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Carlotta Sorba

Teatri
L'Italia del melodramma nell'età del risorgimento

Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 303, euro 20,66
ISBN 88-15-08103-8
"La nostra musica a differenza della tedesca, che può vivere nelle sale con le sinfonie, negli appartamenti coi Quartetti, la nostra, dico, ha il suo seggio principale nel teatro".

Cosí, nel 1883, Verdi sottolineava il nesso forte melodramma-edificio teatrale. Su tale nesso ruota questo vol. che storicizza la funzione dei teatri e del melodramma nella società italiana della prima metà dell'Ottocento. A un cap. sul Costruir teatri (pp. 17-91, preceduto da una introd.) ne seguono altri tre: Andare all'opera (pp. 93-153); Sulla scena (pp. 155-225); L'opera lirica e l'Italia nuova (pp. 227-64). In appendice è registrato l'Elenco dei teatri in attività al 1º dicembre 1868. Indice dei nomi. L'A. muove dalla convinzione (condivisibile ed estensibile ad altri momenti della storia dello spettacolo) che "nel sistema operistico dell'Italia ottocentesca le relazioni e l'influenza reciproca tra spazi fisici, mentali e sociali debbano essere considerate non soltanto consistenti ma in un certo modo caratterizzanti" (p. 13).

Si illustra cosí anzitutto il boom dell'edilizia teatrale nella penisola ricostruendo, anche con l'ausilio di grafici, la geografia e la storia di quella "smania del costruir teatri" (p. 28) che, tra 1815 e 1868, portò all'inaugurazione di centinaia di nuove sale. Si parla poi degli orientamenti di governo in materia teatrale e dei nessi tra spazi del teatro e meccanismi di controllo sociale; della struttura e della fortuna ottocentesca della sala all'italiana; della funzione dei teatri-monumento nelle città; delle tipologie proprietarie (le sempre vitali corti, i municipi, le società promosse dalle élites cittadine, i palchisti, le proprietà miste municipali-sociali, le accademie, i singoli privati); della variegata audience dell'opera e del suo moltiplicarsi insieme agli edifici teatrali; della struttura dei prezzi e degli ingranaggi del sistema produttivo operistico incardinato sui pubblici "teatri di città" e sui circuiti impresariali; del repertorio e delle drammaturgie melodrammatiche, ecc.

Ne risulta uno spaccato di storia sociale dell'opera; un percorso che, interagendo con il contesto storico-politico, "attraversa a grandi passi l'Italia della Restaurazione e del Risorgimento partendo dagli edifici […]. Continua entrando nella sala, in mezzo al pubblico, e cogliendone alcune istantanee in momenti diversi del secolo. Prosegue salendo sulla scena e mostrando se e come vi si rifletta il nazionalismo culturale degli anni risorgimentali. Infine si chiude fuori dai teatri, nell'aula parlamentare del nuovo regno unificato dove si discute della sorte dei grandi teatri" (p. 15). Una sintesi intelligente, basata su un ampio spettro di ricerche archivistiche (a Parma, Modena, Padova, Milano, Bologna, Roma, Napoli), dovuta a una storica del risorgimento capace di misurarsi con la storiografia musicologica e con la "nuova" teatrologia ricostruendo e interpretando uno snodo importante della storia del gusto e della cultura in quella che fu l'Italia dei teatri.

St. M.


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