«Nel teatro italiano degli ultimi anni succede sempre più spesso che attori (sia giovani che affermati e di lunga carriera) diventino registi in prima persona, non in modo generico, ma con precise ragioni e punti di vista. (...) Il desiderio è quello di ritrovare un rapporto "caldo" tra scena e platea, in contrasto col "freddo" della regia "critica" che per lunghi anni ha illuminato il teatro italiano (...). Non c'è più un disegno precostituito che gli attori debbano eseguire professionalmente: queste regie nascono piuttosto per gli attori stessi, è attraverso il confronto con le loro vite e i loro corpi che si delineano le scelte di regia. E i registi che si stanno muovendo in questa direzione sono non a caso tra i più capaci di misurarsi con la drammaturgia contemporanea, attenti come sono all'arco proteso tra l'ascolto del testo e la vitalità della mesa in scena».
Con questa interessante analisi esordisce Mario Martone nell'editoriale del numero che comprende interviste a Abraham B. Yehoshua, Toni Bertorelli, Franca Valeri, Anton Milenin, Valerio Binasco, Alfredo Arias e Tullio Pinelli, oltre a un vecchio articolo di Franco Enriquez (dicembre 1972) sulle attività del Teatro di Roma di cui il bimestrale è l'organo informativo.
Redazione
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