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Bianco & Nero


"Bianco & Nero" anno LXII (2001) n. 4
"Come nel '900 bisognava essere assolutamente moderni, nel XXI secolo è necessario essere risolutamente autarchici". E' una delle conclusioni a cui giunge il saggio di Flavio De Bernardinis La questione Moretti fra politica e mito, riflessione pacata e contributo fra i più interessanti del numero. Per il suo autore La stanza del Figlio non segna affatto il superamento della "fase autarchica" del cinema di Moretti ma la sua evoluzione, lo sconfinamento oltre "il segno neodecadente" della crisi. De Bernardinis lancia qualche provocazione (Moretti maschera al pari del "peggior nemico" Sordi) ma soprattutto propone una lettura, sulla scia dei "Cahiers", all'insegna di due categorie simboliche: il mitico e l'infra-divino. Mitico come il rapporto fra padre e figlio: il padre Giovanni è davvero responsabile della morte del figlio, è artefice di un autentico sacrificio, perché il ragazzo disconosce la sua aspirazione utopica all'innocenza e quindi è destinato a morire. Infra-divino come le figure mitiche che soccorrono Giovanni mentre sta soccombendo, roso dal senso di colpa: Arianna, il commesso delle attrezzature subacquee e quello del negozio di dischi mettono l'accento sul rapporto non conciliato di Giovanni-Nanni con la natura, e quindi con il male. Ma Arianna è anche "lo specchio mitico immaginario della grande figura dell'androgino, a cui l'autarchico ha sempre puntato"... Si può dissentire dalla lettura di De Bernardinis, ma non evitare di riflettervi sopra con attenzione.

Ancora nella sezione "Saggi" un contributo degno di nota. In Wong Kar-wai. Dentro e fuori Hong Kong Alberto Pezzotta ricuce le fila di un percorso registico in gran parte sconosciuto all'Occidente ad eccezione dei suoi esiti conclusivi: la panoramica ha così il pregio di mettere in luce il rapporto del regista di In the Mood for Love con il cinema di Hong Kong degli anni Novanta, decennio d'oro e canto del cigno di un'intera cinematografia nazionale.Un'ultima segnalazione merita la sezione dell'"Osservatorio" dedicata al rapporto del cinema con la grafica digitale e le tecnologie di manipolazione dell'immagine: in Cinema e infografica Cosetta G. Saba evidenzia la simulazione del linguaggio cinematografico da parte delle immagini di sintesi. La contaminazione crea nuovi sguardi, nuovi punti di vista (uno sguardo automatico senza soggetto e senza oggetto) e nuove figure retoriche come l'immagine-morphing. "La tecnologia digitale - conclude l'autrice - sposta i 'mondi possibili' raccontati dal cinema su piani di audiovisione complessi, assolutamente inediti e analogicamente impossibili".La trama musicale in Ludwig di Visconti, Antonioni fotografo "ritrattista" e un intervento del regista Davide Ferrario concludono il numero.

Cristina Jandelli


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