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Francesco Pitassio

Attore/divo


Milano, Il castoro, 2003, pp. 173, euro 14,50
ISBN 88-8033-254-6
Lo studio di Francesco Pitassio, edito da Castoro cinema, sceglie di concentrarsi sulla contrapposizione tra attore e divo cinematografico, inserendosi in un territorio, se non eluso, indagato troppo spesso in modo sporadico dalla storiografia critica. Se infatti gli studi sulle star del grande schermo si traducono, nella maggior parte dei casi, in quelli che l'autore definisce ''racconti biografici'', cioè narrazioni perlopiù informative e tendenzialmente acritiche, d'altro canto anche l'indagine sullâattore come componente della strategia testuale del film è rimasta in secondo piano. In questo senso è preziosa la seconda parte del volume, che ripercorre e ordina le diverse teorie dell'attore - e del divo - in una prospettiva storica esauriente e documentata.

La prima parte del testo è la più stimolante dal punto di vista teorico. Pitassio vi espone la sua tesi di fondo, per cui si pone la necessità di osservare le categorie proposte da prospettive analitiche ben distinte: da un lato studiare l'attore implica occuparsi di un elemento attivo, in relazione con altri, nella costruzione del testo; dall'altro il fenomeno del divismo, che traduce la presenza umana in immagine inserita nel circuito dei media, presuppone una presenza passiva della star e implica ''una soggettività la cui funzione precipua è incarnare, riprodurre e amplificare velori peculiari circolanti in una formazione sociale'' (p. 8). Questa posizione spinge a ripensare il nesso tra i due termini nell'ottica della trasformazione dell'idea di soggetto operata dal cinema come strumento forte della modernità: se l'alterazione delle proporzioni e la frammentazione del corpo dell'attore nei primi piani e dal montaggio mette in discussione l'unità dell'individuo fino a dissolverla, il modello incarnato dal divo e diffuso dal sistema dei mass media propone una mitologia dell'io rassicurante sulla permanenza del singolo in una produzione culturale seriale e in una società massificata.

La proposta di Pitassio appare brillante e ben argomentata a livello teorico; per quanto riguarda l'analisi testuale - che l'autore non affronta - ne vorrei proporre qui un uso più flessibile. Mi sembra infatti che nel corpo della star, inserito nella strategia testuale di un film, le funzioni attoriale e divistica vengano non a eludersi ma a sovrapporsi. Il divo porta con sé, oltre all'immagine veicolata dai media, anche il ricordo e la marca dei ruoli che ha già interpretato, che lo caratterizzano in una direzione precisa (il ribelle, l'anticonformista, il mite, il difensore della legge eccetera). Tali tratti non coinvolgono soltanto lâottica sociologica ma s'inseriscono nella scrittura del film determinandola in gran parte: scegliere un divo piuttosto che un altro significa adottarne il passato cinematografico e l'icona mediatica e attraverso essi dare alla storia e alle immagini un carattere ben determinato e facilmente identificabile da parte dello spettatore. Nel singolo film attore e divo sarebbero allora, in quest'ottica, funzioni complementari e non antitetiche, da leggere nelle intersezioni tra loro e nel rapporto con la diegesi e la costruzione stilistica del film.

Completano il volume una scelta di testi significativi e una folta e aggiornata bibliografia.

di Chiara Tognolotti


Copertina del volume

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