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Antonio Grieco

L'altro sguardo di Neiwiller
Il teatro di frontiera di un protagonista dell'avanguardia italiana
Introduzione di Mario Martone, postfazione di Claudio Meldolesi, fotografie di Cesare Accetta e Antonio Biasiucci

Napoli, L'ancora del Mediterraneo, 2002, pp. 222, euro 22,00
ISBN 888325015X
Il volume, realizzato in collaborazione con Teatri Uniti, offre una partecipata testimonianza dell'esperienza teatrale di Antonio Neiwiller, regista, attore e drammaturgo napoletano, scomparso il 9 novembre 1993 ad appena quarantacinque anni. Grieco, giornalista e studioso di teatro, è stato amico di Neiwiller di cui, a partire dalla metà degli anni Sessanta, seguì costantemente l'attività, condividendone l'afflato innovatore. L'autore ripercorre dunque le varie tappe dell'originale percorso teatrale dell'artista di Napoli secondo un punto di vista che, benché attento a contestualizzare e a indicare possibili riferimenti teorici, non nasconde mai il proprio personale coinvolgimento, allo stesso tempo intellettuale e sentimentale. La voce del giornalista-amico lascia anche spazio a quella dello stesso Neiwiller, di cui sono riproposti testi tratti dal suo La resistenza silenziosa degli uomini necessari, e sei interviste rilasciate a vari quotidiani fra il 1978 e il 1993. Di particolare interesse anche l'apparato iconografico, suddiviso in due parti: Il teatro di Neiwiller, con fotografie scattate da Cesare Accetta, e I laboratori, che raccoglie immagini realizzate da Antonio Biasiucci. A questa composita polifonia si aggiungono le voci di Mario Martone, che invitò Neiwiller a far parte di Teatri Uniti e che nell'introduzione definisce l'artista un "maestro" del teatro, e di Claudio Meldolesi, che ne traccia un ricordo articolato in cui è posto in evidenza il legame fra l'attività in teatro e quella di disegnatore.

L'appendice, ancora, raccoglie la teatrografia completa, l'elenco dei laboratori, delle azioni e delle scenografie di cui Neiwiller fu autore, e la lista dei principali eventi organizzati in suo ricordo dopo la morte. Il volume risulta in tal modo ricco di strumenti come di suggestioni e di spunti di riflessione così da favorire la riscoperta di un'esperienza teatrale che, purtroppo, rimase sempre marginale. Un tentativo di ripensare il teatro che coinvolgeva non solo la scena ma, in una visione ben più ampia, la stessa esistenza dell'artista e la società in cui si trovava a vivere, e che dunque riconosceva nella forma "laboratorio" la dimensione ideale in cui sperimentarsi e definirsi. Il laboratorio rappresentava per Neiwiller lo spazio ideale in cui il teatro poteva realmente tradursi in un'arricchente esperienza di vita, affrancata dalle ragioni del mercato e della "convenienza" scenica. Lo spazio in cui l'artista napoletano poté, benché per un periodo di tempo limitato, limare la propria personale concezione di teatro che, secondo le sue intenzioni, si traduceva in "un'azione allo stesso tempo semplice e complessa, che implicava una profonda coerenza; un rigore come è sempre più raro cogliere intorno a noi, ma anche una spiccatissima libertà di immaginazione, capace di vedere altro da ciò a cui arrivano sguardi di artisti più rassegnati" (M. Martone, Un maestro, p. 6).

di Laura Bevione


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