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Cecilia Campa

Il musicista filosofo e le passioni
Linguaggio e retorica dei suoni nel Seicento europeo

Napoli, Liguori, 2001, pp. 424, ill., euro 23,24
ISBN 88-207-3199-1
Il libro di Cecilia Campa è uno strumento complesso, forse di ardua lettura, destinato agli "addetti ai lavori", tuttavia si tratta di una pubblicazione storico-critica preziosa per lo studioso di storia della musica, ma anche di storia dello spettacolo e di filosofia.

L'autrice illustra, attraverso il ricorso a varie fonti, l'articolato sviluppo del 'sistema' degli affetti e delle passioni nella concezione musicale del Seicento. Ma il Grand Siècle non può prescindere, da un punto di vista storico-culturale, dal confronto con uno dei suoi principali prodotti intellettuali: la Retorica, ultimo e grande scavo dei 'moderni' nella memoria classica latina, presente infatti in modo significativo nel lavoro di Cecilia Campa. Retorica che permea quasi ogni aspetto della vita del principale ordine religioso di quei tempi (prima della decadenza settecentesca), i Gesuiti. E proprio scritti teorico-pragmatici di membri di quell'ordine ricorrono in questo volume, tra cui quelli Athanasius Kircher, gesuita tedesco. Protagonista di questo studio è, tuttavia, Marin Mersenne, padre Minimo (appartenente cioè all'ordine fondato da S. Francesco di Paola), amico di Cartesio e autore de l'Armonia Universale. Ma non solo le riflessioni teoriche sono al centro di questo volume. Insieme a loro sono ampiamente 'restituiti' gli studi 'naturalistici' che indagavano i meccanismi di fonazione, il canto degli uccelli, i rapporti tra 'natura' e musica in genere: una visione che sembra, nella suggestione, preludere a Messiaen.

Il volume ha un suo limite proprio nell'ardua complessità cui abbiamo accennato. La materia è indubbiamente 'difficile', densa. L'autrice sembra però non tenerne conto. Si nota infatti la mancanza di una strutturazione mirata che poteva essere utile non solo per rendere più fruibile il contenuto a un lettore mediamente colto (il che non sarebbe in ogni caso sbagliato). Si avverte la difficoltà di enucleare chiaramente una sintesi, per quanto articolata, di materiali culturali eterogenei; si parte da una Introduzione che non riesce ad essere 'memoria propedeutica'. Vi è una costante dimensione 'elencatoria' di teorie e argomenti che rimangono apparentemente irrelati e soffrono di una scarsa attrazione gravitazionale critica. Questo non toglie valore al cospicuo impegno scientifico che offre la possibilità di 'visitare' nello 'spazio unico' del libro le profonde vicissitudini teorico-pratiche che nel Seicento aprirono la strada alla musica moderna.

di Gianni Cicali


Copertina del volume

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