Ruggero Jacobbi
Maschere alla ribalta.
Cinque anni di cronache teatrali (1961-1965)
A cura di F. Polidori
Introduzione di A. Dolfi
Roma, Bulzoni, 2002, pp. 584, Euro 46,00
ISBN 88-8319-702-X
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Chi ha conosciuto in vita questo intelligente scrittore, nota subito la differenza che corre tra il libro ordinato e geometrico che adesso raccoglie le sue recensioni giornalistiche per il teatro e la natura generosa e disordinata dell'intelligenza critica che lo stesso autore metteva in campo nel vivo della sua attività militante.
Merito dei curatori avere reso leggibili ai posteri cinque brillanti stagioni di scritti teatrali apparsi sull'"Avanti!" di Milano dal novembre 1961 al gennaio 1965. Il volume riproduce quei testi in ordine cronologico, segnalando la data di pubblicazione del "pezzo" e aggiungendo ricche informazioni sull'oggetto della discussione: i diversi cast (quando si tratta di spettacoli), i libri o i convegni (quando di questi si tratti). Un dizionarietto, posto in appendice, è dedicato agli attori registi e scenografi meno noti menzionati dall'autore. Il quale, da parte sua, per quanto rivestito di un abito di festa, tradisce la sua natura ruspante e indocile ad ogni passo. Scrive benissimo, nel senso che non si nasconde dietro formule accademiche o corrive; obbedisce all'istinto più che al dovere di cronaca; non descrive ma va diritto al nocciolo della questione. Ogni volta interroga il suo gusto e la sua coscienza laica, senza concessioni agli ismi allora nascenti e imperanti.
Gli anni qui documentati sono del resto ricchi di avvenimenti artistici di rilievo. Primo fra tutti il Galileo di Brecht messo in scena da Giorgio Strehler su cui Jacobbi torna più volte osservandolo da punti di vista diversi. Ma saranno anche da ricordare l'intervento sull'Amleto di Zeffirelli con Albertazzi, Proclemer e Guarnieri, quello su Giorni felici di Beckett (su Beckett vd. Drammatrurgia n. 9: Beckett in scena), nella regia di Roger Blin, con la grande Madeleine Renaud. Prevale spesso l'attenzione al testo, il gusto per l'analisi drammaturgica, la sosta al di fuori dell'evento spettacolare. Ma non mancano anche i ritratti degli attori e delle attrici, osservati con generale benevolenza ma anche con improvvisi e rapidi giudizi di valore, frutto di una attenzione da spettatore educato dalla pratica di palcoscenico. Infatti Jacobbi fu anche regista, non eccelso ma curioso e originale. Anche di quell'abilità artigianale il lettore può trovare, sottotesto, una traccia labile in questo libro. di Siro Ferrone
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