ha fatto), rifiutare ogni forma d'autorità e autoritarismo (infatti non le sopporta).

di Cristina Jandelli


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